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La crisi del Mozambico e il nodo del gas, la denuncia degli attivisti: “L’Eldorado è militarizzato”

Daniel Ribeiro, attivista dell'ong locale Justica Ambiental, racconta di una situazione "estremamente militarizzata" e denuncia: "Il gas è stato un grande amplificatore di instabilità e violenze"

Pubblicato:03-11-2023 17:35
Ultimo aggiornamento:03-11-2023 17:35
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mozambico-Daniel Ribeiro
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ROMA – Militarizzazione e corruzione, a caro prezzo, con centinaia di migliaia di persone in fuga: fenomeni interconnessi nel nord del Mozambico eldorado del gas naturale, secondo Daniel Ribeiro, attivista dell’ong locale Justica Ambiental, intervistato dall’agenzia Dire a margine di un incontro in Sala stampa estera. Si parla di Cabo Delgado, provincia al confine con la Tanzania che custodisce nelle aree costiere e offshore giacimenti di idrocarburi tra i più promettenti al mondo sui quali stanno investendo multinazionali europee e americane. Durante l’incontro, organizzato dalla Federazione degli organismi cristiani del servizio internazionale volontario (Focsiv) e dal Movimento Laudato si’, si evidenzia che nell’area le persone che hanno lasciato le loro case dal 2017 a seguito di assalti di gruppi armati e controffensive militari sono oltre 800mila su una popolazione complessiva di circa due milioni.

“Oggi la situazione è estremamente militarizzata” denuncia Ribeiro. “C’è l’esercito del Ruanda e ci sono unità di forze armate di altri Paesi della Sadc, la Comunità per lo sviluppo dell’Africa australe; i loro interventi si concentrano però tutti nell’area dei progetti estrattivi, dei quali si vuole garantire la sicurezza”. Non sarebbero affrontate invece le cause degli squilibri sociali, secondo Justica Ambiental “legati alla perdita di mezzi di sussistenza, all’accaparramento di terre e a investimenti che non hanno beneficiato le persone accrescendo invece corruzione, oppressione e militarizzazione“. È evocata la “maledizione delle risorse”.

“In Mozambico e in Africa in genere esiste un legame tra la loro scoperta e nuovi conflitti” denuncia Ribeiro. “Non credo che il gas sia la ragione principale dell’instabilità e delle violenze ma è stato un grande amplificatore“. Secondo l’attivista, “in un Paese con leader e governo corrotti una nuova e improvvisa disponibilità di risorse può avere l’effetto di moltiplicare pratiche sbagliate, compresa quello dell’indebitamento pubblico, cresciuto a dismisura negli ultimi tempi sulla base di previsioni di introiti futuri”.


Starebbe accadendo anche questo, oggi, in Mozambico. Ribeiro lo dice soffermandosi su clausole contrattuali, citando accordi e menzionando la francese Total Energy o l’italiana Eni. “Le multinazionali si assicurano grandi vantaggi e lasciano poco al Mozambico, che potrà avere primi benefit solo tra dieci anni” la tesi dell’attivista. “C’è anche una limitazione della sovranità nazionale, perché le intese vietano al governo di Maputo di modificare le leggi in materia di oil & gas”. Il tema è anche quello del “valore aggiunto”: resterebbe nella disponibilità delle multinazionali e di chi in Europa o in America controlla trasformazione, distribuzione e mercati, lasciando al Mozambico solo l’estrazione. Con Focsiv e il Movimento Laudato si’ ne parla anche Antonio Muagerene, rappresentante della Caritas diocesana della provincia di Nampula e della Conferenza episcopale mozambicana.

Il suo intervento è centrato sulle conseguenze umanitarie del conflitto, cominciato nel 2017 con gli assalti di gruppi identificati spesso come “Shabaab”, “giovani” in arabo, lo stesso nome di un movimento islamista radicato molto più a nord, in Somalia. Cabo Delgado è una regione a maggioranza musulmana ma lo scontro, secondo Muagerene, non è religioso. “L’Onu calcola che le persone costrette a lasciare le proprie terre e i propri mezzi di sussistenza siano state oltre 800mila” sottolinea il rappresentante di Caritas. “Una parte di loro si è diretta nella parte sud di Cabo Delgado, mentre altri hanno raggiunto le province di Nampula e Nyasa, a volte percorrendo a piedi addirittura 700 chilometri”.

Secondo Muagerene, solo nella diocesi di Nampula sono arrivati 67mila profughi. “Nell’area c’è un unico centro di accoglienza, che ha appena 7mila posti” riferisce il rappresentante di Caritas: “Gli altri vivono in strada o nella boscaglia”. In difficoltà sarebbe anche il sistema internazionale degli aiuti. “Tra il febbraio e il maggio scorso il Programma alimentare mondiale ha sospeso le distribuzioni di cibo a causa della mancanza di risorse” ricorda Muagerene. “A oggi solo tre persone sfollate su dieci hanno accesso all’assistenza fornita dalla Chiesa o da altre organizzazioni; e ci sono famiglie che hanno ospitato fino a 50 persone”.

STOCCHIERO (FOCSIV): “A PIANO MATTEI MANCA SOCIETÀ CIVILE”

“Nella governance del Piano Mattei manca totalmente la società civile africana”: lo ha detto Andrea Stocchiero, coordinatore dell’ufficio policy della Federazione degli organismi cristiani di servizio volontario internazionale (Focsiv).
Il riferimento è al decreto sull’iniziativa oggi sul tavolo del Consiglio dei ministri. “La governance del Piano Mattei è schizofrenica” ha denunciato Stocchiero. “Nel Consiglio che dovrà orientare le decisioni sui progetti c’è di tutto e di più, dalla società civile al settore privato e all’accademia: quello che manca totalmente è la società civile africana”.
Il coordinatore ha continuato: “Come società civile italiana ed europea abbiamo rapporti con i nostri colleghi africani; sarebbe un buon segno che si trovasse il modo di interloquire non solo con i governi ma anche con la società civile del continente”.
Secondo Stocchiero, d’altra parte, la “governance” non è l’unico nodo da sciogliere. “Per avere credibilità ci vogliono risorse” sottolinea il coordinatore. “Si può anche avere una bellissima governance ma se alle richieste di aiuti umanitari o per i progetti di sviluppo non si sa come rispondere non va bene”. Nell’intervento di Stocchiero anche il richiamo alla Campagna 0,70, con la richiesta al governo italiano di rispettare l’impegno assunto nel 1970 in sede Onu di devolvere ai progetti di cooperazione allo sviluppo almeno una quota minima del Reddito nazionale lordo.
Stocchiero ha parlato durante un incontro in Sala stampa estera dal tema ‘Il Piano Mattei e l’estrattivismo in Mozambico’.

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