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Spedizione Everest, Verratti: “Studio su risposte corpo ad alta quota”

Di tutti i 22 partecipanti saranno costantemente monitorate le condizioni di salute. Quattro di loro scaleranno il Lobuche insieme al capo della spedizione Gaetano Di Blasio

Pubblicato:18-10-2022 12:59
Ultimo aggiornamento:18-10-2022 17:07

FOTO HIMALAYA 2
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ROMA – Sta per partire il Progetto Internazionale dal titolo ‘Lobuje Peak-Pyramid: Exploration & Physiology 2022’ che impegnerà, dal 20 ottobre all’8 novembre 2022, un gruppo di 22 italiani, uomini e donne, di età compresa tra i 20 e i 60 anni. Il gruppo dei 22, dopo un anno di preparazione fisica e mentale, sfideranno i loro limiti, vinceranno resistenze e paure ataviche per arrivare alla base dell’Everest presso la Piramide di Desio, osservatorio e laboratorio internazionale a 5000 metri di quota.

L’obiettivo, al centro del progetto di ricerca che coinvolge esperti provenienti da 12 atenei italiani ed esteri, oltre a 7 Centri di Ricerca Internazionali, è quello di rilevare, registrare e studiare, durante le varie tappe del viaggio, i parametri fisiologici e clinici, le performance fisiche individuali e l’impatto psicologico che un viaggio del genere può avere su degli sportivi a livello non agonistico. Per capire come ci si prepara fisicamente per una spedizione himalayana nei pressi dell’Everest, l’agenzia di stampa Dire, che supporta e segue il progetto, ha intervistato il professor Vittore Verratti del Dipartimento di Scienze Psicologiche, della Salute e del Territorio dell’università ‘G.D’Annunzio-Chieti-Pescara’ nonchè ‘Principal Investigator’ dello studio.

COME NASCE LO STUDIO E COSA INTENDE ANALIZZARE

“Il progetto nato dal precedente studio ‘Kanchenjunga: Exploration & Physiology 2019’- spiega Verratti- ha come protagonisti 13 uomini e 9 donne di nazionalità italiana di età comprese tra i 20 e i 60 anni, sportivi sì ma non a livello agonistico e accumunati sicuramente dall’amore per la montagna. Sarà questa una vera spedizione scientifica dal carattere squisitamente ‘ecologico’. Intendiamo studiare – prosegue Verratti- le risposte adattative del corpo umano all’alta quota, tenendo in considerazione la ‘differenza di genere’, l’età e l’appartenenza a diverse etnie. Con particolare attenzione cercheremo di indagare le differenze fisiologiche tra coloro che vivono stabilmente in alta quota e coloro che vivono in bassa quota, cercando di studiare, nello specifico, come lo spostamento degli uni e degli altri, rispettivamente a bassa ed alta quota, possa favorire modificazioni nell’assetto fisiologico umano”.


TEST MEDICI A CUI SONO STATI SOTTOPOSTI I PARTECIPANTI

“Prima di essere volontariamente arruolato ogni componente è stato sottoposto ad esami di routine come: un elettrocardiogramma (Ecg), l’analisi del sangue di base e una visita medico-sportiva comprovante la sana e robusta costituzione. Un’anamnesi dettagliata, dunque, utile ad escludere delle controindicazioni al viaggio di salita. In particolare 4 partecipanti prescelti saranno chiamati a scalare il Lobuche con il capo della spedizione alpinistica, il dottor Gaetano Di Blasio”.

GLI SCREENING PROSEGUONO IN ALTA QUOTA, NEL LABORATORIO PIRAMIDE DEL CNR

Durante l’intero viaggio, l’equipe medica composta da medici e psicologi, di alto profilo, seguiranno il gruppo dei 22 italiani. La sicurezza in tutte le fasi della preparazione e del trekking è fondamentale. Dopo una prima fase di scalata i 22 partecipanti verranno monitorati all’interno del Laboratorio-Osservatorio Internazionale Piramide, base scientifica, situata a Lobuche, nel Distretto di Solukhumbu, in Nepal, sul versante meridionale del monte Everest ad un’altitudine di 5000 metri. Un luogo di alto profilo e di valore scientifico dove possono accedere solo pochi gruppi, composti da scienziati internazionali che sviluppano progetti approvati dall’Associazione EV-K2-Minoprio e dal governo nepalese. Il Progetto Scientifico ‘Lobuje Peak-Pyramid: Exploration & Physiology 2022’, all’interno delle attività svolte nel ‘Laboratorio didattico-sperimentale di Fisiologia Clinica ed Ipossica’, è parte integrante del Progetto dal titolo ‘fisiologia clinica della risposta ipossica’ approvato in maniera definitiva dal ‘Comitato Etico delle Province di Chieti e Pescara’. In tal senso il progetto si svilupperà all’interno di un Accordo Quadro fra l’Università ‘G. D’Annunzio Chieti-Pescara’ e l’Associazione EV-K2-CNR stipulato nel 2018.

Sono presenti all’interno di questo sofisticatissimo centro di ricerca circa 25 posti letto e diversi ambienti per la ricerca. Aspetto emozionante è dato dal fatto che sarà proprio la nostra spedizione “Lobuje Peak-Pyramid: Exploration & Physiology 2022” che parteciperà alla riapertura (dopo i vari lockdown) della Piramide di Desio. Infatti, su invito del Dottor Agostino Da Polenza, Segretario Generale per il Coordinamento di EvK2Minoprio e coadiuvati dal Ricercatore alpinista Gian Pietro Verza che si occupa del sistema di monitoraggio climatico della Piramide, faremo una ricognizione critica della presente strumentazione, valutandone l’efficienza per fornire suggerimenti finalizzati al ripristino della funzionalità del laboratorio di medicina e fisiologia.

AMBITI DELLO STUDIO

“Sui partecipanti, andremo a valutare la risposta fisiologica soggettiva in alta quota- precisa l’esperto- all’interno dei diversi domini di studio che declinano in fertilità, risposta cardiovascolare, respiratoria, metabolica e muscolare. In particolare indagheremo l’aspetto della nocicezione cioè quel processo sensoriale che rileva e convoglia i segnali e le sensazioni di dolore. Studieremo come l’ipossia, ovvero quella condizione di carenza dell’ossigeno a livello dell’aria respirata, e di conseguenza dei tessuti dell’organismo in alta quota, possa impattare negativamente sull’olfatto, sulla salute del microbiota orale ed intestinale, sulla postura, sull’epigenetica e sulle risposte infiammatorie dell’organismo”.

EVITARE IL ‘MAL DI MONTAGNA’ –

“È chiaro- aggiunge Verratti- anche alla luce della portata dell’investimento e per la salute dei partecipanti che il viaggio in progressione verso le alte quote vuole evitare il temuto ‘male acuto di montagna’. Una grave complicanza che può svilupparsi in percorsi di trekking sopra i 3mila metri. Il quadro sintomatologico tipico in questi casi è una forte cefalea, nausea, inappetenza ed alti sintomi. Nei casi più gravi porta a complicanze, talvolta fatali dove non vi sia una tempestiva diagnosi ed un piano terapeutico appropriato, come l’edema cerebrale e polmonare. Ma, ripeto, abbiamo tutta l’esperienza, la preparazione e le soluzioni farmacologiche per procedere in sicurezza durante tutto il percorso a tappe oltre che un piano altimetrico di salita conforme alle linee guida più recenti sulla progressione in alta montagna”.

SE LO STREES FA CAPOLINO?

“I partecipanti possono fare affidamento su uno psicologo. Nel gruppo dei 22 italiani non tutti si conoscono e anche questo fa parte del progetto scientifico’. L’esperienza e la preparazione di alcuni ‘elementi chiave’ del gruppo come quella del capospedizione della parte alpinistica, Gaetano Di Blasio, sapranno contenere le possibili criticità legate ad eventuali problemi interpersonali o di altra natura. La stanchezza potrebbe sopraggiungere ma il percorso è studiato affinché si arrivi gradualmente ai 5mila metri. In più, proprio per non stressare l’organismo sono previsti due giorni di acclimatamento durante la salita a 3500 metri a Namche Bazar”, conclude Verratti.

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