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Navigator, a Napoli sindacati contro De Luca: “Orlando intervenga”

"Mentre in tutto il Paese oggi ripartono i contratti di collaborazione con Anpal Servizi per circa 1.500 lavoratori per la durata di due mesi, è inconcepibile quanto accade in Campania"

Pubblicato:01-06-2022 13:54
Ultimo aggiornamento:01-06-2022 16:34

protesta navigator
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NAPOLI – “È assurdo e inconcepibile quanto sta avvenendo in Campania a danno dei navigator e della collettività. Siamo l’unica Regione d’Italia a non dare seguito a un dettato normativo chiaro che mira a rilanciare una volta per tutte l’asfittico sistema delle politiche attive del lavoro. Mentre in tutto il Paese oggi ripartono i contratti di collaborazione con Anpal Servizi per circa 1.500 lavoratori per la durata di due mesi, come fissato dal Dl Energia e imprese, i circa 300 navigator campani restano ostaggio di una non meglio precisata indisponibilità da parte dell’amministrazione di Santa Lucia ad utilizzarne le prestazioni“. Così, in una nota, i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Campania, Nicola Ricci, Doriana Buonavita e Giovanni Sgambati, insieme ai segretari generali di Felsa Cisl, Nidil Cgil e Uiltemp, Luca Barilà, Antonella Pacilio e Denise Carbone.

I sindacati oggi protestano fuori alla sede della prefettura per “chiedere un intervento urgente del governo e del ministro del lavoro, affinché siano superate nocive beghe politiche, che si consumano sulla pelle delle persone, e si individui immediatamente un percorso in grado di garantire continuità occupazionale per questi lavoratori e di servizi per le fasce più deboli della popolazione”.
Cgil, Cisl e Uil parlano di una “profonda ingiustizia nei confronti di questi lavoratori, oltre che delle centinaia e centinaia di persone prese in carico che restano prive di qualsivoglia misura di accompagnamento al mercato del lavoro”.

“Proprio nel momento in cui vi è maggiore bisogno di risorse professionali, in vista anche dell’avvio del tanto atteso programma Gol – tuonano i sindacalisti – il presidente De Luca, con una presa di posizione del tutto arbitraria, decide di lasciare a casa un patrimonio di esperienze e competenze quanto mai necessario per la nostra regione. E intanto il piano di potenziamento dei centri per l’impiego procede a rilento, con ripercussioni di non poco conto sul complesso delle politiche attive regionali. Senza considerare che sono ancora inspiegabilmente fermi dal 2019 i 70 milioni di euro destinati alla ristrutturazione delle sedi dei Cpi. E si avverte l’esigenza della tante volte annunciata costituzione dell’ufficio speciale che dovrebbe sopperire al vuoto lasciato dalla chiusura dell’Arlas”.

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