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ROMA – “Io con i nostalgici del franchismo e del fascismo il palco non lo divido“. Lo dice la segretaria Pd, Elly Schlein, all’Assemblea nazionale del partito facendo riferimento alla festa Fdi Atreju. “Io sarò sempre disponibile al confronto nel merito con tutti, anche con la Presidente Giorgia Meloni – spiega – Ma quello che ho declinato non è un invito al confronto con lei, è un invito alla sua festa di partito nel giorno in cui ci negavano il confronto nel luogo deputato, il Parlamento, affossando con un sotterfugio la nostra proposta sul salario minimo. E poi, vorrei fosse chiaro, per la mia cultura politica non avrei potuto mai calcare il palco con un eversore che ha detto che Pedro Sanchez andrebbe appeso per i piedi. Con i nostalgici del franchismo e del fascismo io il palco non lo divido”.
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“Noi non siamo un Comitato elettorale permanente, siamo un vero partito, una vera comunità politica, un partito che mira a stare nella società e sfida la società per un’alternativa di governo. Un partito che ascolta i bisogni e le aspettative delle persone. Un partito che è in grado di mobilitarsi sulle grandi sfide del nostro tempo. Vogliamo un’Europa sostenibile”.
La proposta “di riforma costituzionale sul premierato forte. Forte coi deboli, e debole coi forti. Una proposta scellerata che non esiste in nessun altro Paese al mondo, perché scardina l’equilibrio fra poteri dello Stato”, prosegue la leader del Pd.
“Quando dicono che questa riforma non intacca le prerogative del Capo dello Stato – aggiunge – mentono sapendo di mentire, perché è evidente a chiunque che se ci sono due figure istituzionali ed una viene eletta dal parlamento e l’altra direttamente dai cittadini, la prima viene ridotta ad un ruolo meramente marginale e non certo di garante super partes della Costituzione e rappresentante dell’unità nazionale. Vogliono colpire l’autorevolezza e la legittimazione dell’unica figura che, anche nelle fasi più difficili della vita del Paese, ha sempre rappresentato un punto di riferimento e di stabilità fondamentale”.
“Dietro al furbo slogan ‘Decidete voi’, si cela un colossale decido io per voi, che sarete al massimo chiamati ogni 5 anni ad acclamare il capo. Ma la democrazia è altra cosa. La destra ha sempre voluto riscrivere la costituzione per andare verso l’uomo o la donna soli al comando, ma il Paese ha già dato e noi ci opporremo. Se vogliamo davvero dare più potere al voto dei cittadini cambiamo la legge elettorale e permettiamo loro di scegliersi i propri rappresentanti. Ma siccome Giorgia Meloni guida un partito personale, si tiene strette strette le liste bloccate”.
“Vogliamo un’Europa che conti nel mondo, che sia solidale sull’accoglienza, che contribuisca alla pace. In un mondo sempre più multipolare, in quello che è stato definito un grande ‘disordine’ segnato da instabilità, nuovi protagonisti, vecchie e nuove tensioni, l’Unione rischia l’irrilevanza se non parla con una voce sola. Troppo spesso divisioni e distinguo tra stati membri l’hanno condannata alla marginalità nello scacchiere globale. E’ tornata la guerra, a pochi chilometri da noi, e c’è la guerra in Medio Oriente. Quello che è avvenuto e sta avvenendo è una tragedia immane di cui il mondo porterà i segni per lungo tempo”.
“Domenica scorsa siamo stati alla marcia della pace di Assisi, a ribadire la richiesta di un immediato cessate il fuoco umanitario immediato. Bisogna fermare subito questo massacro di civili. Torniamo a chiedere la liberazione di tutti gli ostaggi, la protezione di tutti i civili, e che si fermino i bombardamenti su Gaza che stanno colpendo la popolazione civile, fatta per il 40% di minori. Lo diciamo dall’inizio: Hamas non è il popolo palestinese e fare questa equazione non è solo un errore ma un favore ad Hamas che invece va isolata sia nel popolo palestinese che nel mondo arabo”.
“Chi vorrebbe oggi un’Europa dei muri dell’egoismo e dell’intolleranza, calpesta il motivo stesso per cui abbiamo fatto l’Unione. La verità è che il sogno europeo, l’ambizioso progetto di integrazione è rimasto incagliato negli egoismi nazionali. Dobbiamo portare a compimento il progetto di Ventotene, gli Stati Uniti d’Europa. Altrimenti non saremo attrezzati per dare le risposte che servono alle difficoltà quotidiane che vivono le italiane e gli italiani”, prosegue Schlein.
La segretaria continua: “Come ha detto il Presidente Mattarella -al quale rivolgiamo da qui un saluto riconoscente- i paesi dell’Unione si dividono in due categorie: i Paesi piccoli e i Paesi che ancora non hanno compreso di essere piccoli. L’unica strada efficace è mettere insieme le competenze e le risorse che servono per affrontare queste sfide che superano ogni confine, e rilanciare il percorso di integrazione politica europea. Quell’Unione immaginata in una piccola isola da alcuni giovani antifascisti al confino. Mentre il Continente attraversava una delle sue pagine più cupe, ancora insanguinato dalla guerra e dagli orrori del nazifascismo, un gruppo di giovani privati della libertà, seppe scrivere un manifesto che ancora oggi ci parla. Altiero Spinelli, Ursula Hirshmann, Ernesto e Ada Rossi, Eugenio Colorni avevano deciso di non rispondere all’odio con l’odio, alla divisione con altra divisione, ma di scegliere lo sguardo coraggioso della speranza. Ed è l’Europa che si seppe costruire nel dopoguerra con tenacia e lungimiranza, nella consapevolezza che bisognasse superare i nazionalismi che nel nostro continente hanno sempre portato a una sola cosa: le guerre”.
“Al Consiglio europeo si è presa la decisione storica di aprire i negoziati con l’Ucraina e con la Moldavia e di concedere lo status di candidato alla Georgia riprendendo la vocazione di apertura e allargamento pur in un momento storico delicatissimo. Sono proprio gli alleati di Meloni e Salvini a minare la compattezza europea sul supporto all’Ucraina invasa da Putin. Oggi il veto di Orban si è spostato sul bilancio europeo e su 50 miliardi di aiuti economici all’Ucraina. Noi stiamo con l’Ucraina perché siamo per il diritto internazionale, perché rifiutiamo l’idea che si riscrivano i confini con l’esercito. E accanto al supporto all’Ucraina vogliamo un maggiore protagonismo diplomatico e politico all’Unione europea, che deve trovare una voce sola e forte anche su questo, per contribuire a creare le condizioni di far finire questa guerra e di una pace giustai. Perché per noi lavorare per costruire la pace non è una aspirazione utopistica ma l’essenza del nostro essere democratici, europei ed europeisti”.
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