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Lettera di mamma Frida al sindaco di Venezia: mi incontri

"Dopo aver provato più volte a chiederLe un incontro senza ottenere risposta, mi accingo a rivolgermi a Lei attraverso la stampa. Il mio caso è stato oggetto di analisi da parte di una Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio"

Pubblicato:05-02-2024 11:44
Ultimo aggiornamento:05-02-2024 11:51
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sit in mamme coraggio
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“Egregio Sindaco Brugnaro, dopo aver provato più volte a chiederLe un incontro senza ottenere risposta, mi accingo a rivolgermi a Lei attraverso la stampa. Il mio caso è stato oggetto di analisi da parte di una Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio che lo ha definito emblematico per la violenza istituzionale subita. Mi duole doverLe dire che a questa incresciosa situazione di feroce rivittimizzazione hanno contribuito, e non poco, i Servizi Sociali alle Sue dipendenze. Ed è proprio per questo motivo che torno a chiederLe pubblicamente la possibilità di incontrarLa personalmente per poterLe illustrare, documenti alla mano, il mal funzionamento di un Servizio che dovrebbe tutelare l’infanzia”. Inizia così la lettera di mamma Frida arrivata alla redazione dell’agenzia Dire che con l’inchiesta ‘Mamme coraggio’ denuncia da anni la violenza istituzionale e la vittimizzazione secondaria su donne e minori.

“A seguito di un procedimento di primo grado per il riconoscimento tardivo di mia figlia da parte del pretendente ‘padre’, cui mi sono tenacemente opposta perché non corrispondente all’interesse di mia figlia- scrive ancora- ho dovuto mio malgrado fare la conoscenza di alcuni uffici comunali. Da dicembre 2020, io e mia figlia siamo state vessate dall’intervento contra legem del Servizio Infanzia e Adolescenza: malgrado infatti le sentenze delle azioni di stato (riconoscimento tardivo) debbano attendere la Cassazione per poter essere applicabili, gli operatori del Servizio si sono immediatamente attivati limitando di fatto la mia responsabilità genitoriale di unico genitore biologico e legale di mia figlia. Informati su quanto disponesse la legge, così come l’Ufficio anagrafe che aveva improvvidamente modificato le generalità di mia figlia salvo aver poi riconosciuto e rimediato all’errore, non hanno mai fatto un passo indietro, producendo due relazioni che nessuna autorità giudiziaria aveva loro richiesto in cui vengo descritta, dopo ben otto incontri (di cui cinque con la bambina, mai registrati pur trattandosi di una minore di pochi anni), come non collaborativa e accusata di una sospensione degli incontri da loro stessi voluta. Questo comportamento sfrontato e incurante del benessere di mia figlia si protrae ai giorni attuali coinvolgendo ora anche l’Ufficio evasione scolastica che, poco dopo Natale, nonostante tutti i documenti depositati in favore della scelta dell’istruzione parentale per la sicurezza e la serenità della bambina, mi ha fatto recapitare un’ammonizione da parte Sua. Sono sicura che Lei non ne sia stato informato, così come sono certa che non Le sia noto il cattivo operato di un Servizio Sociale che continua a firmare relazioni, con dichiarazioni discutibili quando non addirittura non corrispondenti al vero, ma soprattutto non richieste da alcun giudice, depositandole in un fascicolo estinto e all’attenzione di un giudice che non aveva istruito quel procedimento, ma che guarda caso oggi è chiamato a giudicare anche in forza di quanto dal Servizio dichiarato. Un Servizio totalmente sordo alle richieste di tutela della bambina e che continua a esprimersi attraverso operatori ormai compromessi. Operatori che si sono negati alla nostra richiesta, a giugno dello scorso anno, di vigilare sull’esame di idoneità alla classe successiva, brillantemente superato da mia figlia (ebbene sì, Sindaco, la stanno trascinando in un procedimento penale da cui non potrà mai risultare che mia figlia sia stata privata dell’istruzione), in cui avrebbero potuto vedere la bambina, constatare il suo livello di preparazione e le sue reazioni di paura alla vista del ‘padre’, motivo per cui si rifiuta di frequentare la scuola in presenza. E qui purtroppo non posso tacere sul silenzio inspiegabile e inaccettabile della scuola che pur sollecitata di relazionare sulle condizioni di svolgimento dell’esame a oggi ancora tace”.

Prosegue la missiva: “Nel 2020, grazie un decreto da Lei approvato, Venezia ha aderito al Protocollo per il contrasto alla violenza contro le donne della Rete territoriale antiviolenza, impegnandosi così a promuovere le buone pratiche di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne e ad attivare risorse e progetti comuni per contrastare la discriminazione e l’abuso. Una rete di cui fa parte anche il centro antiviolenza che mi segue e che inspiegabilmente non è mai stato contattato dai Servizi le cui operatrici si sono invece spinte in pesanti dichiarazioni nei miei confronti dimostrando di non avere alcuna considerazione per la Convenzione di Istanbul, ratificata in Italia con Legge 77 del 27.6.2013, dunque legge del nostro Paese. Di questo e di tanto altro vorrei poterLe parlare, certa che se fosse informato di quanto sta succedendo alla mia bambina saprebbe senza esitazione mettere in atto quanto nelle Sue facoltà. Cordialmente”, conclude mamma Frida.


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