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Mozambico, il reporter Cebola: “Chi dimentica comunità arma i ribelli”

Da agosto commando ribelli hanno preso il controllo dello snodo portuale di Macimboa da Praia, dietro potrebbe esserci il sostegno jihadista

Pubblicato:21-09-2020 13:17
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:55
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ROMA – Un’insurrezione islamista radicata nel territorio, alimentata dal senso di abbandono di una comunità che si sente esclusa dal processo di sfruttamento delle risorse energetiche della regione, che ha già portato miliardi di investimenti delle multinazionali ma non sta migliorando le condizioni di vita della popolazione. Questo il fulcro dell’analisi del reporter mozambicano Tavares Cebola, che con l’agenzia Dire parla del conflitto tra milizie ed esercito regolare nella provincia di Cabo Delgado, estremo nord del Mozambico.

Tavares-Cebola

Tavares Cebola

Dopo mesi di attentati, offensive e ritirate, commando ribelli hanno preso ad agosto controllo dello snodo portuale di Macimboa da Praia, 350 chilometri a nord del capoluogo Pemba. Gli abitanti della città sono fuggiti a migliaia verso altre città e province limitrofe.

“Una vera tragedia” la definisce Cebola, che è di base nella capitale Maputo ma che ha conosciuto bene la zona, della quale si definisce “attento osservatore”. Il cronista premette la difficoltà di avere contatti continuativi con le fonti locali, ma conferma che la città è sotto il controllo del gruppo armato di matrice jihadista. Cebola dice anche che “i miliziani stanno allargando il loro raggio di azione e hanno attaccato le isole vicine alla località, come Ilha Viminza, dove si trovano numerose ville di lusso”.


Secondo Cebola, il gruppo “è definito dai locali Al-Shabaab, che vuol dire ‘la gioventù’, ma non ha legami con l’omonima organizzazione ribelle somala”. Da chiarire invece quelli con il gruppo Stato Islamico. Di recente un rapporto del Comando delle forze armate statunitensi in Africa ha denunciato un sostegno logistico che l’Is avrebbe fornito ai jihadisti in Mozambico. Secondo il giornalista, “non è facile stabilire se questo gruppo riceva aiuto materiale dallo Stato islamico”. Quel che è sicuro, dice Cebola, è “che ha apertamente dichiarato la propria affiliazione lo scorso marzo, quando ha brevemente occupato tre città della provincia, issando la bandiera nera su più edifici”. Per il cronista, “resta comunque un gruppo locale, legato al territorio”. Territorio che presenta caratteristiche che hanno un ruolo chiave nella crisi.

A circa 80 chilomentri da Macimboa da Praia si trova un giacimento di gas naturale dal valore stimato di circa 60 miliardi di dollari, ora gestito come capofila progetto dalla multinazionale francese Total. “Ci sono progetti enormi ma per ora non stanno restituendo nulla alla popolazione nonostante i grossi investimenti di governo e società straniere” dice il giornalista. “I locali si sentono messi a margine e questa insoddisfazione costituisce un perfetto terreno di coltura per l’insurrezione jihadista”. Cebola ricorda che lo Stato islamico, tramite i suoi canali di comunicazione, “ha invitato tempo fa i miliziani a colpire gli stabilimenti estrattivi in Mozambico”.

Un altro fattore è l’atteggiamento del governo del presidente Filipe Nyusi. Il reporter sottolinea che l’esecutivo “ha a lungo sottovalutato la questione” e che le forze armate di Maputo avrebbero poi chiesto aiuto a contractor stranieri. “Si vocifera della presenza di professionisti russi – dice Cebola – mentre è certa quella di mercenari sudafricani”. La settimana scorsa, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione nella quale condanna l’uso di “forze armate private” nella lotta contro i ribelli.

A intervenire sono state anche ong internazionali. “Amnesty ha denunciato violazione dei diritti umani da parte dell’esercito – sottolinea Cebola – e video di violenze commesse da militari sono circolati negli ultimi giorni provocando indignazione”. Anche in questo caso, però, la risposta del governo sarebbe stata insoddisfacente, secondo il giornalista: “Hanno detto che si tratta di filmati manipolati, confezionati ad arte dai miliziani per aizzare la popolazione contro il governo”.

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