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“Ti lancio dalla finestra”: orrore in ospizio a Reggio Emilia, 13 indagati per maltrattamenti

Le operatrici, di età compresa tra i 35 e i 54 anni, tutte residenti in provincia di Reggio Emilia, ad eccezione di una 50enne modenese, sono ora indagate insieme alla coordinatrice della struttura.

Pubblicato:29-03-2018 11:57
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:42

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REGGIO EMILIA – “Stai fermo qua e aspetta la tua ora” o “Ti faccio volare fuori dalla finestra come Superman”. Queste ed altre come “Se parli ti metto la m…a in bocca”, erano le frasi rivolte da 13 operatrici sociosanitarie agli anziani che avrebbero dovuto assistere e tutelare in una struttura comunale in provincia di Reggio Emilia, convenzionata con il servizio sanitario nazionale ed accreditata alla cooperativa Coopselios.

Le operatrici di età che varia dai 54 anni per la più anziana ai 35 anni per la più giovane, tutte residenti in provincia di Reggio Emilia, ad eccezione di una 50enne modenese, sono ora tutte indagate insieme alla coordinatrice della struttura, una 35enne reggiana.

Per sei delle assistenti è scattata la misura cautelare della sospensione della professione di operatore sociosanitario per un periodo che varia dai sei ai 12 mesi per le posizioni più gravi.


Sono gli esiti dell’operazione “Pietas”, portata a termine alle prime luci di oggi dai Carabinieri reggiani, coordinati dal sostituto procuratore Maria Rita Pantani. Le indagini dei militari, partite delle denunce dai familiari di alcuni anziani ricoverati che avevano rilevato, nel corpo dei congiunti evidenti segni di violenza, sono state supportate anche da intercettazioni ambientali audio-visive.

Immagini che hanno dimostrato oltre ogni dubbio come molti ospiti anziani (alcuni ultra 80enni) e incapaci di provvedere a se stessi venissero vessati psicologicamente, maltrattati, picchiati, lasciati sporchi per diverse ore ed allontanati dal sistema di allarme per impedirne l’attivazione.

Pesantissime quindi le accuse rivolte alle 13 operatrici chiamate a rispondere del reato di maltrattamenti continuati, aggravati dal fatto di averli commessi nei confronti di persone incapaci di potersi difendere e nelle vesti di persone incaricate di un pubblico servizio. Indagata anche la coordinatrice della struttura accusata del reato di omissione di atti d’ufficio, per non aver denunciato all’autorità giudiziaria le violenze di cui era perfettamente a conoscenza.

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