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L’altolà degli avvocati di Anf: “Le trattazioni scritte svuotano le aule dei Tribunali, a rischio diritto difesa”

Troppe udienze che saltano per via della modalità della trattazione scritta, l'associazione Anf non ci sta: "Il processo dal vivo e a voce fa la differenza, di questo passo si rischia di compromettere il diritto di difesa"

Pubblicato:16-04-2024 15:57
Ultimo aggiornamento:16-04-2024 15:57

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BOLOGNA – “Nel corso di questo anno abbiamo assistito alla desertificazione dei Tribunali e non per il numero delle cause, ma perchè è diventato difficile partecipare all’udienza per le scelte della trattazione scritta e questo comporta una riflessione accurata su cosa un processo ci deve dare”. E soprattutto sul rischio di non cadere in una ‘compressione’ del diritto di difesa. Perchè “in un processo l’aspetto dialogico del contraddittorio orale ha sempre costituito la reale differenza nella fase finale della decisione”. Insomma, confrontarsi ‘dal vivo’ conta eccome e fa la differenza. Per cui riteniamo “una esagerazione, non dico un abuso, l’allontanamento del difensore dallo spazio fisico dell’aula di giustizia: questo potrebbe comportare una compromissione del diritto di difesa in generale“. E’ il monito portato oggi in commissione Giustizia alla Camera da Giampaolo Di Marco, segretario dell’Associazione nazionale forense (Anf) nell’ambito delle audizioni sullo schema di decreto legislativo in tema di efficienza del processo civile, la revisione della disciplina degli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie e misure urgenti di razionalizzazione dei procedimenti in materia di diritti delle persone e delle famiglie nonché in materia di esecuzione forzata.

Di Marco ha esordito avvertendo che “la riforma del processo non sta traguardando l’obiettivo prefissato. Da molti, troppi anni si incide sul rito, ma ci si dimentica che un processo è fatto anche di organizzazione, di strutture e sappiamo quanto sia carente il sistema giustizia anche da questo punto di vista”. Poi, nel dettaglio di una delle questioni ‘chiave’: “C’è un diritto all’udienza che non è surrogabile sempre attraverso la trattazione scritta“, ha detto Di Marco consegnando alla commissione anche un elenco di 17 proposte specifiche.

Tra l’altro, “allontanare il difensore dall’udienza” e far “comparire il cittadino solo per un tentativo di conciliazione sembra quasi creare un cortocircuito sulla figura giurisdizionale del magistrato chiamato a decidere”, ha avvertito ancora Di Marco. In altre parole, c’è un ‘rischio’ nel condensare in un unico momento la fase in cui il cittadino si presenta assieme al suo avvocato davanti al giudice e solo per una sorta di tentativo di conciliazione lasciando il resto delle questioni in ballo alla trattazione scritta. “Il sistema dialogico non può essere abbandonato in questo momento: c’è bisogno della frequentazione dell’udienza”, ha ribadito il segretario generale dell’Anf aprendo anche all’uso della telematica “purchè funzioni” come deve e come non è successo negli ultimi sei mesi.


In generale, se si apre una riflessione sui correttivi possibili “occorre essere coraggiosi e andare oltre il limite stesso dato dal testo del correttivo che si sta analizzando. Abbiamo sollecitato più e più volte l’apertura di un tavolo per mettere insieme tutta l’avvocatura che è unanime nel ritenere che ci sono interventi necessari e improcrastinabili da fare” e su cui Di Marco è tornato a chiedere una disponibilità appunto per discutere di tutti i correttivi che servono. “Noi riteniamo in generale che si possa ripensare il modello di processo che ci trasciniamo da moltissimi anni intervenendo con diversa intensità e diversa misura, anche in via temporale, pensando alla organizzazione della giustizia che oggi è ancora complessa ma che dietro l’efficienza tende a voler essere semplificata” e ad esempio si è visto che “avere già un processo alle spalle quando si va davanti al giudice” è un tipo di meccanismo che non “ha dato buona prova di sè”.

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