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Stop al prelevamento di Mattia, dal Cav di Napoli un ‘modello di azione’ sul Tribunale

In questo caso si è rivelato decisivo 'un modello di azione extragiudiziale' condotto dalla rete dei Centri anti-violenza Napoli

Pubblicato:26-10-2023 11:41
Ultimo aggiornamento:26-10-2023 11:41
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giustizia-tribunale
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ROMA – Il 19 ottobre la Corte d’Appello di Napoli sospendeva il decreto di prelevamento coatto e collocamento in casa famiglia per il piccolo Mattia, che ha passato giorni nella paura nella casa dove vive con la mamma e la nonna materna. L’azione sinergica di avvocati, centri antiviolenza, stampa, associazioni, mondo dei social ha portato in una manciata di ore ad accendere i riflettori sul caso del piccolo che, in nome di una Ctu, il tribunale voleva togliere a sua mamma considerandola ostativa. E proprio in questo caso si è affermato e rivelato decisivo ‘un modello di azione extragiudiziale’ condotto dalla rete dei Centri anti-violenza Napoli in stretta collaborazione con il centro studi e ricerche Protocollo Napoli le cui competenze tecniche specifiche sono rivolte al contrasto della vittimizzazione secondaria istituzionale.

La prima azione è stata una lettera al tribunale civile in cui abbiamo analizzato la Ctu. Il rifiuto del bambino nella perizia non era analizzato e si invitava il giudice ad indagarlo, era quello l’elemento centrale di tutta la storia- spiega alla Dire Rosa Di Matteo, responsabile della rete Cav- e di fronte poi al decreto di prelevamento coatto abbiamo fatto un’azione congiunta con Protocollo Napoli rivolta alla società civile in modo di informare anche i cittadini e non solo gli addetti ai lavori”. Ecco quindi che parte l’iniziativa di una “mail bombing” indirizzata al sindaco di Ischia, sia come responsabile della salute del cittadino sia in quanto affidatario del bambino come da decreto del tribunale di Napoli. Mi risulta siano piovute più di 400 mail”. E poi la stampa e l’azione social con, ad esempio, la diffusione capillare del “Comitato Madri Unite contro la violenza istituzionale”.

Successivamente “è seguita un’ulteriore iniziativa di una lettera in nome dell’ordinanza della Cassazione 9691 (che vieta il prelevamento coatto dei minori in nome dell’alienazione parentale perchè fuori dallo Stato di diritto, ndr) indirizzata a servizi sociali, forze dell’ordine e sindaco invitando tutti a preservare la salute del bambino evitando azioni di forza. Intorno a noi si era formato un movimento d’opinione”, racconta Rosa Di Matteo che ricorda con tutti i sentimenti, di angoscia, paura e speranza quei difficili momenti.


“Alla fine, nel fare convulso dei tempi stringenti che preludevano ad una improvvisa incursione delle forze dell’ordine nella casa del bambino, si è giunti alla terza iniziativa. Ovvero di scrivere, come responsabile del Centro anti-violenza, al Presidente della Corte di appello di Napoli una missiva in cui oltre a chiedere un intervento di sospensione dell’azione forzosa in corso, ci si appellava anche alla legge Cartabia che obbliga all’ascolto del minore”.

Una serie di azioni che nella sua vita Rosa di Matteo, quale responsabile di un centro anti-violenza a partire dall’istituzione del primo Cav di Napoli nella sede del comune del capoluogo campano, ha sempre rivendicato. “Sin dal 2016 ho sempre chiesto e segnalato l’ascolto del minore e fatto segnalazioni ai Tribunali“. Da qui l’appello per tutti i Cav: “Questo è un tema che non ha una sola matrice, ma tante. La partecipazione alla soluzione non può essere relegata a una sola entità. Il Cav si deve fare promotore dell’informazione di quello che accade nei tribunali e anche di un’azione diretta, quando ve n’è necessità, come in questo caso, ponendosi come interlocutore privilegiato delle istituzioni, perché noi la violenza la conosciamo bene e la guardiamo in faccia. L’azione del Cav non deve essere assistenzialismo, o solo supporto psicologico o legale, ma azione politica e di giustizia, dobbiamo essere soggetti di trasformazione sociale”.

Quel 19 ottobre Di Matteo è in metro quando il suo cellulare “frigge”, come ricorda, prima perchè sembra tutto perduto e poi perché arriva lo stop al prelevamento di Mattia. “Quando mi hanno dato la notizia- ricorda Rosa- ho pianto“.

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