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Prelievo minore nel lodigiano, l’avvocata della mamma: “Presidente Tribunale dica ai giudici di seguire la Cassazione”

Le dure parole dell'avvocata della mamma a cui è stato sottratto il figlio di 9 anni per portarlo in comunità, che dice: "Sono la prima a rispettare le decisioni dei tribunali, ma se il tribunale lavora secondo legge"

Pubblicato:05-07-2022 18:56
Ultimo aggiornamento:05-07-2022 18:56
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bambino frustato catania
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ROMA – “Al presidente del Tribunale di Lodi, Angelo Gin Tibaldi, gli converrebbe uniformare i suoi giudici ai dettami della legge e della Cassazione. Su questa mamma c’è un accanimento, forse anche per il fastidio procurato dal fatto che la donna, denunciando il prelevamento di suo figlio Gabriele (nome di fantasia) alla stampa, renda palese cosa accade nelle aule dei tribunali. Io sono la prima a rispettare quel che vi accade, ma se il tribunale lavora secondo legge. I magistrati purtroppo sono intoccabili e non pagano se sbagliano, e i servizi sociali d’altro canto dovrebbero assistere la popolazione e non fare valutazioni”. Affida alla Dire la sua risposta alle dichiarazioni del giudice del tribunale di Lodi pubblicate sul quotidiano Il Giorno, l’avvocata di famiglia e legale di mamma Deborah – alla quale è stato tolto il figlio con l’accusa di essere ‘alienante’ – Donatella Bussolati mentre è alle prese con l’esposto con cui “denunceremo tutti”, come ha anticipato.

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C’era lei in videochiamata mentre Deborah, “convocata con l’inganno di restituire le chiavi della casa popolare dove viveva la mamma defunta”, veniva a sapere in quel momento del decreto con cui suo figlio le veniva strappato in pochi minuti dalle braccia della sua amica e portato in casa famiglia con la forza pubblica.


Un decreto, segnala Bussolati, “in cui peraltro parlano di mamma manipolatrice usando, sia i servizi sociali che l’ausiliario del Giudice, ‘ipotesi’ e molti ‘pare’, come a pagina 6 quando descrivono la relazione con il padre ‘ipotizzando’ che sia il frutto di quanto percepito nel ramo materno. Peraltro- aggiunge Bussolati, che in udienza ha portato e discusso dell’ordinanza 286/2022- la Cassazione dice che non può esserci alcun nesso tra il concetto imbrogliante dell’alienazione parentale, anche se la definiscono con termini diversi, e il prelevamento del minore. Se un genitore fosse ‘davvero’ alienante e uno violento non è il bambino che deve pagare finendo in casa famiglia. Questo bambino inoltre ha perso da poco la nonna materna con cui è cresciuto, è un trauma. E alla mamma hanno chiesto spese legali per oltre 5mila euro e 700 euro per la curatrice, quando il padre non dà mantenimento da settembre ed è lui ad aver chiesto l’affido esclusivo dopo un periodo in comunità… questa è violenza istituzionale ed economica”, ha ribadito.

L’avvocata oltre a sottolineare come prima criticità che “il magistrato assume come incontestabile l’ipotesi dell’alienazione avanzata da servizi sociali e ausiliario“, avanza fortissime critiche sull’ascolto del minore, ottenuto su loro richiesta. “Durante l’ascolto, 15 minuti circa, il piccolo Gabriele parla di un padre maltrattante verso lui e la mamma, ne ha paura, riferisce che lo prende in giro, dà schiaffi, allora come mai- si chiede Bussolati- non indagano su una cosa così grave e parlano di mamma manipolatrice, come mai non hanno mai chiesto nulla all’altra minore – la sorella più grande avuta da una precedente relazione – se per esempio è a conoscenza di questi fatti? Peraltro l’altra figlia frequenta regolarmente il padre, l’altro papà si è messo a piangere e non riesce a capire come abbiano potuto toglierle il bimbo, dunque la signora sarebbe alienante solo con un padre dei due?”, sottolinea, come ha fatto più volte anche nel corso del procedimento.

Anche sulla forza pubblica e le modalità di prelevamento l’avvocata è sbalordita: “Ero presente nella riunione via web della mattina con i servizi sociali in cui si parlava dei progetti per l’estate, mai era stato comunicato alcun decreto. Nello stesso si parla dell’uso della forza pubblica qualora la signora non avesse collaborato, ma devo precisare che la signora era all’oscuro del provvedimento, era sequestrata dentro il comune e le forze dell’ordine erano invece già presenti con tanto di ambulanza e palese evidenza che volessero farle un Tso. Il medico curante ha ritenuto di non fare alcun Tso e io ero in videochiamata con lei”.

E ancora nelle more del procedimento “non è pervenuta alcuna integrazione della curatrice che il 31 maggio ha avuto accesso al fascicolo”, stigmatizza l’avvocata che nel denunciare le anomalie di questa condotta giudiziaria e la forte contrarietà a quanto stabilito dalla Cassazione sul prelevamento forzoso dei minori sottolinea “l’accanimento catastrofico” verso mamma Deborah, e dice senza mezzi termini che quello che è accaduto è stato “un abuso di potere”, prima di tutto su un bambino di 9 anni, “curioso, con la media del 9, inserito nelle relazioni”, strappato da sua madre in quel modo e finito in una casa famiglia.

“Siamo riusciti a sapere in quale comunità si trova e a fare una videochiamata con la mamma, con richiesta fatta alla curatrice. Anche i servizi sociali– conclude l’avvocata- ammettono che il bimbo un trauma l’ha avuto. Non so come possano cambiare le cose nella giustizia minorile – un bambino con un decreto in primo grado viene portato via, mentre un condannato resta a piede libero fino al terzo grado magari – forse con una raccolta firme e un’iniziativa di legge popolare”.

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