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di Marianna Gianforte
ROMA – Centinaia di persone hanno preso parte ieri mattina alla manifestazione organizzata alla villa comunale, di fronte alla sede del Consiglio regionale, dalle associazioni dei familiari delle vittime del sisma del 6 aprile 2009 dopo la sentenza del tribunale civile dell’Aquila dell’11 ottobre che, oltre a indicare le responsabilità civili di due ministeri (Interni e Infrastrutture) e degli eredi dei costruttori, individua la corresponsabilità al 30% anche di alcune delle vittime del crollo del palazzo di via Campo di Fossa: una condotta “incauta” la loro, secondo la giudice Monica Croci (nei giorni scorsi trasferita al tribunale penale), in quanto sarebbero de facto ‘rei’ di essere rimasti a dormire nelle loro stanze nonostante le due precedenti forti scosse.
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Oltre alle associazioni aquilane, ai cittadini, alle rappresentanze di tutte le parti politiche, a diverse società sportive e a tante espressioni della comunità aquilana, hanno partecipato anche i rappresentanti di alcuni comitati nati in Italia dopo le tragedie avvenute ‘per responsabilità umana’ e che hanno colpito famiglie e lavoratori: crollo del ponte Morandi a Genova, valanga di Rigopiano (Pescara), l’inquinamento dell’Ilva di Taranto, la tragedia di Viareggio.
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Ad aprire la manifestazione, ieri mattina, Vincenzo e Federico Vittorini, padre e figlio, che dai crolli del terremoto furono gli unici della loro famiglia a sopravvivere. “Colpevoli della propria morte? Uno schifo assoluto“, ha detto Vittorini.
Il sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi non era presente ma ha fatto avere una sua lettera di vicinanza: “Confermo i sentimenti di vicinanza nei confronti di tutti i parenti delle vittime- scrive Biondi- Ritengo, al contempo, doveroso, sottrarre l’istituzione che rappresento dal giudizio verso l’operato di un’altra istituzione, indipendente, dello stato di diritto e custode del potere giudiziario, sancito dalla nostra Costituzione.
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