NEWS:

Il bimbo racconta gli abusi subiti dal padre, lui chiede la casa famiglia: “Dalla madre idee prevalenti”

L'uomo, "molto influente", è affetto da disturbo voyeuristico. Il figlio ha raccontato di aver subito molestie sessuali

Pubblicato:18-06-2020 08:46
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:31

autunno-freddo-pioggia-bambino-stivali
FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – Quando era in bagno, Alice (il nome e’ di fantasia, ndr), 12 anni, sentiva fuori uno scricchiolare di ginocchia. Dario, l’ex compagno di sua mamma Marta (i nomi sono di fantasia, ndr), se ne stava li’, rannicchiato a terra appena dietro la porta per spiare la bambina dal buco della serratura.

Marta lo scopre per caso, quando il suo secondo bambino Marco (il nome e’ di fantasia), nato nel 2007 dalla relazione con Dario, in un pomeriggio del 2011 si chiude in bagno e non riesce piu’ a uscire. Nasce una discussione e Alice, oramai dodicenne, racconta alla mamma che Dario la spia quasi tutti i giorni, da quando era piccola. Da quel momento si squarcia il velo sull’uomo che tanto aveva aiutato Marta durante il processo di affido di Alice, figlia di un precedente matrimonio poi annullato per “gravi motivi”. Quello stesso padre che il piccolo Marco dice di non volere piu’ vedere perche’ “gli ha fatto del male” e a cui il Tribunale concede incontri protetti “nonostante il bambino avesse riferito ai nonni che il papa’ in macchina lo toccava nelle parti intime”.

A raccontare la sua storia all’agenzia di stampa Dire e’ Marta, insegnante di 47 anni, che non rivela la sua identita’ perche’ dice di avere paura di ritorsioni, “visto che Dario e’ una persona molto influente”. Il timore piu’ grande e’ che possano allontanare da lei suo figlio Marco, che oggi ha 12 anni, “e’ un ragazzo sereno, socievole, che ha molti amici e ama lo sport, soprattutto il calcio”.


L’ALLONTANAMENTO DI DARIO DA CASA

Dopo i racconti di Alice, Dario, affetto da disturbo voyeuristico (come si legge nella relazione del Ctu), messo alle strette da Marta ammette il suo problema. Allontanato grazie all’aiuto di una psicologa e sotto minaccia di denuncia, la donna inizialmente decide di non procedere per vie legali sempre “perche’ il mio ex e’ molto conosciuto e potente”. Le assicura anche che avrebbe iniziato un percorso di psicoterapia, cosa che effettivamente fa.

Nonostante l’allontanamento, pero’, “Dario di tanto in tanto torna a spiare Alice da fuori la finestra del bagno e lei decide di chiamare il Telefono Azzurro. Era il 2015 e dopo quell’episodio ho deciso che l’avrei denunciato- racconta Marta alla Dire- ma ovviamente tutto viene velocemente archiviato, perche’ il voyeurismo non e’ considerato reato e il giudice afferma che gli episodi avvenivano saltuariamente, senza nemmeno ascoltare Alice”.

I RACCONTI DI MARCO: “PAPÀ MI TOCCA” 

Nel frattempo, seguendo i consigli degli psicologi che avevano in cura Dario, Marta gli concede di vedere il piccolo Marco per circa quattro ore a settimana: “Lo portava al parco vicino casa e poi a mangiare una pizza prima di riportarlo da me- racconta- La mia paura come mamma, era che potesse fare atti di voyeurismo a cui il bambino fosse costretto ad assistere”. Dario, “oltre al percorso terapeutico, era assistito da uno psichiatra e chiedeva continuamente di raggiungere degli accordi, in forma privata attraverso dei legali, per tenere piu’ ore con se’ Marco”.

In un incontro “alla presenza dei nostri avvocati e dei suoi medici mi vengono mostrati dei certificati che attestano il voyeurismo associato ad altri disturbi. Naturalmente, spaventata, non accetto di lasciare il bambino sola con lui che diceva di esser guarito”, continua Marta, che poco dopo ascolta le parole che non avrebbe mai voluto sentire. “Nel febbraio del 2017 Marco parte con i miei genitori e riferisce loro che il papa’ in macchina lo toccava nelle parti intime. Appena tornati i miei genitori preoccupati mi raccontano l’accaduto e naturalmente io chiedo a mio figlio, che conferma il tutto. A quel punto impedisco a Dario di vederlo e lo denuncio alla Tutela Minori”.

INCONTRI PROTETTI E CTU 

“Il pm in udienza decide subito gli incontri protetti tra il papa’ e il bambino, che iniziano a settembre 2017- racconta la mamma- In un anno intero sono riuscita ad avere un solo colloquio di presentazione con l’assistente sociale e la psicologa, che si e’ sempre mostrata scontrosa nei miei confronti e affabile nei confronti del mio ex e che spesso lasciava Marco e il padre da soli nella stanza. La dottoressa non voleva che io restassi in sala d’aspetto, come mi chiedeva mio figlio, e da qui vengo accusata da lei di aver violato lo spazio neutro e descritta in maniera negativa nella relazione inviata al giudice”.

Marco non vuole vedere il papa’, che intanto si e’ costruito una nuova famiglia, sposando un’altra donna. “Una volta da fuori ho sentito il bambino che mi chiamava forte ‘Mamma, mamma’. Marco e’ scappato via”. Le relazioni dei servizi sociali fino al 2018 “parlano di me sempre in modo negativo”. Marta nel corso del tempo e’ “accusata di essere induttiva” e di “non favorire l’incontro con il padre”.

La perizia del Ctu inizia a dicembre 2017. Inizialmente Marta racconta gli atti di voyeurismo e il comportamento del suo ex nei confronti del figlio, “ma il Ctu non mi crede. I certificati che attestavano i disturbi di Dario non vengono esibiti nel corso della perizia, il Ctu non convoca nemmeno i medici per ascoltarli, e anche a Marco fa un misero colloquio di meno di un’ora in cui si limita a chiedergli le capitali”. Attestato il disturbo di Dario, “il Ctu minimizza il problema, dice che e’ un disturbo sporadico”. Poi, dopo quattro incontri – due in coppia e due singoli – “scrive nella relazione che io condiziono il bambino con idee prevalenti”.

La valutazione si arresta quando il piccolo Marco racconta allo zio nuovi particolari sui comportamenti del padre nei suoi confronti: “Dario si slacciava la cintura della macchina, andava indietro con i sedili e gli toccava le parti intime. Quando mio fratello mi avvisa- continua Marta- io chiamo subito la mia Ctp, che fa la segnalazione al Ctu. A quel punto lui blocca la perizia e con la Ctp ci siamo chieste: perche’ si ferma? Non deve valutare la genitorialita’?”. La perizia si chiude, in attesa del penale, per poi essere ripresa in un secondo momento su ordine del giudice.

LA RELAZIONE DEL CTU E L’AFFIDO ALLA TUTELA MINORI 

Nella relazione consegnata nell’aprile del 2019 il Ctu afferma che in Dario “non e’ ravvisabile l’esistenza di un ‘disturbo’ parafiliaco strutturato”, bensi’ “tendenze voyeuristiche”, mentre descrive Marta come “ferreamente e rigidamente ancorata alla propria posizione”, convinta che “la frequentazione del padre rappresenti un grave pericolo per il figlio” per “il voyeurismo del padre” e perche’ “resta convinta che quest’ultimo abbia compiuto abusi sessuali sul figlio”. In un passaggio della perizia del Ctu si legge che Marco in sede di ascolto diretto ha detto: “Prima io avevo tanta paura di dirlo non lo dicevo a nessuno. Ora ho trovato il coraggio di dirlo”. Il Ctu ribadisce nel corso della relazione che ci tiene a “tenere separati il voyeurismo e la questione degli abusi” e prospetta per Marco “un grave fattore di rischio per uno sviluppo psicoaffettivo sano ed equilibrato”, richiedendo “la continuazione dei rapporti con l’ambiente paterno”, in attesa degli esiti del penale. Con un provvedimento definitivo emesso nel luglio 2019 il Tribunale civile dispone l’affidamento del minore ai servizi sociali, incaricati di intraprendere percorsi di sostegno alla genitorialita’, il collocamento presso la madre e il versamento di un assegno di mantenimento da parte del padre.

“Per tutte le decisioni da prendere devo far riferimento alla Tutela Minori che deve sentire il padre. L’ultima parola- sottolinea la mamma- e’ sempre la loro su tutto: attivita’ sportiva, attivita’ ricreativa, medici. Per fortuna la nuova equipe e’ bravissima, ha capito il disagio di Marco, che non vuole incontrare il papa’, che per lui ha chiesto la casa famiglia”.

Nel frattempo nel penale, il pm nomina un curatore speciale per Marco, “e dice che io sono in conflitto con mio figlio, che sono alienante e induttiva”, racconta Marta. Questo secondo la donna accade “per le continue ingerenze di persone influenti che intendono insabbiare e proteggere la professione di Dario”.

AVVOCATO COFFARI: “NO CONFLITTO SE C’È SOSPETTO DI ABUSO” 

“C’e’ una singolarita’, fra le tante, in questa storia- commenta alla Dire il legale della donna Girolamo Andrea Coffari- È stato nominato il curatore speciale sulla scorta del fatto che c’e’ un conflitto di interessi tra la madre e il figlio. Rarissimamente si verifica, perche’ quando un genitore denuncia il partner per violenza, maltrattamenti o abusi nei confronti del figlio, non vengono considerati in un conflitto di interessi, anzi. In quel caso sta esercitando in piena adesione di interessi una tutela del bambino. Questo conflitto di interessi e’ stato individuato sulla scorta dell’esistenza di un conflitto. La cosa piu’ illogica del mondo- osserva l’avvocato, esperto di diritto di famiglia- perche’ e’ ovvio che tra due genitori nasca un conflitto nel momento in cui uno sospetta che l’altro abbia abusato del figlio, perche’ il bambino glielo dice. Questa e’ una prassi che lede i diritti dei bambini”.

Ma per il legale nel caso di Marta c’e’ anche una seconda singolarita’: “Abbiamo chiesto piu’ volte la relazione del consulente di parte e la videoripresa dell’incidente probatorio di Marco, e non ci sono state date dal gip che non ci ha neanche risposto. L’abbiamo chiesto anche al curatore del bambino, il quale ci ha detto che avrebbe fatto istanza al pm che ha dato l’autorizzazione, ma loro hanno fatto un’altra istanza al gip.

Qui c’e’ una doppia lesione dei diritti di questo bambino e della mamma, i quali hanno diritto ad avere la documentazione che li riguarda e a distanza di mesi ancora non la hanno”.

“Dopo un anno e mezzo noi non siamo mai stati ascoltati- denuncia Marta- veniamo chiamati solo dopo la bozza di perizia. Dicono che la mia famiglia e’ una ‘tribu’, un clan’ contro questo povero uomo che e’ risultato il santo di turno. Nella bozza non riportano le relazione degli ultimi tre anni della Tutela Minori positivi nei miei confronti e non molto positivi nei confronti del padre. Io, per un ipotetico conflitto, sono buttata fuori da un procedimento penale- conclude amara la donna- lui per un ipotetico abuso e’ la’ che si difende”.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it