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Con la refugee week a Roma al via il festival “Be Pop! Senza perdere l’amore”

Fino al 4 luglio nove appuntamenti per parlare di questioni sociali cruciali, ma con un tocco di leggerezza

Pubblicato:19-06-2019 11:44
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:25
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ROMA – ​Una serata all’insegna dei sapori del mondo e del cibo come strumento di integrazione. Si è aperta così a Roma la seconda edizione la seconda edizione della rassegna BE POP! Senza perdere l’amore: gli incontri all’ora dell’aperitivo al Caffè Nemorense, immersi nel verde del Parco Virgiliano.
“+Gusto #WithRefugees” il titolo dell’appuntamento inaugurale che ha visto confrontarsi sul palco di Be Pop! l’attrice Marisa Laurito, Carlotta Sami, portavoce dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati, il giovane chef Konate Bouyagui, rifugiato del Mali, Hamed Ahmadi, rifugiato afghano oggi affermato imprenditore della ristorazione, Nerina Di Nunzio, esperta di marketing digitale e comunicazione, Rosamaria Zanatta, la cuoca Rosa del programma Rai “Kilimangiaro”, Livia Montagnoli, giornalista di Gambero Rosso. Centinaia di persone hanno potuto assaggiare specialità di diversi paesi preparate da chef e ristoratori rifugiati agli stand del food festival a cura dell’UNHCR.

I TEMI E GLI OBIETTIVI DI BE POP!


“L’obiettivo della rassegna BE POP! è parlare di temi di grande rilevanza sociale, spinosi e spesso affrontati in chiave negativa, con un tocco di leggerezza, ma senza banalizzarli, attraverso la letteratura, la fotografia, il giornalismo, il cibo, la musica, il cinema e il teatro; facendo leva sulle passioni che questi temi suscitano, quindi ‘senza perdere l’amore’, per superare pregiudizi e luoghi comuni”, ha spiegato Valentina Brinis, presidente dell’associazione BE POP! aprendo la seconda edizione. “Facendo interagire mondi e linguaggi differenti vogliamo coinvolgere un pubblico il più possibile ampio, e non solo gli addetti ai lavori”.

Quello di ieri sera è stato il primo dei tre incontri della “Refugee Week” dedicati al tema delle migrazioni per celebrare la Giornata mondiale del rifugiato.
Oggi, mercoledì 19 giugno alle 19.30, si parlerà di come raccontare ai ragazzi cosa significa essere rifugiati, per superare i pregiudizi e gli stereotipi mettendo al centro le storie, i personaggi e i linguaggi a loro più vicini. Ne parleranno il rapper romano Amir Issaa, il sociologo Luigi Manconi, Carlotta Sami, Pietro del Soldà, autore e conduttore di Rai Radio 3, e Tareke Bhrane, che con il Comitato 3 ottobre, gira da anni le scuole di tutt’Italia insieme ai sopravvissuti del tragico naufragio a largo di Lampedusa.
Di cosa succede lungo la rotta del Mediterraneo si parlerà nel terzo incontro della Refugee Week, giovedì 20 giugno, con i giornalisti Annalisa Camilli di Internazionale, Francesca Mannocchi de L’Espresso e Diego Bianchi, Propaganda live e con l’attore Valerio Mastandrea che leggerà alcuni brani del libro “La Frontiera” di Alessandro Leogrande, a cui sarà dedicata la serata.

Nove gli appuntamenti in programma fino al 4 luglio, tutti a ingresso libero. Al centro dei prossimi incontri questioni come i diritti civili, la violenza sulle donne, il caporalato, le città. Tra gli ospiti della seconda edizione anche Ascanio Celestini, Porpora Marcasciano, Emma Bonino, Alessandro Pieravanti, Giancane e tantissimi altri.

La rassegna è promossa dall’associazione BE POP!, che si è costituita dopo il successo della prima edizione, e quest’anno si avvale del patrocinio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e del Municipio Roma II, della collaborazione ufficiale della rivista Internazionale, di Rai Radio 3 e dell’Agenzia di stampa DiRE (che sono media partner), e di altre associazioni, tra cui A Buon Diritto e Terra!. L’iniziativa è parte del programma dell’Estate Romana promossa da Roma Capitale Assessorato alla Crescita culturale e realizzata in collaborazione con SIAE.

Ad ospitare la rassegna il Caffè Nemorense: nato dall’incontro della cooperativa di rifugiati Barikamà e una società di ristorazione romana, Grandma, è un esempio in chiave “pop” di come sia possibile vivere l’immigrazione arricchendo il territorio da un punto di vista culturale e sociale.

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