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VIDEO | Appendino condannata per falso in atto pubblico: “Lascio il M5s ma resto sindaca”

Assolta dall'accusa di abuso d'ufficio, è stato però condannata per falso: "Se ho sbagliato è stato nell'interesse del Comune. Farò appello"

Pubblicato:21-09-2020 13:50
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:55
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TORINO – Assolta dall’accusa di abuso d’ufficio ma condannata per falso ideologico in atto pubblico: la sindaca di Torino Chiara Appendino potrà continuare a fare il primo cittadino (perchè la legge Severino sarebbe scattata solo in caso di condanna per abuso d’ufficio), ma alla luce della condanna a sei mesi per falso in atto pubblico ha deciso di lasciare il Movimento 5 stelle.

La vicenda riguarda un debito contratto dal Comune di Torino con il fondo immobiliare di Unicredit, Ream, che Appendino aveva posticipato rispetto alla scadenza del 2016 insieme al suo ex capo di gabinetto, Paolo Giordana (condannato nello stesso procedimento a otto mesi) e all’assessore al Bilancio Sergio Rolando (condannato a sei mesi).


“Rimane in piedi un capo d’accusa che riguarda il falso del 2016 su cui leggeremo le motivazioni, ma io resto convinta di aver fatto di tutto per il bene dell’ente, quindi ricorreremo. Porterò a termine il mio mandato da sindaca e come previsto dal codice etico, mi auto sospendo dal Movimento Cinque Stelle“. Così Appendino questo pomeriggio in tribunale in seguito alla lettura della sentenza che la vedeva coinvolta in merito all’ex area Westinghouse. 

“SE HO SBAGLIATO ERA NELL’INTERESSE DEL COMUNE”

“Se è stato fatto questo errore, ribadisco che è stato fatto in assoluta buona fede e senza alcuna volontarietà di commettere il falso”.Così Chiara Appendino in un lungo post sulla sua pagina Facebook commenta la sentenza sul caso Ream, che l’ha vista condannata a sei mesi per falso in atto pubblico. “Questa sentenza non pregiudica la possibilità di rimanere in carica e, quindi, porterò regolarmente a scadenza il mio mandato, in attesa del giudizio in appello- prosegue-. Come previsto dal nostro regolamento interno, invece, mi autosospendo dal Movimento 5 Stelle, sempre fino al prossimo grado di giudizio che auspico arrivi nei tempi più brevi possibili”.

Ripercorrendo la vicenda giudiziaria che la vede coinvolta Appendino spiega: “Oggi, dietro mia richiesta di rito abbreviato, è stata pronunciata sentenza per la cosiddetta vicenda Ream. Le accuse mosse alla sottoscritta, all’assessore al Bilancio, al mio ex capo di gabinetto e al direttore finanziario del Comune erano di aver imputato nell’esercizio di bilancio sbagliato una sorta di ‘debito’ atipico di 5 milioni di euro del Comune nei confronti della società Ream, generato nel 2012. Noi l’abbiamo iscritto, d’accordo con la società Ream, nel 2018, scelta per la quale anche la Corte dei Conti, pur sollecitata da più fronti, non ha mai mosso alcun rilievo. Secondo la Procura, invece, questo debito andava iscritto nel bilancio 2016”. 

Oggi il giudice dell’udienza preliminare ha validato la tesi della Procura, emettendo sentenza di condanna per falso in atto pubblico per il bilancio 2016. “Ricorrerò in appello, certa della mia innocenza e della mia assoluta buona fede– aggiunge Appendino-. Sono stata assolta dall’accusa di abuso d’ufficio anche in questo caso perchè il fatto non sussiste. In primo luogo tengo a sottolineare che, come è evidente anche dalle carte processuali, non ho tratto alcun vantaggio personale, anzi: l’accusa, nella sostanza, era di aver ingiustamente avantaggiato il Comune“.

E ancora, la sindaca spiega: “Non ho mai avuto alcun problema a risanare un bilancio ‘disastrato’ come quello ereditato, anche con manovre impopolari. Questa cifra, definita dal perito “peanuts” noccioline (parliamo di meno dello 0,4% del bilancio dell’Ente), poteva anche essere inserita nel bilancio 2016, senza portare in dissesto l’ente, sempre a detta dei periti. Non avrei mai avuto, dunque, il movente per commettere intenzionalmente il falso. Semplicemente, in un quadro normativo molto complesso e in una situazione definita dai periti ‘unicum’, ‘peculiare’ e ‘eccezionale’, abbiamo scelto di imputarla al 2018 perché ritenevamo fosse la scelta giusta da fare alla luce delle informazioni in nostro possesso e degli accordi intercorsi”.

di Adele Palumbo

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