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A causa del conflitto armato le scuole sono chiuse anche a Port Sudan (ma qualcuna riaprirà lunedì)

Le fonti dell'agenzia 'Dire' nella città in riva al mar Rosso: "I bambini sarebbero dovuti tornare in classe a inizio settembre"

Pubblicato:26-09-2023 11:03
Ultimo aggiornamento:26-09-2023 11:04

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(Foto credits Ocha)

ROMA – Alcune università e istituti privati riapriranno lunedì prossimo ma le scuole, che in molti casi sono state trasformate in rifugi per persone costrette a lasciare le proprie case dai combattimenti, restano chiuse: questa la situazione a Port Sudan, descritta da fonti dell’agenzia Dire dalla città che si affaccia sul mar Rosso.

CONFLITTO TRA ESERCITO E PARAMILITARI

Il contesto è quello di un conflitto armato in corso da aprile che ha già spinto alla fuga, spesso anche all’estero, oltre quattro milioni di persone. Molte di loro sono arrivate a Port Sudan, perché la città è stata finora perlopiù risparmiata dai combattimenti, concentrati nell’area della capitale Khartoum e nella regione occidentale del Darfur, all’estremità opposta del Paese. Le preoccupazioni sono cresciute però la settimana scorsa, con notizie di scontri tra unità dell’esercito fedele al generale Abdel Fattah Al-Burhan e milizie legate ai Beja, una comunità locale. Un suo capo, Shibah Dirar, ha comunque riferito in un’intervista all’emittente saudita Al-Hadath che sostiene i soldati nella lotta contro i paramilitari delle Forze di supporto rapido del rivale di Al-Burhan, il generale Mohamed Hamdan Dagalo. “Ci sono dinamiche ed equilibri locali da tenere conto”, avvertono da Port Sudan, “ma nel giro di una notte tutto di solito finisce”.


BAMBINI SENZA TREGUA

È invece emergenza vera quelle delle scuole. “Avrebbero dovuto riaprire a inizio settembre”, riferiscono alla Dire, “e la ripresa delle lezioni ora riguarderà solo istituti e università private”. L’istruzione è una delle vittime del conflitto in Sudan. Secondo l’Onu, almeno 89 scuole in sette diverse regioni del Paese sono state convertite in rifugi per persone sfollate. Di recente, dirigenti del Comitato degli insegnanti sudanesi hanno riferito che circa 300mila docenti non ricevono il loro stipendio da marzo, dunque dall’inizio del conflitto civile.

SONO BENVISTI I “KAWAJA”, I “BIANCHI”

A causa dell’offensiva del Forze di supporto rapido a Khartoum il governo guidato da Al-Burhan ha trasferito i suoi ministeri a Port Sudan. Secondo le fonti della Dire, anche per questo la sicurezza in città è garantita. “Si può uscire a piedi e anche in tuk-tuk” riferiscono da Port Sudan accennando ai taxi ai tre ruote, “magari con maggior cautela la sera, quando ci sono comunque check-point militari”.
Tra i problemi c’è l’inflazione, con il carovita che colpisce perfino la piccola comunità straniera composta da funzionari delle Nazioni Unite e cooperanti di ong umanitarie. Le fonti riferiscono che i cosiddetti “kawaja”, i “bianchi”, sono benvisti, ma che anche per loro “al mercato nero per un euro servono 900 sterline sudanesi e non più 600, come in banca”.

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