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A Napoli flashmob per la verità su Mario Paciolla. Fnsi: “Nessuno crede al suicidio”

La madre del cooperante: "Tanti depistaggi. Non è possibile che tutto venga archiviato solo perché sono state cancellate le prove"

Pubblicato:08-11-2022 18:20
Ultimo aggiornamento:08-11-2022 21:03

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NAPOLI – “È morto e adesso addirittura c’è il rischio che muoia ancora”. Così Beppe Giulietti, presidente della Fnsi, in occasione del flashmob organizzato a Napoli per Mario Paciolla. “Che dopo poco tempo – evidenzia – si voglia archiviare, chiudere, non è possibile. Siamo qui per lanciare una richiesta: non archiviate, tenete aperto, continuate a lavorare in Colombia. Non ci crede nessuno a questo suicidio. Noi, insieme a tutti i giornalisti, assumiamo l’impegno di essere scorta mediatica. Saremo là a chiedere verità e giustizia fino alla fine“.

APPELLO SINDACATO CAMPANO E ARTICOLO 21

“Da Napoli – rilancia il segretario del Sugc – parte l’ennesimo appello perché il caso di Mario Paciolla non si chiuda. Per noi l’archiviazione è uno scandalo. Ci sono troppi elementi che ci dicono che si è trattato di omicidio. Faremo di tutto perché non cali il silenzio su questo caso. Speriamo che non diventi uno dei tanti casi irrisolti italiani”.

“Questa – spiega Desiree Klain, portavoce di Articolo 21 Campania – è la scorta mediatica. Accendere una luce per non lasciare solo un giornalista e cooperante per l’Onu. Per aiutare a non archiviare il suo caso dobbiamo tutti retweettare i suoi articoli e le sue testimonianze con l’hashtag ‘noinonarchiviamo’. Siamo vicini ai genitori di Mario Paciolla”.

LA MADRE: “CONTINUEREMO PERCORSO PER GIUSTIZIA”

Non è possibile che tutto venga archiviato solo perché sono state cancellate le prove“. Così Anna Motta, madre di Mario Paciolla. “Tutto quello che apparteneva a mio figlio e che era in casa sua – spiega – e che sarebbe potuto servire alle indagini è stato buttato in discarica. Ma non per questo si può dire che si è suicidato. Insieme agli avvocati – rimarca – continueremo in questo percorso di verità e giustizia, abbiamo la necessità di avere dall’Onu verità credibili. Sappiamo di dover affrontare tantissime difficoltà, ma non ci abbattiamo: sentiamo la vicinanza delle persone, dei giornalisti, dobbiamo onorare il nome di mio figlio”.


Per la madre di Paciolla “ci sono delle discordanze sulle perizie autoptiche, tanti depistaggi, e l’Onu stabilisce dal primissimo momento che è suicidio, senza un referto. Questo mi sembra grave. Chissà perché una vicenda così complessa viene archiviata un mese dopo l’archiviazione in Colombia e nel momento in cui decidiamo di fare una denuncia ai funzionari dell’Onu e ai quattro poliziotti che hanno avallato la pulizia dell’appartamento“.

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