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Zaki compie 30 anni in carcere. I genitori: “Diteci cosa serve per liberarlo e lo faremo”

Il giovane studente egiziano fu arrestato il 7 febbraio 2020 con le accuse di sedizione per alcuni post su Facebook. Amnesty rilancia la campagna per la sua liberazione

Pubblicato:16-06-2021 14:34
Ultimo aggiornamento:16-06-2021 19:02
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Di Alessandra Fabbretti e Andrea Sangermano

ROMA – “È il secondo compleanno che trascorri lontano da noi. Lo chiediamo in modo ancora più diretto: cosa serve per rilasciarlo e cosa ci aspetta? Abbiamo provato centinaia di volte la sua innocenza” e allora “se c’è qualcosa che vi aspettate da noi che facciamo, per favore ditecelo. Patrick, nostro figlio, è con noi ogni istante e non sarà il carcere a farcelo dimenticare”. Questo il messaggio che i genitori di Patrick Zaki hanno pubblicato su Facebook attraverso la pagina ‘Patrick Libero‘, che ha quasi raggiunto i 20.000 follower. “Buon compleanno, ti vogliamo bene” è la conclusione del post. Non è la prima volta che i genitori dello studente scelgono questo gruppo per diffondere i loro appelli.

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Il messaggio è accompagnato dalla foto di una torta per celebrare il 30esimo compleanno di Patrick George Zaki, lo studente egiziano dell’Università di Bologna in carcere dal febbraio 2020 con l’accusa di “atti volti a destabilizzare lo Stato” per via di presunti messaggi sui social in cui avrebbe invocato a manifestazioni di protesta contro il governo.

Patrick Zaki è stato arrestato il 7 febbraio 2020 all’aeroporto internazionale del Cairo mentre rientrava per una vacanza in famiglia dopo aver concluso la sessione d’esami all’Alma Mater di Bologna, ateneo dove ha vinto una borsa di studio per il master i studi di genere ‘Gemma’. Contro di lui, i servizi di intelligence hanno contestato il reato di sedizione per una decina di post su Facebook in cui avrebbe esortato a manifestare contro l’esecutivo del presidente Abdel Fattah Al-Sisi. Un’accusa sempre respinta da Zaki che, anche tramite i suoi legali, ha cercato di dimostrare che quei post non gli appartengono. Zaki si trova nel carcere di massima sicurezza di Tora, al Cairo, in detenzione cautelare, in attesa del processo.

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La vicenda di Zaki richiama quella di migliaia di egiziani incarcerati per il loro attivismo o per aver semplicemente deciso di studiare all’estero, come nel caso di Ahmed Samir Santawi, altro studente arrestato in Egitto lo scorso gennaio durante una pausa dagli studi che stava conducendo in un ateneo in Austria.

A marzo, 31 Paesi del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite hanno sanzionato Il Cairo per “le restrizioni alle libertà fondamentali” denunciando “l’applicazione delle leggi sull’anti-terrorismo contro dissidenti pacifici” ma anche “contro attivisti per i diritti umani, persone Lgbti, giornalisti, politici e avvocati”. Una dichiarazione congiunta, questa, votata anche dall’Italia; una presa di posizione che non si vedeva da sette anni, ossia da quando Al-Sisi è salito al potere.

AMNESTY: “COMPLEANNO AMARO, DA BOLOGNA RILANCIAMO LA CAMPAGNA”

“È un compleanno amaro perché Patrick avrebbe voluto e dovuto passarlo in libertà con la sua famiglia, gli amici, i suoi compagni di Università a Bologna, città dove oggi si riunisce la campagna iniziata 16 mesi fa per ottenere la sua liberazione e che continuerà a lavorare fino a quando non si arriverà a quel risultato”. Così all’agenzia Dire il portavoce di Amnesty International Riccardo Noury, in occasione del 30esimo compleanno del ricercatore egiziano iscritto all’Università di Bologna Patrick George Zaki.

La liberazione, per Noury, deve arrivare presto. “Nelle condizioni in cui si trova, nella prigione del Cairo, Patrick non può restare ancora a lungo” sottolinea il portavoce. “Sono quasi 500 giorni di detenzione. Rinnoviamo l’appello al governo italiano affinché faccia qualcosa di serio nei confronti del governo egiziano per porre fine a questo incubo”.

NOURY: “BENE GLI AUGURI, MA AFFIANCATELI ALL’IMPEGNO PER LIBERARLO”

Il Governo si dia da fare. Sono anni che ci inginocchiamo, è ora di stare un po’ dritti“. Riccardo Noury sferza così l’Esecutivo di Mario Draghi, a cui il portavoce di Amnesty International torna a chiedere un maggiore impegno per la liberazione di Patrick Zaki, lo studente egiziano dell’Alma Mater di Bologna in carcere a Il Cairo da oltre un anno. A lui, ed altri 49 prigionieri politici, è dedicata la mostra inaugurata oggi a Bologna: 50 manifesti, disegnati dall’artista Gianluca Costantini, appesi lungo il portico di via Saragozza. “Qui da Bologna, dove tutto è nato- manda a dire Noury- l’appello al Governo italiano è: se dovete fare degli auguri, fateli. Ma accanto metteteci anche un impegno a scarcerare questa persona, perché sono 500 giorni di inferno ed è una pena davvero insopportabile per lui, la sua famiglia, i suoi amici e per tutta la comunità che lo ha adottato in questo Paese”.

mostra zaki bologna amnesty noury zaki

NOURY: “IL GOVERNO HA ALTRE PRIORITÀ: ARMI, PETROLIO, AFFARI ECONOMICI, LIBIA”

Secondo il portavoce di Amnesty, “il Governo ha altre priorità: si chiamano armi, petrolio, affari economici, Libia. Si chiamano in qualunque modo, meno che diritti umani“. Tra l’altro, aggiunge Noury, “oggi sono due mesi e due giorni che il Governo si è preso un impegno, perché il Senato il 14 aprile ha votato un Ordine del giorno sulla cittadinanza italiana e sull’apertura di un negoziato ai sensi della convenzione Onu contro la tortura. Il Governo ha fatto qualcosa? A me non risulta. Questo è un segnale di disinteresse profondo“. La cittadinanza italiana a Zaki “sarà simbolica e complicata quanto vogliamo- insiste il rappresentante di Amnesty- però vuol dire che Patrick ci interessa e fa parte della storia di questo Paese. Quindi il Governo si dia da fare“.

mostra zaki bologna amnesty noury zaki

Ogni giorno che Zaki passa in prigione “noi raddoppiamo gli sforzi– continua Noury- la tattica del sistema repressivo egiziano è di far scordare il destino delle persone. Oggi è una data importante perché è quella in cui tutti parlano di Zaki, però dobbiamo continuare anche nei giorni che verranno. Tutti auspichiamo che il prossimo compleanno Patrick lo passi libero, magari a Bologna, ma è impensabile che passino altri 365 giorni in queste condizioni. Anche un altro è di troppo”. Il portavoce di Amnesty sottolinea poi che è lo stesso studente che “vuole resistere. Dal carcere ha scritto una lettera per Liliana Segre, dicendo che vuole essere lui stesso a consegnarla. Facciamo in modo di accelerare questo incontro”.

La mostra di oggi, ci tiene infine a sottolineare Noury, “in realtà nasce già un po’ vecchiotta, perché uno di questi 50 prigionieri è stato liberato pochi giorni fa. Se la mostra continuerà (per ora è in programma fino al 30 giugno, ndr) sarà bello mettere su ogni volto la scritta ‘libero'”.

IL LEADER DELLE SARDINE: “DRAGHI NON STA FACENDO NULLA SULL’EGITTO”

Oggi “registriamo che Mario Draghi non sta facendo nulla per rivendicare la sua autorevolezza nei confronti di un partner commerciale come l’Egitto” e che “la politica scompare tra i banchi del Parlamento“. L’affondo arriva dal leader delle Sardine, Mattia Santori, oggi pomeriggio a Bologna per inaugurare la mostra su Patrick Zaki che lo stesso movimento ha contribuito a realizzare insieme al Comune di Bologna, all’Alma Mater, alla Curia e a Coop Alleanza. “È successo spesso in questo anno e mezzo di ribadire cose dal basso e di trovare una mancata risposta o una sorta di silenzio da parte delle Istituzioni e della politica- attacca Santori- questo è alla base del distacco che c’è tra politica e cittadini“.

mostra zaki bologna amnesty noury zaki

Sono passati due mesi dall’ok in Senato alla mozione a favore della cittadinanza italiana a Patrick Zaki. Ma ancora nulla si è mosso. “Oggi registriamo che Mario Draghi non sta facendo nulla rivendicare la sua autorevolezza nei confronti di un partner commerciale come l’Egitto- sferza Santori- e che l’unica volta che è intervenuto sulla questione, è riuscito solo a glissare dicendo che è un affare del Parlamento“. La politica, manda a dire il leader delle Sardine, “dovrebbe rendersi conto che spesso la cittadinanza in Italia è più avanti. Oggi c’è stata una grande mobilitazione a Bologna e in tante città. Ieri 30 ragazzi hanno fatto le tre di notte per montare questa installazione, mentre la politica scompare tra i banchi del Parlamento”.

La mostra per Zaki a Bologna vedrà la presenza di 50 manifesti lungo il portico di via Saragozza, dedicati allo studente egiziano e ad altri prigionieri politici. “Questa iniziativa è nata per ribadire che Bologna non sta dimenticando– spiega ancora Santori- che per noi non è un dolore o una crisi passeggera, ma qualcosa che rimane. E oggi abbiamo voluto dare a Patrick anche dei compagni di viaggio, raccontare una storia che non ricorda solo Zaki, ma che Patrick ci ha insegnato a conoscere. È un segno di vicinanza e un grande abbraccio da parte della città”.

Come primo volto, dopo Zaki, è stato scelto quello di Ahmed Samir Santawy, ricercatore e studente 29enne di un master in antropologia all’Università di Vienna, impegnato sui diritti delle donne, detenuto a sua volta in Egitto. “Ahmed incarna la poca consapevolezza che si ha da cittadini italiani rispetto ai temi della giustizia e dei prigionieri di coscienza- sostiene Santori- Ahmed è uno Zaki che non abbiamo conosciuto, per il quale tra l’altro il Paese che dovrebbe battersi, cioè l’Austria, non sta facendo quello che sta avvenendo in Italia. Quindi è giusto creare maggiore consapevolezza”, sostiene il leader delle Sardine.

IL SINDACO DI BOLOGNA: “BASTA INGINOCCHIARSI. E CRITICA L’AMBASCIATORE”

Di fronte al governo egiziano e alla “detenzione ingiusta” di Patrick Zaki “noi non ci inginocchieremo“. Lo dice chiaro e tondo, seppur con la voce incrinata dalla commozione, il sindaco di Bologna Virginio Merola, questo pomeriggio all’inaugurazione della mostra a Porta Saragozza dedicata allo studente egiziano. Merola punta il dito anche contro la diplomazia italiana. “Non va bene che l’ambasciatore, quando ho chiesto di consegnare la cittadinanza onoraria di Bologna a Patrick, mi abbia risposto che l’Egitto non vuole e che più manifestiamo più il regime si chiude- tuona il sindaco- non è possibile. Noi dobbiamo continuare a batterci per i diritti umani, la statura di una città si misura quando è il momento di mettersi in piedi. E noi continueremo a stare in piedi”.

mostra zaki bologna amnesty noury zaki

A Bologna, dunque, su Zaki “non molleremo la presa- assicura Merola- chiediamo al Governo di conferirgli la cittadinanza italiana come strumento di pressione rispetto all’Egitto. È molto importante che questo avvenga, capisco tutte le complicazioni diplomatiche, ma è importante anche la dignità nazionale. Dopo che il Parlamento si è pronunciato, mi aspetto che il Governo rispetti le indicazioni”. Bologna, insiste il sindaco, “non è una città indifferente, è una città che resiste alle ingiustizie e per i diritti umani. Pieno rispetto del popolo egiziano, ma non possiamo assistere a questa detenzione ingiusta senza processo che si protrae da troppo tempo”. Per questo, assicura Merola, “continueremo con la partecipazione delle persone, che è la cosa più importante. Diamo un chiaro segnale che non possiamo assistere passivamente a questa ingiustizia e continuare a chiedere la libertà per Zaki”.

Anche per la vicepresidente della Regione, Elly Schlein, “è il momento in cui alle parole devono seguire i fatti. Come Regione non abbiamo avuto alcuna remora a ritirare un accordo con l’Egitto. Fa male però vedere ancora oggi che non tutte le Istituzioni del nostro Paese fanno loro questa battaglia e vedere altri Paesi premiare Al Sisi. Non deve prevalere la real politik degli interessi economici rispetto alla difesa dei diritti umani. Chiediamo un impegno più forte del Governo”. Il prorettore vicario dell’Alma Mater, Mirko Degli Esposti, sottolinea: “Finché Patrick non è libero vuol dire che non si fa abbastanza. E noi non ci fermeremo finché non sarà qui con noi”. Per Rita Monticelli, responsabile del master Gemma a cui è iscritto Zaki, “il regalo più bello ce lo sta facendo lui con la sua resistenza. Patrick è un simbolo per chi ha bisogno di giustizia e libertà”.

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Don Francesco Ondedei, responsabile della pastorale universitaria della Chiesa di Bologna, legge un messaggio dell’arcivescovo Matteo Zuppi: “Porto sempre la sofferenza di Patrick nel mio cuore, è un cittadino di Bologna e lo sentiamo nostro fratello. Speriamo torni presto in libertà, sarà sempre troppo tardi”. E aggiunge: “Quello che accade non è rappresentativo del popolo egiziano“. Di Zaki parlano anche i due candidati alle primarie di Bologna. “Faccio appello al Parlamento perché faccia pressioni sul Governo per riconoscere la cittadinanza italiana- dice Matteo Lepore- e al Governo italiano perché faccia pressione su quello egiziano ottenendo la liberazione di Patrick“. Dai social arriva invece il messaggio di Isabella Conti. “Caro Patrick- scrive- il tuo 30esimo compleanno trascorso in carcere è una ferita per tutti noi, per ogni Stato di diritto e per ogni civiltà. La tua città ti abbraccia, alziamo il vento della giustizia”.

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