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Disabili, da Venosa a Bernalda un “viaggio a cavallo per autonomia”

A settembre la decima edizione del viaggio organizzato dai Padri Trinitari di Venosa e Bernalda

Pubblicato:31-08-2018 13:38
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:30
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ROMA – “Ogni viaggio è ‘Il Viaggio’, perché rappresenta difficoltà uniche legate al cambio di percorso che operiamo annualmente. Il suo vero significato è far conoscere alle persone che incontriamo lungo il percorso il problema della disabilità e la domanda che ci pongono i loro genitori: cosa faranno i nostri figli quando noi non ci saremo?”. È con queste parole che Francesco Castelgrande, responsabile dell’area di Terapia assistita con gli animali del Centro di riabilitazione e formazione dei Padri Trinitari di Venosa e Bernalda in Basilicata, descrive ‘Nike’, il progetto di viaggio a cavallo in tappe tra i due borghi promosso da dieci anni dall’istituto per dare alle persone con disabilità ospitate la possibilità di vivere un’esperienza unica di condivisione, incontro, contatto con la natura e sfida dei propri limiti.

Quest’anno il viaggio si svolgerà dal sabato 15 a venerdì 21 settembre, toccherà diverse città tra Basilicata e Puglia (Venosa-Lavello, Spinazzola, Castel del Monte-Andria, Gravina di Puglia, Matera, Ginosa, Montescaglioso e Bernalda) e coinvolgerà una ventina di ragazzi della struttura, che, aiutati da operatori e volontari, si alterneranno su sette cavalli per le oltre sei ore di cammino previste ogni giorno.

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COME NASCE L’INIZIATIVA


“Questa iniziativa, giunta alla sua decima edizione, nacque da un’idea dell’ex rettore del centro, padre Angelo Cipollone, che ha sempre creduto nell’ippoterapia, presente da quasi quarant’anni nella struttura, anche quando nessuno conosceva il significato di questo termine- racconta Castelgrande, coordinatore e realizzatore del progetto Nike- Padre Angelo si aprì a questa innovazione che era appena arrivata in Nord Italia, dove mandò alcuni operatori a formarsi. Quando iniziarono la costruzione della seconda casa a Bernalda- continua- nacque questa idea di congiungere con un ponte ideale le due strutture, esplorando tutti gli anni dei percorsi diversi”.

LA PREPARAZIONE AL VIAGGIO

Sole, pioggia, vento. La carovana Venosa-Bernalda affronterà, nei circa 230 chilometri di cammino previsti in questa decima edizione, le condizioni metereologiche variabili di fine estate in tutta sicurezza, grazie all’attento e lungo lavoro di scelta del percorso svolto dagli operatori e all’allenamento quotidiano dei ragazzi: “Prepariamo i nostri ragazzi un anno prima della partenza– spiega Castelgrande-. Tutti i giorni si allenano per tre ore sul cavallo. Scegliamo tratturi percorribili in sicurezza, è un lavoro lungo che dura tre o quattro mesi, a volte anche di più. È complesso organizzare questi viaggi- sottolinea- bisogna attraversare i percorsi a cavallo e trovare persone del posto in grado di indicare i sentieri migliori. È un viaggio molto ambito a cui spesso si uniscono dei volontari, ma si tratta di un trekking riservato a persone che hanno molta esperienza e sanno stare in natura. Per questo non formiamo mai gruppi estesi”.

Protagonisti della cavalcata saranno i ragazzi con disabilità, stimolati ad oltrepassare gli ostacoli incontrati lungo il percorso: “Ogni difficoltà superata è una grande vittoria, per questo il progetto è soprannominato Nike (dea greca della vittoria, ndr)- chiarisce Castelgrande-. Sono una decina i ragazzi che partecipano da anni, ma in ogni edizione all’interno del cammino riabilitativo di tutti gli ospiti, diamo la possibilità di far entrare altre persone in questa cerchia di ragazzi selezionati. Quest’anno, ad esempio, parteciperà uno dei nostri ospiti più piccoli che sta seguendo la terapia con animali a Bernalda, in un percorso uno a uno con la sua educatrice ed istruttrice, che lo accompagnerà nel corso di tutto il viaggio”.

A garantire la sicurezza di questi speciali cavalieri, anche le pattuglie ippomontate dei carabinieri forestali di Puglia e Basilicata, che, come ogni anno, scorteranno a cavallo il gruppo, tra boschi, tratturi e percorsi frequentati dalle auto, mettendo anche a disposizione lungo il percorso le stazioni forestali.

LA GIORNATA TIPO

I tempi della carovana saranno scanditi da una vera e propria tabella di marcia: “Si inizia la giornata con la sveglia alle 6,30, si fa colazione e si mettono a posto i cavalli per partire intorno alle 8,30 o più tardi, in base alla lunghezza del percorso- spiega Castelgrande-. Dopo un cammino di tre-quattro ore, si fa una pausa pranzo caratteristica: un nostro collega partirà con un pulmino e ci raggiungerà nei posti più impensabili per portare pasti caldi, preparati dalle nostre donne in cucina. Dopo questa pausa, magari da passare in qualche masseria per rilassarci e far bere i cavalli, si riparte intorno alle 14-14,30 per arrivare nei paesi alle 17,30-18, dove la cittadinanza ci aspetta, a volte con la banda, a volte con tamburi o personaggi in costumi d’epoca tipici”.

La tappa più bella quest’anno sarà quella tra Spinazzola e Castel del Monte, il 17 settembre: “A Castel del Monte, per volontà del rettore padre Gino Buccarello, ci sarà un grosso momento di socializzazione tra i ragazzi e una compagnia di cavalieri che, in abiti federiciani, rievocheranno lotte, duelli, giostre– racconta il coordinatore del progetto- Allo spettacolo parteciperanno i nostri ragazzi e i ‘Cavalieri di Bianca Lancia‘, capeggiati dal carabiniere forestale Francesco D’Andrea, per festeggiare in maniera particolare il nostro decimo anno di cammino”.

AUTONOMIA E ATTENZIONE: DISABILI PROTAGONISTI DELL’INTEGRAZIONE

“Quando portiamo i ragazzi in giro a visitare i cavalli li trattiamo in modo particolare, dedicando loro molte attenzioni- racconta Castelgrande-. La cosa più bella che accade in questo viaggio- sottolinea- è che le attenzioni le hanno i ragazzi verso i bambini delle città dove facciamo tappa. Scendono da cavallo e se qualche bambino vuole provare a montare a cavallo, loro stessi li aiutano, diventando istruttori. Si integrano talmente bene nel tessuto sociale che diventano attenti nei confronti degli altri, veri e propri protagonisti”. Un cammino fisico faticoso che diventa percorso verso l’autonomia della persona con disabilità, sempre a partire dal rapporto col cavallo: “Sono i ragazzi che li sellano, gli danno da mangiare, li preparano. Noi operatori diamo loro l’autonomia, questo è il nostro compito maggiore: renderli autonomi e far sì che possano provvedere sia al cavallo che a loro stessi”.


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