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Conte nei guai: Vietnam ‘grillino’ sulla riforma della Giustizia, ma Draghi non mollerà

L'editoriale del direttore Nico Perrone per Dire Oggi

Pubblicato:20-07-2021 17:29
Ultimo aggiornamento:20-07-2021 17:29

giuseppe conte
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ROMA – “Ho assicurato un contributo attento e costruttivo del M5S. Ho ribadito che saremo molto vigili nello scongiurare che non si creino soglie di impunità. Si continuerà a lavorare e il M5S sarà molto attento per miglioramenti e interventi che possano scongiurare soglie di impunità”. Ricordate? Queste le parole pronunciate 24 ore fa da Giuseppe Conte, leader incaricato del M5S, dopo 45 minuti di faccia a faccia col premier Mario Draghi. Se qualcuno le aveva lette come una sorta di tregua oggi deve ricredersi, alla grande. Perché i deputati ‘grillini’ le hanno capite come incentivo a darsi da fare. E oggi hanno presentato ben 916 sub-emendamenti, cioè proposte di modifica alla riforma della Giustizia approvata all’unanimità dal Governo col voto favorevole dei ministri del M5S. Che succede? Colpo di testa o è cominciato il Vietnam parlamentare, la voglia dei ‘grillini’ di far valere la loro forza numerica anche a costo di creare caos nella maggioranza? Si vedrà nei prossimi giorni. Quello che si può dire è che la riforma della ministra Cartabia in Parlamento non avrà vita facile.

Dalle parti di Palazzo Chigi qualcuno fa sapere che “la riforma approvata all’unanimità dal Consiglio dei ministri è frutto di una mediazione… si possono apportare aggiustamenti ma non modificare, altrimenti salta il metodo che il Governo si è dato…”. Tradotto: quello che si approva in Consiglio dei ministri all’unanimità non si può stravolgere, punto. Che faranno i ‘grillini’ affetti da emendamentite? Li ritireranno e staranno buoni? Stasera Conte incontrerà i suoi gruppi parlamentari e cercherà di dare una regolata. Tocca al nuovo leader politico farsi rispettare, guai che le mille fazioni decidessero di andare ognuno per proprio conto. Anche la parte in causa, i giudici, oggi hanno gettato benzina sul fuoco.

Ha cominciato Federico Cafiero De Raho, procuratore nazionale Antimafia, in audizione in Commissione Giustizia alla Camera: “Immaginare che tanti processi, indipendentemente dalla natura, dall’oggetto, verranno dichiarati improcedibili è cosa che certamente mina la sicurezza del nostro Paese. Questo è un aspetto che ricade sulla sicurezza della nostra democrazia” ha detto. Seguito a ruota dal Procuratore Capo di Catanzaro, Nicola Gratteri: “Uno dei punti qualificanti della riforma Cartabia è l’improcedibilità dell’azione penale che prevede l’annullamento della sentenza di condanna eventualmente pronunciata nei gradi precedenti, trascorsi rispettivamente due anni o un anno nell’ambito del giudizio di appello e di Cassazione. Le conseguenze, dal mio punto di vista sono: si tratta di una disposizione che avrà come effetto quello di travolgere un enorme numero di sentenze di condanna con tutto ciò che questo comporta anche sul piano general-preventivo e della sicurezza per i cittadini di questo Paese”.


Le conseguenze, ha aggiunto Gratteri “saranno, in termini concreti, la diminuzione del livello di sicurezza della nazione, visto che certamente ancor di più conviene delinquere, annullamento totale della qualità del lavoro perché fissare una tagliola con un termine così ristretto vuol dire non assicurare che tutto venga adeguatamente analizzato con la dovuta attenzione. Aumento smisurato di appelli e ricorsi in Cassazione perché se prima qualcuno non presentava impugnazione con questa riforma tutti, nessuno escluso, conviene presentare appello e ricorso in Cassazione non fosse altro per dare più lavoro, ingolfare di più la macchina della giustizia e giungere alla improcedibilità”.

E ancora: “Azzeramento di anni di lavoro di giudici di primo grado, di pubblici ministeri e di personale della polizia giudiziaria. A questo punto meglio la prescrizione del reato com’era prima, dico prima della riforma Bonafede, provocherebbe meno danni”. Parole dure, da muro contro muro, subito afferrate dai deputati ‘grillini’: “L’audizione oggi in commissione Giustizia alla Camera di Nicola Gratteri, procuratore capo di Catanzaro, è stata drammaticamente chiara: la riforma del processo penale messa a punto dalla ministra Marta Cartabia deve essere modificata” hanno messo nero su bianco le deputate e i deputati del Movimento 5 stelle in commissione Giustizia, sottolineando che “tra tutte le critiche espresse da Gratteri quelle che più preoccupano, poiché prefigurano scenari inquietanti, sono relative alle conseguenze concrete: ‘convenienza a delinquere’ e ‘diminuzione del livello di sicurezza per la Nazione'”. E non sarà una passeggiata nemmeno per Conte stasera convincerli a fare marcia indietro così, come se nulla fosse. Sarebbe la dimostrazione che nel M5S chi si alza per primo può inventarsi la battaglia del giorno. Dal fronte del Centrodestra è subito arrivato l’altolà: “Della riforma non si cambia nemmeno una virgola“. Il Pd resta in mezzo, ha presentato solo 19 emendamenti ma rischia di restare stritolato tra il braccio di ferro ‘grillino’ e la difesa del Governo Draghi.

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