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ROMA – Trecentotredici milioni di dollari per finanziare il Piano di risposta umanitaria per il 2018 (2018 Humanitarian Response Plan), pensato per assistere 940mila persone: è la richiesta ai “donatori internazionali” formulata da Maria Ribeiro, coordinatrice della Missione di supporto umanitario Onu per la Libia (Unsmil).
Il Piano, a cui partecipano 21 organizzazioni nazionali e internazionali, si articola il 71 progetti con cui intervenire in tre macro aree: protezione dei diritti umani, accesso ai servizi di base e rafforzamento della risposta umanitaria. I gruppi target dei programmi saranno principalmente quelli più vulnerabili: sfollati interni, rimpatriati e stranieri in condizione di indigenza come migranti, rifugiati e richiedenti asilo.
“Le difficoltà che la popolazione sta affrontando in Libia nel provvedere alle necessità quotidiane sono concrete e dobbiamo tutti essere consapevoli che non agire avrà un prezzo in termini di vite umane”, ha detto Ribeiro la settimana scorsa a Tripoli presentando il Piano, insieme al primo ministro del governo di unità nazionale Fayez Al-Sarraj e all’inviato speciale Onu per la Libia, Ghassam Salamé.
I fondi richiesti per l’anno corrente sono oltre il doppio di quelli del 2017: 151 milioni di dollari. Secondo Unsmil ad oggi è molto più difficile trovare cibo, acqua potabile, servizi igienico-sanitari, carburante, elettricità e scorte di farmaci. Di fronte a questa situazione, ha assicurato Salamé, “stiamo mettendo a disposizione tutte le risorse che l’Onu possiede”. La fine del regime di Gheddafi nel 2011 è stata seguita da nuove violenze tra gruppi armati, che sottraggono il controllo di varie regioni aree e risorse del Paese al governo di Tripoli, formatosi sotto l’egida delle Nazioni Unite.
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