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Rientra in Italia il corpo di Giovanni Lo Porto, il cooperante innamorato del Pakistan

Rientrano oggi in Italia, dopo 4 mesi

Pubblicato:20-08-2015 13:19
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:30

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giovanni lo portoRientrano oggi in Italia, dopo 4 mesi di attesa, le spoglie del cooperante Giovanni Lo Porto, rapito nel 2012 in Pakistan e morto ad aprile scorso durante un’operazione americana di anti terrorismo. Ad annunciarlo una nota di Palazzo Chigi nella quale si sottolinea che il premier Matteo Renzi ha dato personalmente la notizia alla famiglia. Il presidente del Consiglio, infatti, “che ha seguito personalmente la vicenda”, ad aprile parlò così alla madre di Giovanni: “Signora, capisco il suo dolore. Suo figlio aveva la mia stessa età”.

Si chiude così la triste vicenda del cooperante “innamorato dell’Asia, della gente e del suo cibo”, rapito in Pakistan nei pressi del confine afghano il 19 gennaio del 2012, e infine rimasto ucciso da un drone statunitense ad aprile scorso.

Lo Porto aveva studiato alla London Metropolitan University, giovanni lo porto2ed era partito per il Pakistan con una Ong tedesca impegnata nella ricostruzione e nell’aiuto alla popolazione nella regione colpita dalla violenta alluvione del 2011, che uccise oltre 2mila persone. Fu proprio nell’edificio della sua Ong ‘Welt HungerHilfe’ (Aiuto alla fame nel mondo) a Multan, nel nord ovest, che un commando di quattro uomini lo prelevarono assieme al collega Bernd Muehlenbeck. Quest’ultimo ha conosciuto un destino più felice, poiché è stato liberato il 10 ottobre del 2014. Allora disse che Lo Porto era già stato trasferito da almeno un anno in un’altra località.


Fumosa infatti risulta la vicenda del sequestro Lo Porto: la prima rivendicazione giunse da Al Qaeda, la cui smentita però fu immediata. Le autorità internazionali hanno quindi attribuito la responsabilità ai miliziani del Tehrek-e Taliban (TTP), che però non lo hanno mai confermato. Il TTP è il principale gruppo armato islamista anti governativo che opera proprio lungo il confine con l’Afghanistan. Da non confondersi però coi talebani afghani del Mullah Omar, nome tornato di recente alle cronache mondiali, poichè la conferma della morte- avvenuta nel 2013 – è giunta da Kabul a fine luglio scorso.

Anche l’uccisione di Lo Porto è stata rivelata solo alcuni giorni dopo.paolo gentiloni Il raid aereo condotto dalla Cia nel 2015 nel quale, oltre al cooperante italiano, morì anche un ostaggio americano Warren Weinstein, ha provocato grande imbarazzo tra gli alti vertici del Pentagono e della Casa Bianca perché gli agenti della Cia coinvolti giustificarono il ‘tragico errore’ dichiarando che durante le “centinaia di ore di sorveglianza al compound” dei terroristi non era stata rilevata “la presenza di civili”. In quell’occasione, Obama porse le sue scuse ai famigliari del giovane originario di Palermo e garantì loro un risarcimento economico. Ma fece anche una ‘gaffe’ rivelata dal New York Times: il presidente, che aveva ricevuto il premier Renzi solo una settimana prima, il 17 aprile, pare fosse già a conoscenza dell’accaduto ma in quell’occasione non disse nulla al capo del Governo italiano.

La vicenda sollevò dure polemiche da parte delle opposizioni col Movimento 5 Stelle che chiese le dimissioni del premier mentre l’Esecutivo reagì annunciando tramite il capo della Farnesina Gentiloni l‘apertuta di un’inchiesta della Magistratura per fare luce sulle modalità del decesso.

Oggi, la nota del Governo dichiara di aver operato “affinché, dopo la sua tragica morte, fosse data a Lo Porto degna sepoltura” e conclude lanciando una proposta: “In memoria di Lo Porto e delle attività umanitarie da lui svolte saranno avviate iniziative di cooperazione nel campo dell’educazione e della formazione”.

Di Alessandra Fabbretti

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