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La frana di Ischia e le fragilità strutturali ed ambientali del Paese. Il punto ad Arkeda

La relazione fra design, natura e architettura secondo i rappresentanti degli ordini degli Architetti e degli Ingegneri

Pubblicato:02-12-2022 19:44
Ultimo aggiornamento:02-12-2022 19:44

Arkeda 2 dicembre 2022
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NAPOLI – “Questa edizione di Arkeda cade in un anno molto particolare, il tema D/N/A (design, natura, architettura, ndr), il rapporto tra natura e architettura è al centro della cronaca e delle esigenze irrinunciabili dell’essere umano. La conversione ecologica ed il risparmio energetico oggi sono istanze a cui, attraverso la cultura del progetto, è necessario dare una risposta pronta, efficace ed immediata”. Così alla Dire Lorenzo Capobianco, presidente dell’Ordine degli architetti di Napoli e provincia a margine dell’inaugurazione della nona edizione di Arkeda, il salone dell’architettura, edilizia, design e arredo in corso alla Mostra d’Oltremare di Napoli da oggi a domenica 4 dicembre.

CAPOBIANCO: “L’IMPORTANZA DI CONSIDERARE L’ESISTENTE”

“Cultura del progetto – sottolinea il professionista – significa saper fare i conti anche con ciò che già esiste, sapersi prendere cura del grandissimo patrimonio esistente. Ricordiamo, ad esempio, che il cemento armato si avvicina ai cento anni di vita: è un fine vita, se non si interviene sulla immensa cubatura che ci consegnano oggi le nostre città”. Prendersi cura di ciò che esiste significa anche avere cura del territorio naturale, significa “saper dominare e conoscere la tecnologia perché la natura ci ricorda, purtroppo spesso, come trascurare o sottovalutare la sua grandissima forza, che è anche la sua grandissima bellezza spesso può avere conseguenze tragiche per l’essere umano”.

“Questa natura – le parole di Capobianco – va rispettata prendendosene cura con la piena consapevolezza che noi siamo parte di essa e che le logiche del mercato spesso sono logiche che non devono essere ascoltate, laddove il principio del nostro operare non sia un principio naturale. E la nostra naturalità è anche spontaneità rispetto alla natura. Sono migliaia di anni che viviamo questo pianeta ma il problema della mancanza di rispetto, di non prendersene cura, è recente e viviamo sulla nostra pelle – conclude – le conseguenze di questa nostra distrazione”.


L’ABUSIVISMO NON IL SOLO PROBLEMA

Quello che è accaduto a Casamicciola è una fatalità, sulla quale si poteva e forse si doveva da un punto di vista culturale di interventi fare qualcosa di meglio. C’è un territorio che ha una complessità molto elevata che, unita alla pericolosità per la presenza di persone in loco, non necessariamente degli abusi, hanno reso quella fatalità purtroppo molto grave dal punto di vista di perdite umane”. Così alla Dire Raffaele De Rosa, vicepresidente dell’Ordine degli ingegneri di Napoli a margine dell’inaugurazione della nona edizione di Arkeda.

“Noi come ingegneri – spiega De Rosa – aderiamo alla Struttura tecnica nazionale, un corpo formato da tutti i tecnici, ingegneri, architetti, geometri e periti, ognuno dei quali in queste situazioni di emergenza presta il proprio aiuto con competenza, perché sono formati. Sono agibilitatori formati proprio per intervenire in questi momenti e dare il proprio contributo stabilendo, come è accaduto per il terremoto di Casamicciola, se una casa è agibile o non lo è. Attraverso un protocollo che è stato standardizzato a livello nazionale, in concomitanza con la Protezione civile, si arriva nei luoghi, si dà un contributo e si vede se queste case sono agibili o meno”. E ciò si verificherà anche prossimamente quando “dopo l’intervento di forze dell’ordine, vigili del fuoco e Protezione civile, gli ingegneri daranno il loro apporto valutativo”. “Noi da sempre – rimarca il professionista – siamo vicini, formiamo i tecnici. In Campania, credo di non ricordare male, siamo poco più di duecento. A Napoli ce ne sono 90, ognuno con una agibilità ben precisa, con una competenza ben precisa”.

DE ROSA: “NEI PROGETTI IMPRESCINDIBILI SAPERI E COMPETENZE”

E proprio i saperi e le competenze, per De Rosa, è auspicabile che vengano messe nei progetti “perché ciò che è accaduto possa essere quanto meno mitigato. Non eliminato, perché – conclude – per eliminare quelle pericolosità occorrerebbe evacuare quella parte. Quindi non è un problema solo legato agli abusi ma è qualcosa che fa parte di quel territorio, di quella struttura complessa che è quella dell’Epomeo e dell’Isola d’Ischia“.

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