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Per l’affido dei minori il Protocollo Napoli: metodologia per le Ctu dalla Convenzione Istanbul

Elvira Reale: "Sarebbe bello un bollino rosa per i Tribunali che rispettano la Convenzione di Istanbul"

Pubblicato:01-07-2021 19:55
Ultimo aggiornamento:01-07-2021 19:59
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ROMA – Psicologi e magistrati a confronto sul tema della violenza domestica e di quella assistita e l’affido dei minori nella cornice tracciata dalla Convenzione di Istanbul e nel ginepraio delle Ctu che utilizzano costrutti pseudoscientifici come quello dell’alienazione parentale. Un manifesto programmatico quello che ha lanciato la psicologa Elvira Reale del Protocollo Napoli che oggi pomeriggio ha promosso il webinar ‘Violenza domestica e affidamento di figli minorenni nell’ambito della Convenzione di Istanbul’.

Liste di consulenti specializzati e rispettosi della convenzione di Istanbul, una metodologia per le CTU– ha proposto Reale- e per questo oggi vogliamo rivolgerci agli psicologi. Il Protocollo Napoli è una discesa in campo della psicologia che si oppone al protocollo Milano, più propenso al Transitional-site program (allontanamento del minore) e a costrutti come PAS (l’alienazione parentale). Riteniamo che quando ci sono vittime di violenza, quando il quadro probatorio protende per la violenza i giudici hanno le carte in regola per non ricorrere ad alcuna consulenza“.

La psicologa ha ricordato anche “l’indignazione popolare recente per i prelievi forzosi di bambini a Pisa, e prima ancora ad Assisi. Oggi le donne hanno più difficoltà a denunciare“, anche per quanto accade ai loro figli. “Sarebbe bello– ha aggiunto infine- un bollino rosa per i Tribunali a testimonianza che lì si rispetta la Convenzione di Istanbul“. Ha introdotto Caterina Arcidiacono dell’Università Federico II di Napoli che ha annunciato un bando la prossima settimana proprio di perfezionamento in materia di CTU e ha moderato Antonella Bozzaotra.


Le Ctu e i principi del protocollo Napoli; l’istruttoria per prevenire i procedimenti ingiusti e far emergere la violenza e infine l’ascolto del minore per superare i trattamenti coercitivi sono stati oggetto della discussione alla quale hanno preso parte anche diversi magistrati. Roberto Carrelli Palombi, Presidente del Tribunale di Siena, ha ribadito: “La bigenitorialità è in funzione dell’ interesse del minore. In mancanza di capacità genitoriale di uno dei due è già errato parlare di diritto alla bigenitorialità”. Geremia Casaburi, Presidente della Sezione Civile, Tribunale di Nola ha sottolineato la necessità di “specializzazione del giudice di famiglia. Non credo nei protocolli e nelle linee guida, ma come magistrato- ha ricordato- ho dato spazio all’ ascolto, alla prova testimoniale, all’ importante ascolto del minore”. E Francesco Menditto, Procuratore presso il Tribunale di Tivoli ha ribadito come “la procura ordinaria sia lo snodo fondamentale su violenza genere e tutela minori. Possiamo fare rete anche con i cav”, anche per istruire le denunce nel penale. Voce del Tribunale per i Minorenni di Napoli Maria De Luzenberger che ha denunciato la “frammentazione dannosa e aggravata dei tribunali” e ha rimarcato l’importanza data dal protocollo Napoli alla violenza assistita. Monica Velletti, Presidente della Sezione Civile, Tribunale di Terni ha parlato del “pregiudizio che ancora regna nelle aule giudiziarie. Spesso- ha detto- negli stessi atti introduttivi degli avvocati che difendono la parte da un maltrattante si dice che il rapporto con figli è buono e si chiede l’ affido condiviso”. Gabriella Ferrari Bravo, psicologa del Protocollo Napoli, ha denunciato infine i ‘danni del tempo’, parlando di come i “tempi dei procedimenti siano del tutto inadatti a tutelare bambino. Il trascorrere del tempo a 3 anni, o 6 o in un adulto è un altro danno, come quello incalcolabile dato dalla lungaggine e dalla reiterazione delle perizie”.

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