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Microfinanza per lo sviluppo, l’Italia fa sistema

Oggi alla Farnesina si è fatto il punto sul microcredito nel convegno 'La microfinanza per lo sviluppo dei popoli'

Pubblicato:19-10-2016 15:18
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 09:11

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ROMA – Il microcredito è uno strumento decisivo di cooperazione, in grado di produrre effetti moltiplicatori sull’economia e lo sviluppo nelle aree del mondo rimaste più indietro: è il messaggio che arriva da un incontro ospitato oggi dalla Farnesina, a partire da un’iniziativa di Banca Etica. “Bisogna orientare i diversi attori in un approccio di sistema per creare un modello integrato, che valorizzi l”esperienza italiana di economia sociale a beneficio del Sud del mondo” ha sottolineato in apertura dei lavori Pietro Sebastiani, direttore generale della Cooperazione allo sviluppo (Dgcs). Convinto che “inclusione finanziaria e accesso al credito sono strumenti sempre più importanti per le realtà disagiate”. Un’evidenza confermata alla Farnesina da esponenti di settori diversi, tecnici, diplomatici, rappresentanti delle istituzioni o delle ong. “La microfinanza è una chiave per dare opportunità alle famiglie, contribuire a eliminare la povertà e combattere la fame” ha sottolineato Laura Frigenti, direttrice dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics).

frigenti3A confermarlo i dati rilanciati durante il convegno, centrato sulla prospettiva dello “sviluppo dei popoli”. Grazie al microcredito, nel mondo hanno migliorato la propria condizione tra i 450 e i 500 milioni di contadini. Mentre programmi di portata e segno differenti hanno permesso di erogare solo lo scorso anno 87 miliardi di dollari, per lo più in Asia e in America Latina, beneficiando donne nell’81 per cento dei casi. “L”empowerment economico femminile è importante non solo per la giustizia sociale ma anche per le sue esternalità, ad esempio nel settore dell’educazione” ha evidenziato Frigenti. Convinta che gli “effetti moltiplicatori” del microcredito lo renda di fatto indispensabile. “L’Africa non e’ coperta come dovrebbe essere da questi programmi” ha osservato la direttrice dell”Agenzia: “Bisognerebbe puntare sugli ‘small farmers‘ delle aree depresse in modo più strutturato di quanto fatto finora”.


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Dante Carraro

Un’esigenza condivisa da esperti e rappresentanti delle ong, pur consapevoli di ostacoli e criticita’. “Serve un approccio integrato perchè la microfinanza da sola non fa miracoli” avverte don Dante Carraro, il direttore di Medici con l’Africa Cuamm, organizzazione padovana con esperienza ultracinquantennale. Un tesoro di competenze che oggi spinge a chiedere un impegno per il diritto alla salute focalizzato anche sul nodo dei costi e delle inefficienze. Don Dante cita un rapporto del 2009 dedicato ai “case studies” del Ghana, dell’Indonesia e del Burkina Faso. Nel quintile più povero della popolazione si concentra la maggior parte dei casi di mortalità materna. Mentre ogni anno 100 milioni di persone sarebbero spinte in una condizione di povertà dai costi dell’assistenza sanitaria.

“E’ stato calcolato che per salvare una vita in Uganda bastano 15 dollari” sottolinea don Carraro: “Come operatori sanitari ci stiamo interrogando perchè sentiamo la necessità di rispondere a questi bisogni”. Di “approccio integrato” ma anche di limiti della microfinanza parla Arthur Muliro, dirigente di Society for International Development (Sid), istituto con base a Washington che offre consulenze alle Nazioni Unite. “Ancora oggi il 30 per cento degli africani vive con meno di un dollaro e 25 centesimi al giorno” sottolinea l’esperto: “La verità è che il microcredito, lasciato da solo, ha un impatto zero sul lungo periodo“. L’idea, centrale alla Farnesina, è che i nodi dello sviluppo possano essere sciolti solo d’intesa con la politica. “In Africa buona parte della produzione agricola marcisce nei campi perchè mancano le strade per raggiungere i mercati” denuncia Muliro: “La realizzazione delle infrastrutture, come l’aumento delle disugualianze e dell’insicurezza, è un nodo politico che non può essere trattato come fosse un problema privato”.

di Vincenzo Giardina, giornalista professionista

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