NEWS:

Tanzania, l’ambasciatore Kombo: “Aperti al mondo con le ong italiane”

Il diplomatico illustra i piani della presidente Samia Suluhu Hassan e l'importanza della cooperazione con la società civile

Pubblicato:16-03-2022 13:13
Ultimo aggiornamento:16-03-2022 13:13

ambasciatore kombo tanzania
FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – “Aprire la Tanzania al mondo: è questo l’obiettivo della presidente Samia Suluhu Hassan, e per raggiungerlo sarà importante il contributo delle organizzazioni della società civile italiana“. L’ambasciatore Mahmoud Thabit Kombo parla con l’agenzia Dire dopo aver ospitato a Roma una giornata di dialogo con decine di ong. L’appuntamento, nella sede diplomatica di viale Cortina d’Ampezzo, era pensato in origine per un gruppo ristretto di organizzazioni. “C’è voluto però davvero poco a rendersi conto di come in realtà le ong impegnate in Tanzania fossero molte di più, addirittura 102“, sorride Kombo, dopo quell’incontro, già un punto di riferimento dei suoi primi mesi a Roma. A partecipare sono stati alla fine 64 rappresentanti di 34 organizzazioni, attive nel settore della sanità o dell’agricoltura, nel sociale o nel sostegno alle reti della diaspora dall’Italia alla Tanzania.

“La nostra stella polare è il piano quinquennale 2021-2026, che individua nei cosiddetti ‘attori non statali’ partner di valore assoluto”, sottolinea l’ambasciatore, originario di Zanzibar e già ministro della Sanità e dell’Informazione nell’arcipelago tanzaniano. “Ci sono realtà come Medici con l’Africa Cuamm o come Cefa che operano in Tanzania da addirittura 35 anni e i contributi di valore sono davvero tanti: penso all’agricoltura, al sociale e alla formazione dei giovani, con le missionarie della Consolata e i salesiani di don Bosco, e ovviamente poi alla sanità, anche con la fondazione Ivo de Carneri”.

Il diritto alle cure, con la pandemia di Covid-19 ma non solo, è uno dei temi dell’intervista. “In questi due anni siamo stati fortunati”, dice Kombo. “I decessi accertati dovuti al nuovo coronavirus sono stati nell’ordine dei 400, molto pochi rispetto a quanto è accaduto in Europa: ci hanno favorito sia l’età mediana molto giovane della popolazione sia il clima tropicale, che ha accresciuto le nostre capacità di difesa”. Secondo l’ambasciatore, ci sono sfide difficili da affrontare ma sono d’incoraggiamento le scelte fin qui adottate da Suluhu Hassan, divenuta presidente proprio un anno fa, il 19 marzo 2021, alla morte del suo predecessore John Magufuli. “Da capo dello Stato”, sottolinea Kombo, “ha creato un comitato nazionale ad hoc che ha avviato una campagna di vaccinazione efficiente, ma si impegna a non trascurare altre emergenze di carattere sanitario che da noi hanno un peso anche maggiore, come innanzitutto la malaria“.


L’ambasciatore parla di “una visione chiara”, che terrebbe insieme le ragioni dell’economia e la prospettiva sociale. “La presidente è originaria di Zanzibar e conosce dunque sia la realtà continentale che quella insulare“, sottolinea. “È economista di formazione, è stata insegnante e si è arricchita di esperienze sia nell’ambito imprenditoriale che in quello della società civile, in particolare dirigendo l’associazione delle organizzazioni non governative Angoza”. Ma la ricetta nel concreto qual è? “Vogliamo aprire la Tanzania al mondo facendo decollare anzitutto l’agricoltura, l’estrazione mineraria e il turismo“, risponde Kombo. “Questi tre settori valgono insieme oltre l’80 per cento dei posti di lavoro: non stiamo parlando solo di industrializzazione e di profitti ma anche e soprattutto di creazione di reddito e di vita dignitosa“.

La convinzione è che la strada da percorrere resta tanta, nonostante la Tanzania sia di recente entrata a far parte del gruppo dei Paesi con reddito medio-basso. “Il Prodotto interno lordo pro-capite ha raggiunto i 1.050 dollari l’anno“, calcola l’ambasciatore. “È un buon dato ma, anche con il supporto e le competenze dell’Italia, sia quelle delle ong che quelle imprenditoriali, possiamo fare di più”.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it