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Crisi, un imprenditore in sciopero della fame da tre giorni davanti a ministero Giustizia

La storia di un 55enne originario di Cava de’ Tirreni (Salerno) che digiuna da giorni per denunciare "un caso di malagiustizia"

Pubblicato:26-09-2020 12:31
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:57

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ROMA – In protesta davanti al ministero della Giustizia e in sciopero della fame da tre giorni (oggi è il quarto) per denunciare “un evidente caso di malagiustizia“. E’ la storia di un imprenditore 55enne originario di Cava de’ Tirreni (Salerno) con un’impresa edile “ormai fallita a Roma”. L’uomo, che racconta la sua storia all’Agenzia Dire, si definisce “in coma giuridico” e sosta davanti al ministero da più di tre giorni “per avere giustizia, ormai ho perso tutto“.


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Tutto nasce quando, in qualità di imprenditore, l’uomo acquista un terreno per la realizzazione di cinque villette in Toscana. Una volta iniziati i lavori “mi viene detto che il lotto non sarebbe conforme ai permessi rilasciati”. Le operazioni vengono dunque sospese ma il venditore del lotto ottiene la provvisoria esecuzione per quanto ancora gli era essere dovuto e chiede il fallimento della società. Gli viene concesso e per il 55enne è l’inizio di un lungo declino, anche perchè contestualmente l’azienda aveva acquistato anche dei terreni in Sardegna per sei immobili da ristrutturare e rivendere.


“Ho dovuto avviare un contenzioso col subappaltatore per lavori eseguiti non a regola d’arte- spiega- ma nei miei confronti sono scattate minacce e aggressioni della mia controparte”, fino ad arrivare a tre incendi degli immobili. Inutili le denunce depositate alla Procura di Tempio nel 2015, che avanza due richieste di archiviazione più una terza non ancora notificata. L’imprenditore si trova dunque senza immobile e la Procura della Repubblica, “pur avendo individuato i responsabili, non ha emesso alcun provvedimento a mia tutela. Ho un figlio e mia moglie ha problemi di salute– sottolinea- così non posso andare avanti. La giustizia ha fatto un autogol e ora deve porre rimedio, non posso passare da vittima a responsabile. Siamo alla follia più totale. Ieri sera la segreteria del capogabinetto del Ministero mi ha incontrato e mi ha detto che effettivamente hanno rilevato che c’è qualcosa che non va. Chiedo dunque che vengano attivate al più presto delle ispezioni ministeriali– conclude- perchè i miei tempi purtroppo non coincidono con quelli del Ministero. Intervenire è una loro responsabilità”.

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