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Colombia, il presidente Duque cancella la riforma fiscale dopo le proteste di piazza

Nei quattro giorni di manifestazioni, secondo la denuncia di una ong, la polizia ha ucciso 21 dimostranti e compiuto centinaia di abusi e violenze. E la protesta non si ferma

Pubblicato:03-05-2021 10:42
Ultimo aggiornamento:03-05-2021 10:45
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ROMA – Dopo quattro giorni di proteste di piazza e di scontri tra manifestanti e forze dell’ordine, con almeno 20 vittime tra i dimostranti, il presidente della Colombia, Ivan Duque, ha deciso di ritirare la bozza di riforma fiscale in discussione al Congresso. Il capo di Stato lo ha annunciato ieri, evidenziando la necessità di giungere “con urgenza” alla creazione di un nuovo provvedimento che sia “figlio del consenso e che ci permetta di evitare l’incertezza finanziaria”. La misura, che aveva subito le critiche anche di alcuni esponenti del partito di governo, implicava un ampliamento della base tributaria che secondo i detrattori avrebbe finito per colpire soprattutto le fasce di popolazione più vulnerabili, già debilitate dalla crisi provocata dalla pandemia di Covid-19.

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ONG DENUNCIA: “21 DIMOSTRANTI MORTI E CENTINAIA DI ABUSI DA PARTE DELLA POLIZIA”

Le giornate di sciopero nazionale e manifestazioni che hanno portato al ritiro della bozza di legge sono state segnate da violenze e scontri. Duque, che nei giorni scorsi aveva deciso di schierare le forze armate in alcune città del Paese, ha comunicato sempre ieri che i militari rimarranno mobilitati nei contesti urbani “fino a che cesseranno i gravi episodi di alterazione dell’ordine pubblico”. Stando ai numeri messi insieme dalla ong locale Temblores, rilanciati dal quotidiano El Espectador, in quattro giorni di protesta si sono verificati 21 omicidi, 92 casi di violenza da parte della polizia, circa 940 episodi di abusi, 672 detenzioni arbitrarie e almeno quattro casi di violenza sessuale ai danni di manifestanti. Oggi sindacati, organizzazione dei popoli originari e studenti hanno organizzato una nuova mobilitazione a Cali, nel sud-ovest del Paese, una delle città dove è stato schierato il maggior numero di soldati dell’esercito, per chiedere il ritiro di altri provvedimenti voluti dal governo Duque e la fine delle violenze nei confronti degli attivisti.


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