NEWS:

‘Drago Vaia’, parte raccolta fondi per ricostruirlo: quasi 13 mila euro in poche ore

Partita una raccolta fondi online per ricostruire la maestosa opera artistica che sull'Alpe Cimbra ricordava la tempesta Vaia. L'artista Marco Martalar: "Provo grande tristezza"

Pubblicato:23-08-2023 17:51
Ultimo aggiornamento:24-08-2023 15:53

drago vaia
FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

BOLOGNA – “Il Drago Vaia DEVE rinascere“. È con questo mottoche il sindaco del Comune di Lavarone nella notte passata si è affrettato ad aprire una raccolta fondi (su Gofundme) per poter ricostruire subito la scultura Drago Vaia, andata bruciata nella serata di ieri sera per quello che potrebbe essere un atto doloso o un comportamento disattento da parte di qualcuno che ha forse provato a illuminare la scultura. La raccolta fondi, che in meno di 20 ore ha messo insieme quasi 13.000 euro con 481 donazioni, è stata lanciata dal sindaco di Lavarone, Isacco Corradi, che è anche presidente del Comitato Valorizzazione Avez del Prinzep, che aveva finanziato la realizzazione dell’opera da parte dell’artista scultore Marco Martalar. L’associazione si occupa della rigenerazione dell’Avez del Prinzep, lo speciale abete bianco monumentale che è stato abbattuto anch’esso dalla tempesta Vaia. Si trattava dell’abete bianco più alto d’Europa: era alto 54 metri ed aveva una circonferenza.

LEGGI ANCHE: Bruciato ‘Il Drago di Vaia’, opera ricordo della tempesta del 2018. Zaia: “Miserabili”

L’ARTISTA: “SONO BASTATI 20 MINUTI PER DISTRUGGERE UN LAVORO DI TANTI MESI”

Il “Drago Vaia“, realizzato in legno di larice con radici e tronchi degli alberi abbattuti dalla tempesta Vaia del 2018, era stata terminata nel 2021 dopo oltre tre mesi di lavoro. Le fiamme che ieri sera lo hanno completamente bruciato sono divampate intorno alle 22. Sono in corso indagini per capire se si tratti effettivamente di un gesto doloso, come purtroppo in tanti sospettano. L’artista che ha realizzato l’opera, Marco Martalar, di fama internazionale, è stato intervistato dai microfoni del Tg Veneto, si è mostrato incredulo e molto abbattuto: “Non provo rabbia, provo tristezza. Non riesco ancora a concepire come una persona possa fare questo. Ci sono voluti venti minuti per distruggerlo, però io ci ho messo mesi a costruirlo. Lavoro, fatica, freddo e tutto quelo che c’è dietro a un’opera così. Non sono una persona che si arrende, però il fatto che sia stata una persona a fare questo non la tolleri. Se fosse stato un fulmine sarebbe stato diverso, dipendeva dalla natura. Ma che lo faccia un essere umano non ha senso“.


IL SINDACO: “SIAMO DEMORALIZZATI”

Aggiunge il sindaco Corradi: “Oggi ll nostro drago qui non c’è. Che sia stato dolo o colpa poco importa, è sempre stupidità umana. È un approccio sbagliato alla natura, all’arte e alla bellezza. Il Drago non era solo un simbolo di Lavarone e dell’Alpe Cimbra, ma anche di un diverso approccio alla natura che avevamo voluto intraprendere anche dopo la fine del Covid. Siamo demoralizzati“.

IL DRAGO VAIA

Il Drago Vaia, sei metri di altezza per sette di lunghezza, si trovava sull’Alpe Cimbra ed era un’attrazione conosciutissima, a livello nazionale e anche internazionale. Tantissimi i selfie che i visitatori si scattavano con il drago alle spalle. La scultura era costituita da 2000 pezzi di legno della tempesta Vaia e da 3000 viti. Alla raccolta del legno per la costruzione dell’opera ha partecipato anche la comunità locale: infatti sono state coinvolte due classi della scuola elementare e media di Lavarone. La scultura è un esempio maestoso di Land Art, opere d’arte che nascono in simbiosi con la natura e destinata, nel tempo, a degradare e poi sparire, a causa dell’azione degli elementi sul legno, volutamente non trattato.

L’artista Martalar ha realizzato molte altre opere dello stesso genere, tutte altrettanto famose e in buona parte costruite proprio per ricordare la tempesta Vaia: tra questeci sono il Leone Alato, la Lupa Lagorai, il Cervo Vaia, il Basalisc Vaia, l’Aquila Vaia.

Ecco come è nata l’opera:

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it