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Uccise la sorella, Alberto Scagni di nuovo picchiato in carcere

La violenza ieri sera nel penitenziario di Sanremo. Scagni era già stato picchiato recentemente nel carcere di Marassi

Pubblicato:23-11-2023 12:18
Ultimo aggiornamento:23-11-2023 12:18
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GENOVA – Alberto Scagni nuovamente picchiato in carcere. Secondo quanto denunciato dal Sappe e dalla Uilpa, il 42enne, condannato a fine settembre a 24 anni e sei mesi di carcere per avere ucciso la sorella Alice, ieri sera è stato sequestrato e malmenato da due compagni di cella nel penitenziario di Valle Armea, a Sanremo. Poco più di un mese fa, Scagni era già stato picchiato nel carcere di Marassi, a Genova.

“Ieri sera, due detenuti marocchini hanno tenuto in ostaggio un altro detenuto, italiano e condannato per avere ucciso la sorella a Genova, torturandolo per ore, fin quasi a ucciderlo- denuncia il segretario regionale del Sappe per la Liguria, Vincenzo Tristaino- nella stessa cella, un altro ristretto, italiano, è stato tenuto sotto minaccia e chiuso in bagno”. Secondo quanto spiegato dal sindacato autonomo della Polizia penitenziaria, i due autori della violenza erano “in stato alterato per aver assunto alcool fatto in modo artigianale in cella macerando la frutta e hanno anche spaccato tutta la cella”.

Scagni è stato ricoverato in ospedale con ferite, anche da taglio, e contusioni in tutto il corpo. Il magistrato di turno e il direttore della casa circondariale hanno disposto l’ingresso in cella della Polizia penitenziaria, che è intervenuta con la forza per salvare Scagni. “Hanno evitato morte certa- sostiene il segretario regionale della Uilpa, Fabio Pagani- solo grazie all’ingresso in cella della polizia penitenziaria si è evitato un brutale omicidio“. Nella concitazione dei fatti, sarebbe stato ferito anche un poliziotto.


Il Sappe denuncia che “la situazione interna al carcere di Sanremo, con oltre 290 detenuti presenti, è diventata invivibile“, e punta il dito contro “l’inerzia della direzione della Casa circondariale di Sanremo, che sta facendo orecchie da mercante su tutto quando sta accadendo al suo interno”. Per il sindacato, “sarebbe il caso che il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria pensasse di avvicendare i vertici della Casa circondariale, poiché stanno facendo vivere al proprio personale di Polizia penitenziaria giorni e giorni di malessere psicofisico e mentale”. Il segretario generale del Sappe, Donato Capece, chiede alle “autorità ministeriali di intervenire con la massima sollecitudine, con un’ispezione interna e con l’avvicendamento del direttore e del comandante del reparto di Polizia penitenziaria, che non sono in grado di fare fronte alle costanti e quotidiane criticità”.

La Uilpa sottolinea “la perdurante emergenza penitenziaria, sotto gli occhi di tutti tranne che del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e del governo Meloni, fatta di sovraffollamento detentivo, insufficienza degli organici del personale, inadeguatezza di equipaggiamenti e disorganizzazione imperante”. Per questo, Pagani invita a “fermare la carneficina e mettere in sicurezza le carceri con un decreto legge che si occupi di allentare la densità detentiva, prevedere immediate assunzioni straordinarie per la polizia penitenziaria, potenziare gli equipaggiamenti e riorganizzare l’intero apparato di esecuzione penale”.

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