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Non Una di Meno in piazza per il ritiro della Turchia dalla Convenzione di Istanbul

Nudm, Lucha Y Siesta e Differenza Donna hanno scelto di protestare a Roma per la decisione di ritirare la firma turca dall'accordo contro la violenza di genere

Pubblicato:01-07-2021 21:30
Ultimo aggiornamento:02-07-2021 10:41

non una di meno convenzione istanbul
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ROMA – “Siamo in piazza come in molte altre città del mondo perché abbiamo deciso di partecipare a questa mobilitazione. La Turchia oggi ratifica il ritiro della firma dalla convenzione di Istanbul. È un attacco pesantissimo ai diritti delle donne e delle soggettività Lgbtq+. Quello che sta accadendo in Turchia lo leggiamo come un attacco alla democrazia, patriarcale aggravato da un atteggiamento transomofobico“. Così alla Dire Serena Fredda, una delle portavoci di ‘Non Una di Meno’, a Ponte Garibaldi a Roma, a margine della manifestazione ‘Se toccano una toccano tutte’, tenutasi nel pomeriggio prima davanti al Tribunale per i minorenni in via dei Bresciani e poi conclusasi a Lungotevere dei Sangallo all’altezza di ponte Garibaldi.

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A portare in piazza alcune decine di manifestanti, il ritiro della firma turca alla Convenzione di Istanbul, sottoscritta in origine da 45 stati che li vincola ad adottare e rispettare principi e misure di contrasto alla violenza di genere. “L’allarme piu grande è che il tema non riguarda solo la Turchia. Nell’est Europa, in particolare in Ungheria e in Polonia– proseguono le attiviste- questo rischia di ripetersi con leggi transomofobiche e con la proposta polacca di sostituire il Trattato con un nuova convenzione, con un testo contro il gender e a difesa della famiglia tradizionale. In Italia– aggiunge Serena- ci sono dei segnali preoccupanti: alla Camera, dove il Ddl Zan è bloccato dalle destre con argomentazioni discutibili che puntano contro una legge di civiltà che sarebbe un punto di inizio. E poi lo vediamo anche nei tribunali dove viene ampiamente utilizzata la PAS, la sindrome da alienazione parentale o della madre ‘malevola’“, conclude.

LUCHA Y SIESTA: “RIVENDICHIAMO LA CONVENZIONE DI ISTANBUL ANCHE PER LE CTU”

Abbiamo deciso di rivendicare la convenzione di Istanbul per quanto riguarda l’azione relativa ai tribunali, ai servizi sociali e alle Ctu, ovvero alla violenza istituzionale che fa violenza sulle donne 3 volte: attraverso l’uomo maltrattante, la società e le istituzioni“. A dirlo Simona Ammerata della Casa delle donne Lucha Y Siesta, a margine della manifestazione organizzata da ‘Non Una di Meno’ su lungotevere a Roma contro il ritiro della firma turca alla Convenzione di Istanbul.


Vogliamo calare l’applicazione della Convezione di Istanbul nel contesto italiano– ha specificato Ammerata- che è problematico e arretrato. Qui le istituzioni agiscono in ottica di riduzione del danno e non vedono le cause della violenza di genere. Questo determina delle azioni sempre poco efficaci, emergenziali e che rendono la violenza un qualcosa di endemico su cui fare servizi, economia e propaganda elettorale”.

DIFFERENZA DONNA: “LA CONVENZIONE DI ISTANBUL È UN PILASTRO DELLA DEMOCRAZIA”

“Nella giornata in cui la Turchia esce dalla Convenzione di Istanbul siamo qui per esprimere convintamente che la convenzione è un pilastro della nostra democrazia, per l’affermazione dei diritti umani delle donne, delle bambine e dei bambini che nel nostro Paese sono quotidianamente violati. Non solo da parte dei maltrattanti, ma anche dalle istituzioni che ancora non credono alle donne e ai racconti dei minori“. Così Elisa Ercoli, presidente dell’associazione Differenza Donna a margine della manifestazione organizzata da ‘Non Una di Meno’ su lungotevere a Roma contro il ritiro della firma turca alla Convenzione di Istanbul.

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