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Le fibre di Alpaca dalle Ande agli Appennini: il prezzo è ‘giusto’ e gli allevatori sono salvi dall’estinzione

'Tessendo la solidarietà' è un progetto di filiera etica che mira anche all'empowerment della donna alpaquera

Pubblicato:15-12-2021 16:36
Ultimo aggiornamento:15-12-2021 16:36
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BOLOGNA – Valorizzare al meglio gli allevamenti altoandini di alpaca, creando occupazione, sostenendo il ruolo delle donne, tutelando ambiente e tradizioni. È il progetto “Tessendo la solidarietà” portato avanti dalla ong Iscos Emilia-Romagna insieme a Progettomondo con il finanziamento di Aics, l’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo.

Grazie a “Tessendo la solidarietà”, i produttori e gli allevatori di camelidi in Perù sono entrati in contatto diretto con alcune aziende tessili italiane legate al mercato del lusso, bypassando i grossisti ed eliminando i numerosi passaggi intermedi. Avviato nel 2018 e con durata triennale, il progetto ha coinvolto, tra gli altri, anche il Consorcio Alpaquero Perù Export Calpex, che organizza più di 2.000 piccoli produttori peruviani appartenenti a oltre 30 comunità andine.

“Il nostro progetto- spiega il direttore di Iscos Emilia-Romagna, Andrea Cortesi- nasce per supportare queste piccole organizzazioni di produttori a livello commerciale, creando un canale innovativo per la vendita della loro fibra di alpaca, una fibra del lusso, grazie anche alla collaborazione dei sindacati del settore tessile Femca Cisl. L’idea, naturalmente, non è di snaturare questa attività, ma di renderla sostenibile e di salvarla dal rischio estinzione. Un’attività che, purtroppo, non è esente nemmeno dalle conseguenze dei cambiamenti climatici”.



La difficile compatibilità delle due attività produttive prevalenti in territori a 3.800-5.000 metri sul livello del mare -allevamento di alpaca ed estrazione mineraria di oro, argento, rame- aumenta, infatti, la necessità di tutelare ambiente e diritti dei lavoratori: “È diventato indispensabile sostenere i produttori affinché l’allevamento di alpaca non scompaia con la migrazione dei popoli autoctoni, abbandonando tradizioni e animali. È su questo principio che si innesta il nostro lavoro”.

Grazie al progetto, produttori e allevatori andini diventano protagonisti del sistema di cui fanno parte, coscienti del valore del loro lavoro e dei loro sacrifici, percettori di un “plus” economico che permette loro di continuare nell’attività, sempre tradizionale ma collocata in una contemporaneità proiettata al futuro. “Per comprendere appieno le loro potenzialità- racconta Cortesi- li abbiamo invitati a visitare gli stabilimenti italiani. Era la prima volta che vedevano come viene lavorata la loro materia prima. In Perù le aziende non li fanno entrare: fanno ‘solo’ i prezzi”. Grazie alla collaborazione diretta con l’Italia, saltano tutti i passaggi di intermediazione commerciale che, in termini economici, significa avere ricavi maggiori. Ricavi che, solitamente, vengono reinvestiti nell’economia familiare, a partire dall’istruzione, dalla salute e dalle cure veterinarie per gli animali.

“Tessendo la solidarietà” dà continuità al lavoro che Iscos ha iniziato nel 2013 per creare e promuovere una filiera etica tra Italia e Sudamerica, che ha portato alla nascita del Consorcio Alpaquero Perù Export Calpex. L’associazione di allevatori di alpaca, lama, guanaco e vigogna si occupa di esportazione di prodotti semilavorati in fibra di alpaca in collaborazione con la Pettinatura di Verrone e i distretti tessili di Biella e di Prato: Fratelli Piacenza è stata la prima storica azienda italiana ad acquistare un semilavorato direttamente dai produttori andini. Al momento della vendita, i tessuti escono con il marchio Made in Italy, diventando immediatamente appetibili a livello internazionale.


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“In Perù- continua Andrea Cortesi- la produzione di fibre d’alpaca è, per la quasi totalità, a conduzione familiare. Piccoli greggi, 100-200 animali al massimo. Ogni animale produce in media 2,5 chili di fibra l’anno: tra cuccioli e femmine gravide, si tosa il 60-65% di animali per gregge. All’interno di questa organizzazione del lavoro, il ruolo delle donne è cruciale: di fatto ci sono loro dietro l’economia legata all’allevamento di alpaca. Spesso gli uomini hanno anche un altro lavoro: come detto, prevalentemente sono minatori”. “Tessendo la solidarietà” è protagonista anche di un documentario di Iscos Emilia Romagna, dedicato agli allevatori di alpaca e ai minatori, dal titolo “Le custodi dell’oro delle Ande”. “Io faccio parte della comunità, noi viviamo con i nostri animali- racconta un’allevatrice- qui non cresce niente, né frutta, né verdura. Viviamo con i nostri animali, nient’altro, e qui abbiamo solo alpaca. Noi donne spesso facciamo fili con la lana che tosiamo, è un’attività prettamente femminile. Gli uomini lavorano in miniera, noi donne ci dedichiamo all’artigianato, filando e tessendo. È con questo che andiamo avanti”.

La ricchezza di un paese, di una regione, di una provincia o di una comunità, “è la sua gente- spiega Sixto Raul Flores Delgado, responsabile tecnico di Calpex- se proviamo a confrontare chi lavora di più tra donne e uomini, risulta che è la donna alpaquera. Si sveglia alle quattro del mattino, ma questo non significa che la notte riposi: deve rimanere vigile perché al lato della casa stanno dormendo gli animali, e a volte possono arrivare le volpi. Prepara la colazione, fa il bucato, aiuta a pascolare, fila, tesse”. Chi amministra l’economia domestica? “La donna alpaquera. È lei che riceve il denaro per la vendita della fibra, e anche della carne, e la conserva. Se non è la donna ad amministrare, questa famiglia avrà dei problemi”, aggiunge e sottolinea Delgado. Quello che “vogliamo portare a queste comunità altoandine, che sono ancora profondamente patriarcali, sono processi di empowerment e di promozione della leadership femminile, oltre che tecnologie di miglioramento, a partire dalla tosatura meccanica- aggiunge il direttore di Iscos Emilia-Romagna- macchine e tosatori sono a disposizione di tutti gli associati, a dimostrazione che, lavorando insieme, c’è un margine maggiore nella fase di vendita”. Contestualmente, Iscos Emilia-Romagna sostiene gli allevatori anche in termini di riconoscimenti -ha sostenuto le associazioni di categoria nella proposta al governo peruviano di considerare l’allevamento di camelidi sudamericani un patrimonio culturale e naturale- e di acquisizione di certificazioni: Calpex, per esempio, è stata tra le prime tre realtà che hanno ricevuto un audit per ottenere la certificazione internazionale “Responsible Alpaca Standard” di Textile Exchange. “Negli ultimi anni i consumatori sono diventati più attenti ai temi della sostenibilità, e gli stessi alpaqueros hanno dovuto adattarsi– conclude Andrea Cortesi- il tracciamento di qualsivoglia azione non rientrava tra le loro abitudini, ma è ormai chiaro che godere di una maggiore conoscenza non è tradire una tradizione secolare, ma un modo per diventare protagonisti della propria vita”.

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