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West Nile virus, Galli: “Lo trasmette la zanzara comune ma niente paura”

L'esperto: "Il West Nile è un virus degli uccelli, non un virus dell'uomo, che rappresenta per il virus stesso un binario morto"

Pubblicato:03-08-2022 16:56
Ultimo aggiornamento:03-08-2022 16:56

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ROMA – “Certo che il West Nile è un virus pericoloso ma niente paura. Immaginiamo di avere davanti a noi un iceberg: in cima c’è la percentuale di persone che hanno un’infezione fatale, che sono circa lo 0,1% del totale delle infezioni, se non meno. Più dell’80% delle infezioni nell’uomo è asintomatico, circa il 20% è rappresentato dalle febbri West Nile, ovvero infezioni che danno una sintomatologia febbrile che dura alcuni giorni, senza complicazioni. L’1%, o un po’ meno, del totale delle infezioni dà luogo a encefaliti, in cui una persona su dieci va all’altro mondo”. Lo afferma alla Dire Massimo Galli, professore fuori ruolo di Malattie infettive dell’Università di Milano. Il West Nile è un un virus a Rna trasmesso da un vettore. Fa parte del genere Flavivirus, che contiene anche il virus della febbre gialla e della Dengue.

È trasmesso dalla zanzara comune ma il professor Galli tiene a distinguere. “La Culex pipiens, ovvero la zanzara comune, è divisa in due biotipi: la Culex pipiens pipiens, che ha la caratteristica di vivere fondamentalmente allo stato libero, all’aperto ed è ornitofilica, si nutre preferenzialmente sugli uccelli. Necessita del pasto ematico per deporre le uova che di solito ottiene dagli uccelli. Durante l’inverno va in cosiddetta ‘diapausa’, riuscendo a rimanere nell’ambiente soprattutto per merito delle uova che ha deposto”. “L’altra zanzara- prosegue- è la Culex pipiens molestus, la nostra zanzara di casa, quella che ci fa spesso dannare e disperare e che è assolutamente antropofilica, viene cioè a nutrirsi soprattutto di noi e lo riesce a fare anche durante l’inverno, poiché vive nella tromba delle scale vicino alle luci che emanano calore o nella colonna dell’ascensore. È soprattutto mammofilica, cioè le piace il sangue dei mammiferi, lo preferisce in maniera molto marcata: basti pensare che esistono aree in cui l’indice di antropofilia è pari al 70-80%. Pungono solo noi”.

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IL WEST NILE È UN VIRUS DEGLI UCCELLI

L’esperto informa che il virus West Nile è un virus degli uccelli, non un virus dell’uomo, che rappresenta per il virus stesso un binario morto. “Non nel senso che ci uccide- precisa Galli- ma nel senso che l’infezione termina con noi, perchè non abbiamo nemmeno una viremia sufficiente per trasmettere l’infezione attraverso il pasto ematico delle zanzare”. L’esperto spiega inoltre che “se una zanzara punge me e poi un’altra persona non trasmette l’infezione. Se invece punge un merlo e poi punge me, allora trasmette l’infezione. Lo stesso accade se punge un merlo e poi un altro merlo. Questo vale per noi ma anche per molti grandi mammiferi: gravi infezioni da virus West Nile sono infatti state riscontrate anche nei cavalli”. Non solo i merli finiscono nel mirino delle zanzare: “gli uccelli che contribuiscono involontariamente alla diffusione dell’infezione sono infatti la gazza ladra e il passero comune.
L’incubazione dalla puntura della zanzara è di 2-14 giorni, mentre la febbre dura dai 3 ai 6 giorni. Ci può essere congiuntivite e rush cutaneo. Quest’ultimo è presente nel 19-57% dei casi, anche se personalmente credo di averne visti due su una decina di casi di West Nile acuto. Nella grande maggioranza dei casi sintomatici, che rappresentano il 20% degli infetti, o anche meno, i sintomi sono costituiti da febbre, accompagnata da dolori muscolari e che può essere associata ad un esantema simile a quello del morbillo e ad un ingrossamento dei linfonodi”.

Il professor Galli racconta poi come un virus africano, all’interno di un mondo globalizzato, sia diventato in poco tempo un virus mondiale. “Questo virus- rende noto- viene isolato in Uganda nel 1937. Nel 1951 si ha un’epidemia in Israele, epidemia che si ripete poi in Asia, fino a quando, nel 1962, non arriva una malattia che colpisce i cavalli della Camargue. Poi, negli anni 70, seguono isolamenti nell’uomo in Portogallo e Spagna ma il cambio di passo avviene tra il 1996 e il 1999 in Romania, dove in quegli anni si ha una epidemia in cui compaiono i primi casi umani di encefalite”.

Il virus ha dunque cambiato passo e si dimostra capace, in una minoranza di casi, soprattutto anziani, di causare encefalite nell’uomo. Poi, tra il 1999 e il 2010 si registra una serie di casi in Europa, mentre nel 2000 vengono segnalati i primi casi in Italia. Nel 1999 il virus sbarca negli Stati Uniti, non portato da uccelli migratori ma da un jet, verosimilmente con larve infette di zanzara. “I primi casi si registrano a New York, nel distretto del Queens- aggiunge Galli- e dal 1999 al 2007 interessa poi tutti gli Usa e il Canada, per poi scendere in Messico, Venezuela ed Argentina, diventando rapidamente un virus dell’America meridionale”.

ATTENZIONE ALLE DONAZIONI DI SANGUE E ORGANI

Per quanto riguarda l’Italia, l’anno orribile è il 2018, in cui sono stati osservati 42 decessi in 244 casi autoctoni accertati per la quasi totalità, tranne una delle segnalazioni in Sardegna, in tutte le province della pianura padana: Piemonte, Emilia, Lombardia, Veneto e Friuli-Venezia Giulia, habitat preferenziale della zanzara. Secondo Galli “42 decessi su 244 casi sono un un numero molto elevato, soprattutto se si considera che nei cinque anni precedenti c’era stata una media di 31 casi. E nel 2019 e nel 2020 assistiamo ad un numero limitato di casi. Il 2022 è un anno di caldo eccezionale, non so a quale numero siamo arrivati ma potrebbe essere un anno importante”. Il West Nile impone una sorveglianza anche per quanto riguarda le donazioni di sangue e organi. “Non è ovviamente consigliabile donare sangue infetto da questo virus- conclude l’esperto- e in particolare nelle aree interessate le donazioni devono essere testate”.

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