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Massacro di Altavilla, l’esperta: “Si parla di sette perchè le torture in famiglia sono indicibili. È meccanismo di rimozione”

Quello che è successo ad Altavilla è agghiacciante, per tutti noi vuol dire ammettere che queste cose possono avvenire nelle nostre famiglie, dove ci sentiamo al sicuro. Si parla di sette e si cercano altre spiegazioni come meccanismo di rimozione"

Pubblicato:18-02-2024 16:54
Ultimo aggiornamento:18-02-2024 16:54
Autore:

Altavilla Milicia
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ROMA – Emergono particolari sempre più terrificanti delle torture durate giorni che hanno portato alla morte Antonella Salamone e i suoi figli Kevin di 16 anni ed Emanuel di appena 5, vittime della mattanza che si è consumata nella villetta degli orrori ad Altavilla Milicia. Una settimana di sevizie compiute dal padre Giovanni Barreca e dalla figlia 17enne con due presunti complici, i coniugi palermitani Sabrina Fina e Massimo Carandente. La ragazza ha raccontato, a quanto risulta dalle prime indiscrezioni, i particolari atroci: dai cavi elettrici, alle bruciature sul corpicino del fratellino, alle percosse reiterate.

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“È agghiacciante, da starci male. Per tutti noi vuol dire ammettere che queste cose possono avvenire nelle nostre famiglie, dove ci sentiamo al sicuro. È successo dentro una famiglia: questo ci distrugge e io penso che per difenderci cerchiamo di trovare altre spiegazioni. Tutto si è spostato sull’allarme sociale delle sette, ma è una rimozione, un escamotage con cui il problema viene spostato fuori da noi è l’idea della setta ben si adatta a questo scopo”. Torna a commentare i drammatici fatti di Altavilla, interpellata dalla Dire, l’esperta Raffaella Di Marzio, psicologa delle religioni e direttrice del Centro Lirec.


“L’allarme è nelle nostre famiglie- insiste Di Marzio- amplificato da quello che fanno le persone con i social. L’odio viene assimilato e in alcuni individui, magari disturbati, porta a questi crimini. Il nostro meccanismo di difesa è staccarci e cercare i motivi dell’accaduto fuori dalla realtà“. Anche i media, secondo Di Marzio, “si stanno facendo portavoci di questo desiderio: non credere che sia possibile che questo avvenga nelle famiglie. È una rimozione collettiva perchè invece, drammaticamente, succede. Siamo sconvolti. Esistono gruppi criminali che sono motivati da dottrine religiose- conclude Di Marzio- ma sono eccezioni e non costituiscono motivo di allarme sociale generalizzato come una certa propaganda vuole scatenare, a partire dal panico morale suscitato dal caso di Altavilla”.

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