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Minori, l’avvocata: “Servizi sociali fuori dai processi”

Palmieri (Inpef): "Reset sui bimbi è elettroshock del dolore"

Pubblicato:15-03-2022 16:55
Ultimo aggiornamento:15-03-2022 17:29
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ROMA – “Dopo un processo per diritto di famiglia si esce massacrati e chi perde è sempre il minore. Quando i servizi sociali iniziano il monitoraggio allora è l’apocalisse. Il giudice civile usa i servizi sociali come il PM la polizia giudiziaria e invece devono stare fuori dai processi e i Tribunali riprendersi il loro potere istruttorio”. È una denuncia netta, che mette in fila tutte le storture del sistema affidi, soprattutto nei casi di denuncia di violenza domestica da parte delle madri, quella dell’avvocata Cinzia Manelli, esperta di diritto di famiglia, che ha preso parte alla conferenza stampa di oggi pomeriggio alla Camera dei deputati dedicata al caso di mamma T., che da sei mesi non vede il figlio, e ai prelevamenti dei minori in nome dell’alienazione parentale come accaduto a questa mamma lombarda costretta a incontri protetti e sottoposta a un percorso di genitorialità per la medesima accusa.

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La conferenza stampa, a cui ha preso parte anche Vincenza Palmieri, presidente dell’Istituto nazionale di Pedagogia Familiare, è stata indetta dalle deputate Veronica Giannone (FI) e Stefania Ascari (M5S) che hanno ribadito il loro impegno a lavorare insieme e a fare squadra per mamme e bambini.


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“Sono 9 donne su 10 che non denunciano per paura– ha puntualizzato la deputata Ascari puntando il dito sulle tante segnalazioni che arrivano di bambini tolti alle madri dopo denunce di violenza- a questo si aggiunge la mancanza di circolarità di informazioni tra penale e civile, la non adeguata formazione e la troppa discrezionalità di CTU, servizi sociali e periti“.

LE STORTURE DEL SISTEMA

Il procedimento per l’affido dei minori, “dura anni, con 1, 2 o anche 3 CTU- ha spiegato l’avvocata Manelli per dare la misura del calvario che vivono le famiglie nei processi civili su separazioni e affidi- e ad essere esaminate sono soprattutto le madri. Le relazioni dei servizi sociali inoltre- ha ribadito- sono senza contraddittorio”.

Questo accade anche quando c’è un uomo maltrattante e una madre vittima di violenza, come nel caso di mamma T. il cui ex ha una condanna in giudicato per lesioni: “I servizi sociali pretendono che la madre inserisca nella vita del bambino il padre, obbligandolo, e se non lo fa è ostativa o alienante o manipolatrice, se il figlio fa resistenza deve costringerlo in ogni modo, anche mentendogli e quindi tradendolo”.

Le relazioni ha aggiunto “non descrivono fatti, ma percezioni sulle quali vengono fondati giudizi che sono soggettivi”. E ancora altri errori e corto circuiti del sistema: “Il curatore entra nei processi già avviati e non deve diventare come accade compagno di percorso di CTU e servizi sociali. Il minore- ha concluso- dovrebbe essere ascoltato immediatamente”.

“I BAMBINI PERDONO TUTTO”

Non vuole farne una questione di genere, ma di infanzia in prima battuta Vincenza Palmieri, fondatrice della pedagogia familiare in Italia e presidente dell’INPEF. “Dobbiamo guardare ai bambini che vengono tolti anche ai fratelli, sorelle, scuola, compagni e amici. Le donne sono le più esposte chiaramente perché hanno meno potere contrattuale e sono quindi più massacrate”, ha detto. Palmieri ha sottolineato l’aspetto economico che è alla base del sistema: “Ci troviamo di fronte a personale privatistico che opera su bandi, muove un sacco di soldi e posti di lavoro”.

Sulle relazioni dei servizi sociali che riportano il “falso” o che sono spesso “copia e incolla” l’esperta, che è anche perito in questi procedimenti, ha riferito: “Dico sempre se avete le prove, fate una dichiarazione giurata e denunciate”.

Struggente la lettura finale delle ‘frasi tipiche’ che in un incontro protetto madre – figlio acquisiscono agli occhi degli operatori un significato indagatorio da parte della mamma: ‘Come stai amore? Cos’è quel livido? Cosa hai mangiato oggi? “Ho sentito da una registrazione un operatore sociale parlare apertamente di ‘reset’ del bambino, ovvero di riprogrammarlo”, ha raccontato Palmieri. “Un bambino resettato è violentato, subisce un elettroshock del dolore e quando sono prelevati sono come dei deportati costretti poi ad allearsi, magari con il maltrattante, per un pò di libertà”.

A questo proposito la deputata Giannone ha ribadito che il diritto alla bigenitorialità espresso dalla legge 54 “non può trasformarsi in obbligo e imposizione sui bambini”.

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