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Processo Aemilia, Luigi Muto in aula: Mai conosciuto Grande Aracri

Due collaboratori di giustizia l'hanno indicato come uno dei quattro reggenti della cosca radicata in Emilia

Pubblicato:27-03-2018 16:50
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:41

giustizia
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REGGIO EMILIA – “Non so proprio cosa dovevo organizzare e con chi, visto che già prima di questi arresti non ho avuto a che fare con nessuno degli imputati”. Lo dice Luigi Muto, imputato nel processo di ‘ndrangheta Aemilia e indicato dai collaboratori di giustizia Salvatore Muto e Antonio Valerio come uno dei quattro reggenti della cosca radicata in Emilia. Con gli altri tre presunti nuovi capi però, nella prima udienza del rito abbreviato del processo partito questa mattina a Reggio Emilia per 24 imputati, Muto dichiara di non avere rapporti da anni.

“Con Antonio Crivaro- afferma- siamo amici di infanzia e non lo frequento più dal 2004, tranne che nelle aule di tribunale. Gianni Floro Vito lo conosco di vista e conosco anche i suoi fratelli, ma perché la sua famiglia aveva un negozio di scarpe in Calabria e ci andavamo da piccoli. Lo stesso vale per Carmine Sarcone: lo conosco da piccolino ed è pure un nostro parente per parte di sua mamma”.

Ma con tutti, dice Muto, “non ho mai avuto affari o interessi. Non ho i loro numeri di telefono, se li incontravo poteva essere in Calabria, ma per caso e non per organizzare proprio un bel niente. Io sono socievole con tutti, non so di quale affari e quali società racconta Valerio“.


L’imputato sostiene inoltre di non conoscere il boss di Cutro Nicolino Grande Aracri: “Non l’ho mai conosciuto e non ho mai avuto rapporti con lui. L’ho visto visto solo una volta al matrimonio della figlia con il mio amico di infanzia Giovanni Abramo. E’ stata l’unica volta che ho visto Grande Aracri in questa veste di suocero del mio amico“.

Le accuse dei collaboratori di giustizia contro di lui, per Muto sarebbero invece mosse nel caso di Valerio- che è suo cugino- da una vecchia ruggine per una questione di lavoro alla fine degli anni ’90. Dopo questo dissidio di lavoro l’ho evitato, non gli ho più parlato. Aveva astio con me. Penso che sia questo il motivo per cui dice tutte queste cose contro di me e la mia famiglia e lui è bravo a raccontare barzellette”. E il pentito Salvatore Muto?: “Sarà per un suo fatto personale, raccontare bugie è la loro via d’uscita”.

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