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ROMA – Dall’apertura di etichette per musicisti Afro House, alla consegna chiavi in mano di studi radiofonici, fino alla costruzione di ville in bioarchitettura e all’installazione impianti fotovoltaici. Sempre più professionisti e aziende italiane scelgono di puntare sull’Africa, sviluppando progetti sostenibili e innovativi. Ma inserirsi in questi mercati da soli può essere rischioso: le barriere culturali e le dinamiche commerciali locali nascondono numerose insidie da non sottovalutare. Nasce così, da un’idea di Martino Ghielmi, VadoinAfrica.com, la prima community in lingua italiana che ad oggi raduna oltre 30mila professionisti interessati a lavorare tra Italia e Paesi africani. “Un progetto che nasce per colmare un vuoto e agevolare collaborazioni win-win, facendo riscoprire al nostro Paese la prossimità con una tra le regioni a più alta crescita economica del pianeta”, spiega Ghielmi, 38 anni, consulente esperto di business con l’Africa.
Le strategie per far decollare il proprio business sostenibile in Africa saranno illustrate nel corso di VadoinAfrica Summit, evento digitale in programma dal 25 al 27 settembre, dalle ore 18 alle 20. L’incontro sarà l’occasione per condividere esperienze e opportunità in diversi settori, dall’agroalimentare alle costruzioni, passando per i servizi e le industrie creative, le energie rinnovabili e il design. Sul palco virtuale si alterneranno imprenditori, professionisti e opinion leader che lavorano nelle varie regioni del continente africano. Tra questi Tomaso Papetti di Ebury, fintech attiva nella gestione di incassi e pagamenti internazionali con oltre 130 valute, Paul Elom Kpelly, imprenditore italo-togolese protagonista di un gemellaggio nella filiera del caffè con la pugliese Morola. E ancora, il formatore Enzo Graziano, guru delle vendite in Africa Orientale, e Mimmo Falcone, in arte MoBlack, tra i pionieri dell’Afro House a livello globale.
“Nel mio caso tutto è partito dalla passione per l’atletica – racconta Ghielmi – Ad appena venti anni sono andato in Kenya per capire le ragioni di questa eccellenza. Lì mi sono reso conto che è una terra ricca e ho scelto di lavorarci. In molti Paesi oggi vedo gli stessi ingredienti del miracolo economico italiano del secondo dopoguerra, ovvero propensione al rischio e incremento demografico: da oggi al 2050 l’Africa è l’unico continente dove la popolazione crescerà, raddoppiando fino a 2,5 miliardi di abitanti. L’economia africana quest’anno cresce al 3,8%, il prossimo anno si prevede un 4,2% – osserva ancora – ma ci sono importanti differenze tra Paesi e spesso i valori reali sono più alti. In Africa, secondo l’Aire, risiedono oltre 71mila italiani e c’è un numero imprecisato di imprenditori locali con esperienze e studi in Italia. La domanda di Italia non manca ma bisogna ingegnarsi su come superare l’incertezza e la mancanza di informazioni. Gli operatori italiani cercano spesso opportunità senza rischi, qualcosa di impossibile. Tra le tante convinzioni che limitano le sinergie costruttive, infatti, c’è ancora ignoranza reciproca e uno sguardo fermo al paternalismo del Novecento. Per generare processi virtuosi bisogna dimenticare l’aiuto top-down, esplorando partnership alla pari con modalità specifiche che verranno illustrate durante l’evento. In Africa si cerca saper fare italiano ma sono contesti dove occorre una strategia a medio termine – afferma il fondatore di VadoinAfrica – Fondamentale è non andarci da soli perché in questi mercati è facile incappare in truffe o situazioni spiacevoli. Per questo è importante fare riferimento a reti già collaudate”.
Iscriversi a VadoinAfrica Summit, in diretta streaming da Lunedì 25 a Mercoledì 27 (ore 18 – 20), è gratuito da vadoinafricasummit.com
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