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Prelevamento Lodigiano, mamma Deborah: “Dove sta mio figlio, denunceremo il sindaco”

La donna è accusata di alienazione parentale come "processo psicologico, non più sindrome"

Pubblicato:30-06-2022 20:04
Ultimo aggiornamento:30-06-2022 20:04
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ROMA – “Non so nulla di mio figlio, dove sta, come sta. Stiamo pensando alla denuncia verso il sindaco e i servizi sociali. Mio figlio è stato portato via da cinque funzionari e non era presente la curatrice e nonostante la Cassazione abbia detto che ‘è fuori dallo Stato di diritto’. Mi hanno chiamato con una scusa, il sindaco era presente, e con lui la referente servizi sociali e il comandante della Polizia in uniforme, quando chiedevo i loro nomi con l’avvocato in linea ci facevano il verso. Il paese, tutta la comunità si è mobilitata”. Mamma Deborah alla Dire racconta quei momenti in cui ha varcato la soglia del Comune ignara che da lì a pochi minuti strapperanno suo figlio Gabriele (nome di fantasia) dalle braccia dell’amica Manuela che l’ha accompagnata.

Deborah è un’altra mamma accusata di essere alienante: “l’alienazione parentale come processo psicologico, non usano più la parola sindrome PAS”, ha sottolineato. È il nuovo tempo della PAS quando cambiano le parole, ma non le perizie e a quanto pare i prelevamenti forzosi verso le case famiglia.
“Gabriele ha paura del padre, non vuole andare”, ha spiegato Deborah che aveva il collocamento presso di sè del bambino e una responsabilità genitoriale limitata. “Nel 2017 avevano stabilito incontri protetti con il padre, poi con l’educatore, poi liberi di nuovo fino a gennaio 2021 quando li hanno interrotti perchè il bimbo non voleva andare. È lo stesso educatore che non riesce a portarlo”, ha detto. “Dalla ctu il padre emerge come una persona che non riesce a gestire il bimbo, ma poichè io potrei manipolarlo ancora – secondo loro – allora il bambino deve essere inserito in un contesto comunitario”, ha detto mamma Deborah. “Gabriele ha una pagella fantastica, è curato e ben inserito dicono le maestre”, ha aggiunto ancora questa mamma che pur distrutta è lucida e non è sola. La comunità si è stretta intorno a lei e a Gabriele che è diventato un disegnino, un cartellone e un paio di scarpe blu su quella piazza.

LA TESTIMONE: “CERCAVO DI TENERLO, GLI HO DETTO ABBRACCIAMI”

“Stavo facendo gli indovinelli…poi è stato tutto molto concitato perchè mi hanno sollevata mani e piedi, ho avuto il tempo di dire al piccolo ‘abbracciami’, ho cercato di tenerlo per la vita, ma mi hanno tirato via dalle spalle e tirata su per mani e piedi. Mi sembra di averlo sentito dire un paio di volte ‘no, no’, ma di sicuro qualche minuto dopo ho sentito urla infantili da dentro il Comune”. È il racconto alla Dire di Manuela Bruschini, socia di Movimentiamoci Vicenza e attivista di Maternamente che ieri ha accompagnato mamma Deborah al Comune per “la richiesta di restituire le chiavi di una casa popolare occupata da sua madre, da poco deceduta”, come ha riportato in un post sul suo profilo facebook. E’ in quel momento che viene invece prelevato il piccolo Gabriele (nome di fantasia), 9 anni, figlio di Deborah, per essere collocato in comunità. “Qualcuno ha visto una macchina sul retro andar via, in pochi minuti”. Intanto Deborah entrata per una pratica amministrativa “è stata trattenuta da 11 persone per circa 1 ora: le hanno letto il decreto del Tribunale di Lodi e lei non l’ha firmato”, ha spiegato Manuela. “L’ultimo colloquio con i servizi sociali era stato tranquillo- ha continuato nel suo racconto- ma la situazione era ambigua” e per questo ha deciso di accompagnare mamma e bambino. È stata “attirata in Comune con l’inganno”, come ha scritto nel suo post di denuncia.


Mamma Deborah è accusata di essere ‘alienante’ anche se, visti i nuovi tempi che corrono sulla PAS, non diagnosticata “come sindrome, ma come problema relazionale”, ha sottolineato Manuela. Intanto un altro prelevamento coatto è stato fatto, “in spregio al maggiore interesse del minore e alle sentenze della Cassazione”, come ha ricordato nel suo post facebook Manuela che è andata in Pronto soccorso a farsi refertare e valuterà i prossimi passi. Gabriele intanto è stato strappato ed è in una comunità: “Sappiate- ha scritto Manuela- che in questo Paese si portano via bambini sani e amati alle madri per il solo ed esclusivo volere paterno”.

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