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Migranti, altro stop di 20 giorni (e multa) per Open Arms

Nuovo fermo amministrativo in Toscana per Opern Arms: "Riteniamo davvero inaccettabile dover subire un secondo fermo per aver fatto il nostro dovere"

Pubblicato:05-10-2023 14:12
Ultimo aggiornamento:06-10-2023 08:32
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FIRENZE – Altri 20 giorni di fermo amministrativo per la Open Arms che ieri è approdata a Marina di Carrara. E altra multa: da 3 a 10.000 euro. “Il reato? Aver soccorso 176 persone“, dicono dalla Ong dopo la notifica dei nuovi provvedimenti. Sabato, raccontano, “abbiamo effettuato tre diverse operazioni di soccorso in acque internazionali, traendo in salvo in totale 176 persone. Le prime due imbarcazioni avevano a bordo 33 e 36 persone, viaggiavano in condizioni di pericolo e senza equipaggiamento di salvataggio”. Fatti i primi due interventi, “e aver ricevuto l’indicazione del porto da parte delle autorità italiane, abbiamo ricevuto un mayday dal velivolo aereo Seabird, della ong Sea-Watch, per una imbarcazione sovraffollata, in pericolo” e senza barche di salvataggio nelle vicinanze. Per questo “abbiamo informato le autorità competenti e ci siamo diretti verso il target che era a circa 20 miglia dalla nostra posizione”, cioè a due ore circa di navigazione.

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Arrivati sul posto “ci siamo trovati di fronte a un gommone sgonfio e sovraccarico con a bordo 109 persone, 94 delle quali minori non accompagnati“. Così “abbiamo messo in sicurezza i naufraghi e ha effettuato il trasbordo delle persone sul ponte della nostra nave, sempre informando in tempo reale le autorità italiane che non hanno mai fornito una risposta a nessuna delle mail inviate. Ci siamo dunque diretti verso il porto di Genova che ci era già stato assegnato in precedenza dalle autorità italiane, poi modificato in quello di Marina di Carrara”. Dopo lo sbarco, “il nostro capitano e la capo missione sono stati ascoltati per oltre sei ore dalle autorità competenti per una ricostruzione di quanto avvenuto durante la missione”. Finito il colloquio, è arrivato il fermo e la multa.


Riteniamo davvero inaccettabile dover subire un secondo fermo per aver fatto il nostro dovere, per aver, cioè, rispettato le convenzioni internazionali e il diritto del mare. Ricordiamo che è dovere del capitano di qualunque imbarcazione prestare soccorso a naufraghi in pericolo di vita e che l’omissione di soccorso è quella sì un reato grave punibile dalla legge”, si spiega in una nota. “Tutte le persone soccorse erano in condizioni di estrema vulnerabilità, provate fisicamente e psicologicamente, tantissimi i ragazzi tra i 14 e i 16 anni soli, molto provati dal viaggio, dalle violenze subite e dal fatto di essere lontani dalle proprie famiglie”.

Per Oscar Camps, fondatore Open Arms è “ridicolo che dei bagnini professionisti vengano sanzionati e bloccati per aver risposto a un mayday in acque internazionali, ma ciò che mi sembra molto triste e deludente è il ruolo della Guardia costiera, dovrebbero essere professionisti disposti a disobbedire per non mettere in discussione i propri valori e i propri principi. Anche l’intelligenza artificiale farebbe meglio”, attacca. E aggiunge: “Dal carcere del fondo del mare, purtroppo, non c’è modo di uscire”.
Ora, conclude l’Ong, “affronteremo anche questo fermo e le conseguenti spese legali, convinti di essere dalla parte giusta della storia, abituati ormai da otto anni a doverci difendere per un paradossale capovolgimento della realtà per cui chi salva vite viene inquisito, multato e fermato e chi invece incarcera, tortura, ricatta persone vulnerabili viene finanziato e sostenuto con fondi europei”.

ORFINI: “PER LA DESTRA SALVARE VITE IN MARE È UNA COLPA”

“Evidentemente il governo pensa che aver salvato più di cento persone tra cui 94 minori sia una colpa. Evidentemente quel gommone andava lasciato alla deriva. Perché di questo si tratta quando si criminalizzano le Ong”. Così il deputato del Partito Democratico Matteo Orfini su Facebook, commentando il fermo amministrativo applicato alla nave della Ong Open Arms che ha salvato 109 persone nonostante la mancata risposta della Guardia Costiera.
“Non volevano intervenisse Open Arms? Bastava rispondere e mandare un’altra nave. Ma chiaramente per loro non è questo il punto. È costruire un nemico, le Ong, su cui scaricare il proprio fallimento. Aizzare l’odio, soffiare sul fuoco della rabbia. E poco male se farlo mette a rischio la vita di centinaia di persone. Spesso persone fragili, minori. Questa è la destra italiana”.

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