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Suora arrestata per maltrattamenti, l’avvocato Santini: “Nelle case famiglia religiose ancor meno controlli”

"Si deve fare di tutto per evitare che questi minori abbiano altri traumi. Troppi i casi sottovalutati in cui i bambini non vengono creduti"

Pubblicato:22-11-2022 09:15
Ultimo aggiornamento:22-11-2022 09:24
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suora ischia
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ROMA – “Il problema delle case famiglia è che c’è un muro di impenetrabilità e se nelle strutture laiche ci sono più verifiche e più trasparenza, quelle religiose lo sono molto meno perchè hanno controlli solo interni”. E’ un allarme molto netto quello che ha lanciato alla Dire l’avvocato Matteo Santini, presidente nazionale Avvocati divorzisti e docente di legislazione a tutela dell’infanzia presso la Sapienza di Roma, da 22 anni impegnato in difesa dei bambini. “Diverse volte da familiari di minori, o dagli stessi operatori ho avuto denuncia di situazioni di disagio e maltrattamento e ho avvisato l’autorità”.
E’ il terrore che ha lasciato in tutti la notizia della suora arrestata con l’accusa di aver maltrattato i minorenni della casa di accoglienza Santa Maria della Provvidenza a Casamicciola Terme (Ischia), gestita dall’ordine di Santa Teresa del Bambino Gesù.

Un esempio su tutti: “Se in famiglia ci sono litigi o maltrattamenti un bambino, oggi sanno usarli fin da piccolissimi, può prendere un cellulare e videoregistrare. Nella case famiglia- ha spiegato l’avvocato- per regolamento è vietato usarli e quindi manca questo strumento che sarebbe utilissimo per dimostrare gli accadimenti. Nessuno mi vede, nessuno mi denuncia ed è così che la consapevolezza diventa impunità per chi gestisce le case famiglia e non viene in alcun modo monitorato”.


L’avvocato Santini ha parlato di “necessari controlli periodici anche a sorpresa, formazione, controllo della salute psichica degli operatori. Si deve partire a livello normativo- ha sottolineato- per accogliere minori e aprire una casa famiglia e fare protocolli e accordi ci devono essere caratteristiche severe, controlli appunto ma anche formazione e professionalità degli operatori in modo severo”.
Si tratta di bambini che spesso sono in queste strutture dopo aver subito altri traumi, sono in una condizione di passaggio e “si deve fare di tutto per evitare che questi minori ne abbiano altri. Troppi i casi sottovalutati in cui i bambini non vengono creduti”, ha concluso.


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