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Quirinale game: sussurri Dem… dal casino a Casini, ora è il momento

L'editoriale del direttore Nico Perrone

Pubblicato:28-01-2022 17:05
Ultimo aggiornamento:28-01-2022 17:58

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ROMA – Il presidente uscente Mattarella come ultima spiaggia. Nel mezzo, dando per assodato che il premier Draghi se ne resterà a Palazzo Chigi fino alla fine della legislatura (dopo chissà, magari alla Presidenza della Commissione europea nell’ottobre del 2024 quando scadrà Ursula von der Leyen), “dal casino in cui siamo finiti solo Casini, Pier Ferdinando, ci potrà tirar fuori“, scherza un parlamentare di lungo corso di area centrosinistra.

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Dopo la magra figura della presidente del Senato, Elisabetta Casellati, che non è riuscita a farsi votare da tutto il centrodestra, nella coalizione si litiga di brutto. Il leader della Lega, Matteo Salvini, garantisce che i suoi hanno votato compattamente per Casellati, mentre Giorgia Meloni scaglia i suoi Fratelli d’Italia contro Forza Italia e i vari cespugli centristi: “Fratelli d’Italia anche alla quinta votazione si conferma come partito granitico e leale. Anche la Lega tiene – ha detto – non così per altri. C’è chi in questa elezione, dall’inizio ha apertamente lavorato per impedire la storica elezione di un presidente di centrodestra. Le decine di milioni di italiani che credono in noi non meritano di essere trattati così. Occorre prenderne atto, e ne parlerò con Matteo Salvini, per sapere cosa ne pensa”.

Insomma, Meloni punta a far saltare il banco della maggioranza, costringere Salvini a sfilarsi dal Governo per arrivare alle elezioni anticipate il prima possibile. Pure il Cavaliere Berlusconi oggi si era spinto a chiedere di votare compattamente Casellati, ma molti dei suoi, a quanto si è visto, se ne sono infischiati. Che farà adesso il centrodestra alla sesta votazione prevista per stasera?

La presidente del Senato, insistono più voci, vuole che si continui a votarla. “Visto il flop – dice una senatrice di centrodestra – sarebbe una mossa stupida, non penso che i leader decideranno di insistere”. Per i tanti ‘cespugli’ che affollano il centro politico “dopo Casellati c’è solo Draghi”, dice Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia e leader con Giovanni Toti di Coraggio Italia. Scoppia pure una lite alla Camera dei Deputati che spiega il forte nervosismo nel centrodestra: “Ecco, sei contento? Stai già festeggiando?”. Ignazio La Russa attraversa il Transatlantico dopo il voto che ha sancito la sconfitta di Elisabetta Casellati. Incrocia Giovanni Toti e lo apostrofa. Il sospetto è che siano mancati i voti dei centristi di Cambiamo. “No, no – risponde Toti – vi lascio andare avanti…”. C’è tensione, sorrisi amari. La Russa prende un corridoio, parla e assicura ai cronisti che in Fdi hanno votato “compatti per Casellati”. Chi ha tradito? “Guardate tra i centristi e in Forza Italia”, risponde La Russa.

Per molti parlamentari a questo punto una possibile mediazione tra tutti i partiti, comunque non scontata, si potrà trovare solo al centro, e tutte le voci su questa ipotesi indicano il nome di Pier Ferdinando Casini. Lanciato subito da Matteo Renzi, leader di Italia Viva, finora è stato stoppato da una parte e dall’altra: per il centrodestra è stato eletto dal Pd, mentre tra i Dem non va giù proprio il fatto che sia uscito targato Renzi. Ma è proprio tra i Democratici che qualcuno comincia a sussurrare, ed è un sussurro di più voci: “Occhio a Casini, ora è venuto il suo momento”. Dovesse saltare anche lui ci sarebbe, appunto l’ultima spiaggia: il bis di Sergio Mattarella.

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