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Tg Ambiente, edizione del 5 settembre 2023

Si parla dell'orsa Amarena, preaperture caccia e decarbonizzazione

Pubblicato:05-09-2023 13:52
Ultimo aggiornamento:05-09-2023 13:56

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DRAMMA AL PARCO D’ABRUZZO, UOMO AMMAZZA ORSA AMARENA

Hanno ammazzato Amarena. Se non era l’orsa più amata d’Italia poco ci mancava, di certo era una delle femmine più prolifiche nella storia recente della residua popolazione di orso marsicano. Le passeggiate con i suoi splendidi cuccioli tra i vicoli e le piazze di San Benedetto dei Marsi, in provincia del’Aquila, tra gli abitanti del paese che la conoscevano e le volevano bene e rimanevano calmi al suo passaggio, sono state immortalate in numerosi video. Amarena è stata uccisa da un uomo, un abitante del luogo, un cacciatore, che l’ha freddata a fucilate solo per essersi avvicinata al suo cascinale, con i suoi cuccioli. Tra le ipotesi formulate dalle associazioni locali quella che l’orsa possa essere stata attratta da un pollaio, forse abusivo. Se così fosse Amarena sarebbe stata uccisa per difendere qualche gallina che se fosse stata predata sarebbe stata comunque lautamente risarcita al proprietario. Allo stesso modo, un recinto elettrificato da poche centinaia di euro l’avrebbe tenuta lontana. Amarena non ha mai costituito un pericolo per l’uomo, era amichevole, fiduciosa, una fiducia che l’ha condannata a morte. Dal 1970 al 2022 nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise sono morti 132 orsi, solo un quinto per cause naturali.

TORNANO PREAPERTURE CACCIA, WWF: ATTACCO A NATURA

Nella quasi totalità delle regioni italiane sabato 2 settembre sin dalle prime luci dell’alba il canto dei merli è stato bruscamente interrotto dal sordo rumore delle fucilate e dal sibilo dei pallini. Nonostante la legge sulla caccia, la 157/92 che tutela la fauna selvatica e disciplina l’attività venatoria, indichi la terza domenica di settembre come data di apertura generale della stagione venatoria, “la cosiddetta preapertura, ovvero l’apertura anticipata della caccia prevista in via eccezionale dalla stessa legge, è ormai diventata la normalità, un regalo delle Regioni ai cacciatori”. Lo denuncia il Wwf spiegando che la preapertura rappresenta “un grave problema sia per le specie dichiarate cacciabili, sia per quelle protette, se si considera che nel mese di settembre alcune sono ancora in fase di nidificazione e i cieli sono attraversati da migliaia tra falchi, cicogne, ma anche piccoli uccelli come le rondini, che dall’Europa si spostano in Africa per lo svernamento”. Questa grave consuetudine, più volte segnalata “è stata riconosciuta anche dalla Commissione europea che ha avviato una ‘Procedura Pilot’ nei confronti dell’Italia con il rischio per tutti i cittadini, non solo per i cacciatori, di pagare pesanti sanzioni economiche”, conclude l’associazione del Panda.

AMBROSETTI-SNAM-ENI: HUB RAVENNA CHIAVE PER CCS ITALIA

Sul fronte del Carbon Capture and Storage sarà possibile stoccare circa 300 milioni di tonnellate di CO2 entro il 2050, pari a circa quattro volte le emissioni annuali della Regione Lombardia, facendo leva sulla realizzazione dell’Hub di Ravenna che possiede una capacità complessiva stimata in oltre 500 milioni di tonnellate. Una volta a regime a metà del prossimo decennio, tale progetto permetterà di trasportare e stoccare circa 16 milioni di tonnellate di CO2 emesse e sequestrate annualmente da settori Hard to Abate. È quanto emerge da uno studio realizzato da The European House – Ambrosetti in collaborazione con Eni e Snam. Il progetto Ccs dell’Hub di Ravenna favorirà la creazione di una catena del valore per generare 1,55 miliardi di euro di valore aggiunto al 2050 (29,9 miliardi di euro cumulati tra il 2026 e il 2050) e oltre 17 mila posti di lavoro al 2050, segnala lo studio. È evidente il ruolo chiave dell’Hub di Ravenna, “ma occorrerà incrementare i volumi di iniezione della CO2 sino a saturare la capacità complessiva di stoccaggio disponibile e sviluppare ulteriori iniziative di Ccs per decarbonizzare la restante quota di emissioni non abbattibili altrimenti (stimate in 14,8 milioni di tonnellate di CO2 all’anno)”, sottolinea lo studio.


BASTA USATO ON LINE, CINA E GIAPPONE TORNANO A NEGOZI

La merce che si può toccare e valutare prima dell’acquisto vince sull’immagine on line dello stesso vestito, che si rivela poi alla consegna spesso una delusione. È questo in sostanza quanto sta accadendo nel 2023 per il commercio dell’usato, come riferisce Rete Onu, rete degli operatori dell’usato che mette in evidenza come la Cina e il Giappone, storicamente pionieri dell’e-commerce dei vestiti sia nuovi che usati, stia cominciando a cambiare rotta. Il boom dell’usato offline (negozio tradizionale di vaste dimensioni) è così considerevole che l’Università Tsinghua di Pechino ha previsto addirittura un raddoppio del volume d’affari della seconda mano entro il 2025. In Giappone invece, da tre anni a questa parte, stanno crescendo a ritmi impressionanti le catene dell’usato franchising.

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