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I detenuti vestono i frati: il carcere di Castelfranco cuce il saio, “unici in Italia”

La sartoria gestita dalla coop Giorni Nuovi cura anche le lavorazioni per conto terzi. E pure Zuppi 'partecipa'

Pubblicato:23-10-2023 17:32
Ultimo aggiornamento:23-10-2023 17:34
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MODENA – “Il diavolo veste Prada, ma i detenuti vestono i frati”. Lo dicono alla casa di reclusione di Castelfranco Emilia, dove da alcuni mesi è attivo un laboratorio sartoriale che produce abiti da frate, a partire dal classico saio francescano. Risulta l’unica struttura carceraria italiana a produrre questo tipo di abbigliamento, tra l’altro, e l’iniziativa è della cooperativa sociale Giorni Nuovi di Modena (iscritta a Confcooperative Terre d’Emilia), costituita nel 2015 da cinque persone che prestano volontariato nelle carceri modenesi da una dozzina d’anni. “Un detenuto originario del Gambia, che nel suo paese aveva imparato il mestiere di sarto, confeziona il saio francescano in collaborazione con due sarte volontarie”, spiega il presidente di Giorni Nuovi, Francesco Pagano, aggiungendo: “Il tessuto lo compriamo a Modena e a Carpi, i clienti invece sono frati di vari conventi italiani. L’idea di produrre il saio ci è stata suggerita dal cappellano della casa di reclusione di Castelfranco, che è un frate francescano“. Oltre ai sai, il laboratorio confeziona camicine da battesimo in cotone, rifinite con pizzo di prima qualità e ricamo con filo d’oro. I clienti di questo prodotto sono le parrocchie di tutta Italia, che acquistano attraverso lo shop online di Giorni Nuovi. Nell’istituto di Castelfranco saranno presto realizzati altri paramenti, fra l’altro, come tuniche per la prima comunione e per i diaconi. 

E INTANTO CONTINUA LA PRODUZIONE DI OSTIE, TARGATE “ZUPPI”

La sartoria gestita da Giorni Nuovi cura intanto anche lavorazioni per conto terzi, tra cui un cuscino devozionale a forma di croce commercializzato da un’azienda scozzese, copriamboni ricamati e portachiavi a tema religioso. Senza scordare che nella casa di Castelfranco, da tre anni e mezzo, funziona a pieno ritmo un ostificio, un laboratorio per la produzione di ostie e particole. La “fabbrica” comprende un’impastatrice, una macchina per le cialde, un umidificatore, una taglierina e una sigillatrice. Alla produzione lavorano due detenuti, assunti dalla cooperativa: entrambi sono impegnati quattro ore al giorno. Le materie prime sono farina doppio zero e acqua. Sempre ispirati da don Oreste Benzi (“L’uomo non è il suo errore”), soci e volontari di Castelfranco spiegano inoltre che la produzione quotidiana è di 25 pacchi da 500 particole e 15 confezioni da 25 ostie usate dal celebrante. “Sembra un lavoro facile, invece richiede molta attenzione e scrupolo”, sottolinea ancora Pagano, aggiungendo che lo stesso arcivescovo di Bologna, Matteo Maria Zuppi, ha finanziato l’acquisto dei macchinari, successivamente donati al carcere dalla cooperativa. 


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