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Una petizione chiede lo stop ai sacramenti nella chiesa dove fu ritrovato il corpo di Elisa Claps

Quasi 15mila firme per l'appello su Change.org: "Riaprire la Chiesa della Santissima Trinità di Potenza è un oltraggio alla memoria di Elisa"

Pubblicato:16-11-2023 15:46
Ultimo aggiornamento:16-11-2023 15:46
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Elisa Claps_chiesa
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POTENZA – Quasi quindicimila firme raccolte in poche ore: questi i numeri della petizione lanciata su Change.org per chiedere che non siano più celebrati i sacramenti nella Chiesa della Santissima Trinità di Potenza, dove, il 17 marzo 2010, vennero ritrovati i resti di Elisa Claps. La chiesa, nella contrarietà della famiglia Claps, è stata riaperta al culto lo scorso mese di agosto, e vi è stata apposta una targa dedicata a don Mimì Sabia, parroco ai tempi della scomparsa della ragazza.

“Nell’interesse generale della Chiesa cattolica, opponiamoci all’arrogante, sconcertante, inappropriata e supponente tempistica della riapertura alle celebrazioni sacre nella chiesa della Santissima Trinità di Potenza”, esordisce il testo della petizione lanciata da Antonio Ciancio.

“UNO SPUDORATO OLTRAGGIO ALLA MEMORIA DI ELISA”

Nell’appello viene spiegato che “aprire al culto la chiesa dove per 17 lunghi anni è stata sepolta una povera ed innocente ragazza di 16 anni” rappresenta “uno spudorato oltraggio alla memoria di Elisa” così come lo è “intitolare una maestosa targa commemorativa in marmo, su cui risaltano le doti e le azioni del parroco don Marcello Sabia, detto Don Mimì, ‘unico custode’ dell’accesso al sottotetto dove poi è stato trovato il corpo di Elisa”. Avvenimenti che risulterebbero, per il proponente, anche “un ‘guanto di sfida’ non solo nei confronti della famiglia Claps ma anche delle istituzioni e delle associazioni sane che si sono battute ed hanno permesso di fatto di arrivare alla verità e far condannare il serial killer Danilo Restivo, anche se resta l’amaro in bocca nell’avere la quasi certezza che ad oggi restano impuniti tutti coloro i quali lo hanno aiutato prima e protetto dopo”.


“NON È PIÙ LA CASA DI DIO”

“Se c’è qualcuno che deve essere ‘rammaricato e sconcertato’ – si legge ancora nella petizione – questo non è certo l’arcivescovo metropolita di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo, Monsignor Salvatore Ligorio, ma è il popolo della Chiesa, quella vera, quella al servizio degli ultimi e non quella rivolta ad una ristretta nicchia di potere”.

Tra i commenti, le ragioni di coloro che hanno aderito all’appello: “È una vergogna che in quella chiesa, scena di orrori e ingiustizie, venga ancora celebrata la messa”, scrive Alberto C.; “Firmo perché quel luogo non può più essere una chiesa consacrata così come la definisce la Chiesa Cattolica”, sostiene Renata C.; “Quella non è più la casa di Dio”, osserva invece Pierangelo G. 

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