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Cangini: “Con il sì vince solo Di Maio, partiti vigliacchi”, D’Uva: “Dal Pd mi aspetto coerenza”

Il referendum è alle porte, le ragioni del sì e quelle del no

Pubblicato:17-09-2020 13:59
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:54
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ROMA  – La date del referendum sul taglio dei parlamentari è alle porte. Abbiamo intervistato Andrea Cangini, senatore di Forza Italia, e Francesco D’Uva, deputato M5s. Su fronti opposti.

CANGINI: “CON IL Sì VINCE SOLO DI MAIO, PARTITI VIGLIACCHI”


“Quando nell’ottobre scorso ho cominciato a raccogliere le firme in Senato perché i cittadini potessero esprimeresi” sul taglio degli eletti “i sondaggi dicevano che il 90 per cento dell’opinione pubblica fosse a favore, la classica battaglia di principio, ma indiscutibilmente persa. Però per me e per tanti che hanno aderito era fondamentale combatterla perché non si può accettare il principio che il Parlamento venga raccontato come un costo inutile che più si taglia meglio è”.  Lo dice Andrea Cangini, senatore di Forza Italia, tra i promotori del No al referendum, nel corso di una videointervista alla Dire. “Se prevalesse il Sì sarebbe la vittoria di Di Maio, non certo del Pd”, afferma.

Se si facesse lo stesso con la sanità, che più si taglia meglio è, saremmo tutti raccapricciati, se Di Maio dicesse ‘la sanità non funziona adeguatamente, c’è l’emergenza Covid, come affrontiamo il problema? Licenziamo il 36,5 per cento dei medici’. Lo prenderemmo per matto, e in questo caso non è diverso”, continua Cangini. “Il Parlamento è il cuore della democrazia, ha una funzione anche simbolica e i simboli sono importanti nella vita come in politica”, sottolinea.


“La cosa sensazionale è che ora c’è la percezione che il No al referendum possa vincere. È cambiato qualcosa di importantissimo nella società, vedo le personalità più disparate che si stanno spendendo per il No, non solo politici come Prodi Veltroni e Berlusconi: dall’Anpi a Saviano, da Cottarelli a Panebianco, da il Giornale a il Manifesto. Non si è mai visto nella storia repubblicana un fronte così ampio ed eterogeneo, significa che c’è in ballo qualcosa di grande, la democrazia”.

Con meno deputati e senatori le istituzioni funzioneranno meglio? “Centinaia di costituzionalisti, che non hanno certo interesse a difendere la casta, sostengono l’esatto contrario: il Parlamento, il Senato soprattutto, funzionerà peggio e sarà meno rappresentativo, i cittadini e i territori saranno più lontani, questo non è un vantaggio per la democrazia, è uno svantaggio”.

Cangini è netto: “Con la demagogia non si costruisce nulla di importante. Io avevo votato a favore della riforma Renzi nonostante Renzi e nonostante fosse un po’ confusa, ma era una riforma costituzionale, questa no. Non è fatta per garantire una migliore efficacia ed efficienza delle istituzioni, anzi le peggiora, è una bandiera ideologica del M5s che dietro questa ultima bandiera che le è rimasta nasconde tutta la sua incapacità di governo, basta guardare i problemi della scuola”.

Il Pd è subalterno al Movimento? “Se vince il sì vince Di Maio, non il Pd. Su questo non c’è alcuna ombra di dubbio”, risponde Cangini.

“I parlamentari del Pd fino alla terza votazione di questa legge costituzionale hanno votato contro- ricorda- e lo hanno fatto con argomenti persino più forti di quelli che uso io, parlando di democrazia in pericolo e rischio autoritarismo. La legge è rimasta la stessa, alla quarta votazione hanno votato a favore. Perchè? Per andare al governo, siamo tutti uomini di mondo, capisco. La politica è fatta di compromessi, però è stata messa sotto i piedi la costituzione e la democrazia per andare nella maggioranza”.
In Parlamento il via libera ha ottenuto il 90 per cento dei consensi, perchè? “E’ stato un voto ispirato dalla debolezza e dalla vigliaccheria dei partiti”, conclude il senatore Fi.

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D’UVA: “CON IL SÌ PARLAMENTO PIÙ EFFICIENTE”

Noi spingiamo tantissimo per un sì per una riforma che non abbiamo inventato noi, se ne parla da decenni, ma con noi finalmente siamo arrivati alla definizione, con le Camere che hanno detto sì per 4 volte, adesso la palla passa ai cittadini”. Così Francesco D’Uva, deputato e questore del M5S, intervistato dalla Dire.

Per il parlamentare pentastellato l’obiettivo della riduzione del numero di deputati e senatori è quello di avere “Camere più efficienti perché in questo momento 945 parlamentari sono troppi per la media europea. I rappresentanti eletti dal popolo in Europa sono uno ogni cento abitanti, da noi invece sono di più”. Con il taglio quindi, arrivando a 600 parlamentari, “saremmo nella media europea e avremmo un risparmio che qualcuno dice essere basso ma è un risparmio ed è importante”.

Rispondendo all’accusa di populismo D’Uva osserva che “forse era populista chiedere, come abbiamo fatto in passato, il dimezzamento dei parlamentari, ora stiamo facendo un taglio ragionato e la rappresentatività è assolutamente garantita”. Insomma “non c’è nessun motivo per votare no. Noi- insiste- vogliamo un Parlamento più efficiente: ora si ricorre sempre alla decretazione d’urgenza, cosa che a me non piace per niente, se invece l’iter parlamentare inizia ad essere più veloce il Parlamento acquista valore anche agli occhi del governo, che forse potrà non decretare più con la stessa frequenza”.

Commentando il patto sulle riforme con il Pd, il deputato sottolinea che “abbiamo approvato il testo base della legge elettorale, la promessa è stata mantenuta, bisogna andare avanti. Il Pd ha votato sì in aula con il 98% dei parlamentari, mi aspetto coerenza da tutti i partiti”.

Infine rispetto alle Regionali, “non credo ci saranno ripercussioni: mi dispiacerebbe molto da siciliano se il governo dovesse cadere per volere di qualcuno di un’altra regione…“.

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