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ROMA – Se pensiamo agli scommettitori ci vengono in mente immagini di uomini o donne piegate sulle macchinette o avvolti dal fumo di sigaretta in un locale buio e triste a seguire le corse dei cavalli. In realtà non è affatto così, anzi. I luoghi delle scommesse assomigliano più ad una luccicante Las Vegas (che ogni anno conta più di 40 milioni di visitatori), con luci colorate, musiche allegre e cocktail inebrianti.
Potrebbe essere una realtà a voi distante, che non condividete. Ma siamo sicuri che sarà capitato a tutti, almeno una volta nella vita, di scommettere o giocare d’azzardo. Se anche non avete mai comprato un gratta e vinci o visitato uno dei tantissimi siti scommesse online, di sicuro avrete preso una cartella per la tombola di Natale con i parenti. Ecco, quello è scommettere. È giocare d’azzardo. Perché lo facciamo? Cosa ci spinge a farlo? Scopriamolo insieme.
Le motivazioni fondamentali sembrano banali e scontate: evadere dalla realtà, desiderio di arricchimento, voglia di cambiare… ma non solo questo. Vediamo più nel dettaglio come entra in gioco la psicologia nelle scelte degli scommettitori.
Quello che, anche dopo l’ennesima sconfitta, ci spinge a riprovarci è:
Soprattutto, gli esiti precedenti non condizionano quelli futuri. Se anche fallisco 100 volte, potrei continuare a fallire altre 100. Ricordo ancora la gioia che provai per l’unica scommessa vinta da ragazzo dopo centinaia di tentativi. All’epoca ero super gasato, convinto di aver finalmente cambiato rotta. “D’ora in poi solo vittorie, è statistica”. Ma invece fu un episodio isolato, che non pareggiò le innumerevoli perdite.
L’esempio più facile per chiarire il concetto è la roulette del casinò. La probabilità che esca il rosso rispetto al nero è di ½, ovvero 50 e 50. Anche dopo 100 uscite consecutive del nero, la probabilità che esca il rosso non cambia, sarà sempre del 50%.
Dire che con le scommesse si perde solamente è sbagliato. Sicuramente c’è chi, con dedizione, studio e calcolo delle probabilità, porta a casa un bel gruzzolo. Così come anche gli scommettitori fortunati che vincono a prescindere dalle strategie.
Nel 2021 la differenza tra quanto puntato e quanto vinto dai giocatori è stata di circa 15 miliardi di euro a fronte di un volume di gioco pari a circa 110 miliardi di euro. Di questi, lo stato ha incassato 7,7 miliardi di euro.
Non solo scommesse, ma anche slot machine, casinò online e giochi di carte. Circa 37 miliardi di euro vengono incassati ogni anno dai giochi di carte, 18 miliardi dalle slot machine, 11 miliardi per le scommesse sportive (compresa l’ippica), 8 miliardi per lotterie e gratta e vinci, 6 miliardi per il lotto, 3 miliardi scommesse virtuali e betting e 1 miliardo per il Bingo.
Il 25% dei giocatori è over 65. Sono pensionati che si divertono a giocare la schedina, o persone che faticano ad arrivare a fine mese e cercano nel gioco l’unica ancora di salvezza. Forse il dato più preoccupante riguarda i più giovani, che si avvicinano soprattutto per cercare divertimento e adrenalina, in una fascia d’età tra i 14 e i 19 anni. Ma anche donne, con una percentuale di scommettitrici del 49%, comprese tra i 25 e i 45 anni.
Il termine medico scientifico è dipendenza compulsiva dal gioco, ed è una patologia legata principalmente alle emozioni negative che non si vogliono affrontare. Il gioco diventa un modo per evadere ed alterare la realtà che ci circonda. Ansia, depressione, crisi esistenziali, sensi di colpa… vengono messi da parte e non si affrontano. È un comportamento che si associa al consumo esagerato di alcol e stupefacenti.
Alcuni sintomi da dipendenza dal gioco sono: giocare frequentemente, difficoltà nello smettere, cercare di recuperare le perdite giocando somme più elevate, evitare la vita reale per dedicarsi al gioco, minimizzare i propri comportamenti legati al gioco quando si parla con altre persone, cercare di procurarsi soldi per giocare. In forme più gravi si arriva a soffrire di disturbi di personalità e/o a sviluppare malattie mentali direttamente collegate al gioco.
Giocare, così come bere o fumare, può diventare un’attività piacevole o malsana, dipende solo da noi. Se abbiamo la forza di dedicargli il giusto tempo e la giusta importanza può diventare un momento ricreativo interessante e piacevole. Se non riusciamo a controllarlo, e prende il sopravvento, dobbiamo fare attenzione ed affidarci alla guida di un esperto, che ci aiuterà a dargli il giusto valore.
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