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PALERMO – Un morto e un ferito. Questo il bilancio della sparatoria avvenuta nel quartiere Sperone di Palermo. La vittima si chiamava Giancarlo Romano. L’uomo è stato raggiunto da diversi colpi d’arma da fuoco: per lui non c’è stato nulla da fare, i medici del 118 giunti sul posto non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso.
Sono tre i fermati a Palermo per la sparatoria. I provvedimenti sono stati emessi dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia. I tre sono ritenuti responsabili di omicidio, tentato omicidio, tentata estorsione e porto abusivo d’arma da fuoco, reati aggravati dal metodo mafioso.
Ci sarebbe un tentativo di estorsione sui proventi illeciti del mondo delle scommesse clandestine dietro alla sparatoria. Il conflitto a fuoco è avvenuto in via XXVII maggio ma poco prima c’era stata un’altra sparatoria all’interno di una sala scommesse di corso dei Mille, nella quale erano rimasti feriti un cliente e uno dei tre fermati di oggi dalla Dda, C.M., di 55 anni, considerato dalla polizia l’uomo che ha poi sparato a Romano. Il contrasto tra le due fazioni sarebbe nato da un debito maturato dal 55enne nei confronti di Romano.
Gli agenti della squadra mobile di Palermo sono riusciti a ricostruire i fatti attraverso le immagini degli impianti di videosorveglianza della zona. Il quadro è stato completato dal ritrovamento, nel corso di alcune perquisizioni, di due armi utilizzate negli scontri a fuoco.
Le indagini sono condotte dalla squadra mobile: sul luogo degli spari anche la Scientifica per i rilievi. La sparatoria è avvenuta nella zona di via XXVII maggio. Nella sparatoria è rimasta ferita un’altra persona, A.C., di 29 anni, al momento in pericolo di vita dopo essere stata ferita all’addome e alla testa. Il ferito è tra i destinatari del fermo.
“Il quartiere è scosso, sembra di essere tornati agli anni Novanta che avevamo dimenticato: c’è tensione e paura”. A parlare con la Dire è don Ugo Di Marzo, sacerdote della parrocchia Maria Santissima delle Grazie-Roccella, a Palermo, all’indomani del delitto a colpi d’arma da fuoco avvenuto in pieno pomeriggio.
“Un’azione fatta mentre la gente torna a casa dal lavoro e le mamme vanno a prendere i figli nelle varie attività sportive pomeridiane – evidenzia il sacerdote -. Una sparatoria da far west, mi chiedo cosa stia accadendo”. Il sacerdote poi aggiunge: “In un primo momento si è parlato di una vicenda di droga e si è subito puntato il dito sul quartiere ma lo Sperone non è sinonimo di spaccio – continua -, purtroppo è luogo di malaffare ma ci sono tante persone perbene”.
La paura ora è che l’omicidio di via XVII maggio porti dietro di sé altri episodi violenti: “Non si inneschi una spirale di odio – è l’appello di don Di Marzo -. Nessuno ha il diritto di togliere la vita agli altri”.
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