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VIDEO | Il mondo della scuola in piazza in 60 città: “No a bozza piano settembre, servono più fondo”

Più soldi alla scuola, riduzione del precariato e classi con meno alunni in vista della riapertura a settembre: il mondo della scuola scende in piazza in 60 città d'Italia

Pubblicato:25-06-2020 17:29
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:33
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GENOVA – Mondo della scuola in piazza in 60 città d’Italia, questo pomeriggio, per protestare contro la bozza del piano di rientro per settembre circolata nei giorni scorsi. In piazza sono scesi genitori,  bambini, docenti e personale scolastico.

LA MANIFESTAZIONE A ROMA: “CHIAREZZA E FONDI DAL MINISTERO”

Più soldi alla scuola, riduzione del precariato e classi con meno alunni in vista della riapertura a settembre. È quello che chiedono in un’unica voce, da Piazza San Silvestro a Roma, studenti, dirigenti, professori e genitori che hanno partecipato all’appuntamento organizzato dal comitato ‘Priorità alla Scuola’ in 60 città italiane.


Tra le bandiere dei manifestanti, circa 300, sventolano le sigle dei Cobas e quella della Rete degli Studenti Medi, scesi in piazza per contestare le Linee guida stilate dal ministero dell’Istruzione per la riapertura delle scuole. “Il progetto del ministero lascia tutto nelle mani dei singoli istituti, ma l’autonomia ha distrutto le nostre scuole, bisogna tornare a lavorare insieme”, commentano due insegnanti. Secondo i manifestanti, infatti, le linee guida (di cui circola una bozza, il documento ufficiale non è stato ancora pubblicato), lascia tutta la responsabilità ai dirigenti scolastici e agli insegnanti.

Ci siamo stufati di dichiarazioni. Ci chiediamo com’è possibile mantenere la distanza nelle scuole pubbliche italiane- dichiara Daniele, della Rete Studenti Medi- Le linee guida sono vaghe e lasciano tutta l’organizzazione alle singole scuole. I dirigenti non si possono prendere la responsabilità della sicurezza. Servono chiarezza e fondi da parte del ministero“.

A chiedere più investimenti, in piazza, c’è anche l’ex ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti, dimessosi lo scorso dicembre proprio perché insoddisfatto dei fondi stanziati per la scuola. “Mi sono dimesso per una questione politica ma non smetterò mai di combattere per la scuola del nostro Paese, perché vorrei che la politica mettesse la scuola al centro di tutto- commenta l’ex ministro alla Dire- ma c’è ancora tempo per investire quei 3 miliardi che avevo chiesto. Abbiamo bisogno soprattutto di personale, i soldi per gli strumenti tecnologici li possiamo trovare. Abbiamo bisogno di una scuola di prossimità con classi più piccole. I nostri ragazzi si meritano una scuola migliore”.

Infine, sull’operato della ministra Azzolina, Fioramonti ha commentato: “Il problema è strutturale, ma la leadership può renderlo anche peggiore. La scuola è un sistema complesso. Nessuno ha la ricetta pronta”.

In piazza qualche bambino disegna su un foglio la scritta “vogliamo tornare a scuola“, mentre il microfono passa tra i vari relatori, soprattutto insegnanti e studenti. “È una manifestazione importante perché se non riparte la scuola non riparte il paese- commenta all’agenzia Dire il senatore Francesco Verducci, vicepresidente della settima Commissione Istruzione pubblica e beni culturali- Il costo della crisi non può ricadere sui giovani. Ci vogliono investimenti per i docenti, assunzione dei precari e classi meno affollate. La scuola va ripensata”.

LA MANIFESTAZIONE A GENOVA CON LA CAMPANELLA

A Genova, sotto la sede della Prefettura, si è svolta una manifestazione organizzata dal comitato “Priorità alla scuola”, a cui hanno aderito, tra gli altri, anche Flc Cgil, Gilda, Potere al popolo. Il simbolo della manifestazione? Bambini, genitori, docenti e personale scolastico si sono ritrovati insieme uniti per suonare la campanella. Una campanella che, spiega Ingrid Gallo, portavoce genovese del comitato, “vorremmo che a settembre suonasse per tutti i bambini. Ma, per il governo, la campanella è già suonata: è tardi, non c’è più tempo. Abbiamo aspettato per avere una bozza di piano scuola che contiene tutto quello che non volevamo leggere: ne chiediamo l’immediato ritiro”.

Per contro, prosegue Gallo, “avremmo voluto un massiccio intervento di edilizia scolastica, un ampliamento degli spazi, più assunzioni di docenti e personale Ata, per avere classi numericamente più ridotte ma in assoluta sicurezza. Un desiderio completamente disatteso”.

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