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Covid, Rezza: “Forse è finita la stagione degli obblighi, ora la responsabilità è dei cittadini”

Il direttore generale della Prevenzione del Ministero della Salute: "Sfatato il mito che il virus non si diffonde con il caldo"

Pubblicato:20-07-2022 13:24
Ultimo aggiornamento:24-07-2022 14:02

rezza
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ROMA – “Forse è passata la stagione degli obblighi, siamo di fronte alla stagione della responsabilizzazione dei cittadini”. Ha risposto così Giovanni Rezza, direttore generale della Prevenzione del Ministero della Salute, interpellato dalla Dire in merito alla possibilità di un ritorno di misure restrittive qualora i contagi, soprattutto con la stagione invernale, dovessero di nuovo aumentare, a margine della settima edizione degli ‘Stati Generali dell’Assistenza a lungo termine’, l’evento organizzato da Italia Longeva, di concerto con il ministero della Salute, in programma ieri e oggi nella Capitale. Intanto, resta il timore di una nuova ondata di casi con l’arrivo della stagione invernale, anche se il Covid, visti i numeri attuali ancora così alti, ha “sfatato il mito” che il virus non si diffonde con il caldo. Quanto ad una eventuale vaccinazione di massa nel prossimo autunno, non è “necessariamente” detto che l’anti-Covid diventerà un appuntamento annuale per tutta la popolazione.

Dal punto di vista del Covid stiamo attraversando un’estate anomala, in cui i contagi anziché diminuire come negli anni scorsi sono cresciuti, almeno fino a qualche giorno fa. Colpa dell’alta contagiosità delle ultime varianti? “Certamente queste ultime varianti, di fatto da quando è comparsa Omicron, sono più contagiose di quelle che le hanno precedute. Inoltre c’è anche questo fenomeno, che in inglese si definisce ‘immune escape’, ossia la capacità che i virus hanno di evadere la risposta immune, per cui anche una persona che prima abbia fatto la malattia può contrarre di nuovo l’infezione. Questo succede anche a persone vaccinate che sono protette, per fortuna dalla malattia più grave, ma non sono protette del tutto dall’infezione. In questo modo il virus tende a circolare molto rapidamente e si diffonde anche in maniera rilevante nella popolazione”.

Con questi numeri così alti in periodi in cui viviamo molto all’aria aperta, la paura riguarda l’arrivo della stagione fredda in cui torneremo a vivere al chiuso. Cosa dobbiamo aspettarci in inverno? “Abbiamo vissuto mesi di terribile calura, ma sembra che il virus quest’anno il caldo proprio non lo soffra, per cui dobbiamo sfatare questo mito. Inoltre, visto che non possiamo vivere per sempre con delle restrizioni, non utilizziamo più tutte quelle misure del passato e quindi il virus ha trovato il modo per diffondersi più rapidamente. Alcune misure però potrebbero continuare ad essere utilizzate, per esempio su base volontaria, come l’utilizzo della mascherina se ci si trova in eventi affollati dove la trasmissione può avvenire”.


L’Oms Europa ha detto che mascherine al chiuso e sui mezzi di trasporto andranno rimesse. Allora, vista l’elevata contagiosità delle ultime varianti e visto che tra pochi mesi tornerà la stagione fredda, lei ritiene opportuno reintrodurre delle misure di sicurezza? E nel caso quali? “Sui trasporti la mascherina non è mai stata abbandonata, è una misura precauzionale che nel nostro Paese è rimasta in vigore. Forse è passata la stagione degli obblighi e siamo di fronte ad una stagione di responsabilizzazione dei cittadini, che ormai sono abituati ad usare certe misure. Quindi bisogna responsabilizzare le persone perché quando si trovano in posti molto affollati l’uso volontario delle mascherine può certamente essere utile”.

Quindi esclude un ritorno all’obbligatorietà della mascherina al chiuso nei prossimi mesi? “Queste sono decisioni che spettano al governo. Penso che non sia importante l’obbligo, ma responsabilizzare le persone e soprattutto tener bassa la congestione ospedaliera. Grazie ai vaccini, anche se non siamo riusciti a tenere sotto controllo la diffusione dell’infezione, per fortuna abbiamo tenuto sotto controllo la congestione delle strutture ospedaliere”.

Ricoveri e terapie intensive sembra non aumentare proporzionalmente con i contagi e sicuramente è merito dei vaccini. Ma per mantenere questa situazione dovremo continuare a vaccinarci almeno una volta l’anno? “Non necessariamente dovremo vaccinarci una volta all’anno. Potremmo adottare una strategia vaccinale che vada a proteggere le persone più fragili o gli anziani, quindi non per forza andrà vaccinata tutta la popolazione. Inoltre bisogna valutare quanto a lungo può durare l’immunità conferita dai vaccini o dall’infezione naturale e, dopo, vedere quanto cambiano le caratteristiche dei virus circolanti: se una variante riesce a ‘bucare’ o l’infezione naturale o l’immunità conferita dai vaccini, allora in quel caso c’è bisogno di adattare il vaccino e di nuovo ricorrere alla vaccinazione. Più o meno quindi come avviene per l’influenza, ma con quest’ultima c’è una stagionalità ben definita, mentre col Covid ancora non siamo arrivati a quel punto”.

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