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La Tanzania inaugura il palazzo presidenziale, sui social è derby con il Kenya

A Dodoma, come volle il padre dell'indipendenza Julius Nyerere

Pubblicato:30-06-2023 16:20
Ultimo aggiornamento:30-06-2023 16:39

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(Foto credits sito Kenyans.co.ke)

ROMA – Una replica tale e quale, anzi no: 15 volte più grande, su un terreno 200 volte più esteso, peraltro a 400 chilometri di distanza dall’originale. Ci sono voluti 50 anni per realizzare il progetto del padre dell’indipendenza della Tanzania, Julius Nyerere, ma alla fine il palazzo presidenziale della “State House” ha traslocato per davvero: da Dar es Salaam a Dodoma, cuore geografico del Paese, anche se tuttora piuttosto isolato, con ministeri e attività governative concentrate nella vecchia capitale affacciata sull’Oceano Indiano.

ARCHI E VERANDE CHE RICHIAMANO INCONTRI TRA CULTURE

Il nuovo complesso, bianco, con gli archi e le verande che richiamano l’incontro tra culture africane e arabe, è stato inaugurato dalla presidente Samia Suluhu Hassan dopo 30 mesi di cantieri sotto la responsabilità dell’esercito.


“Lo abbiamo realizzato noi tanzaniani, con la nostra forza e la forza di differenti amministrazioni” ha detto durante la cerimonia di inaugurazione il capo dello Stato, in carica dal 2021. Il cantiere era stato aperto l’anno prima, dall’allora presidente John Magufuli, riprendendo l’idea di Nyerere del 1974: una nuova capitale al centro del Paese, sia per marcare orgogliosamente la distanza con la dominazione coloniale tedesca e britannica che aveva puntato su Dar es Salaam sia per favorire lo sviluppo di regioni periferiche troppo distanti dall’oceano.

LA VISIONE DI NYERERE

Il punto è stato evidenziato questo mese da Ambrose Kessy, professore di Amministrazione pubblica dell’Università di Dodoma. In un suo contributo rilanciato dal portale The Conversation in primo piano ci sono le sfide da affrontare: da una lato, c’è il sovrappopolamento di Dar, con oltre cinque milioni di abitanti da tempo “sotto pressione” rispetto a risorse e servizi disponibili; dall’altro, il ritardo di Dodoma, dove ad esempio solo il 6 per cento del milione e 100mila residenti è collegato al sistema fognario. “Si calcola che entro la fine dell’anno”, annota Kessy, “nella nuova capitale dovranno essere trasferiti più di 1.500 funzionari“.

GARA SUI SOCIAL NETWORK

La stampa della Tanzania sottolinea che dell’area della “State House” faccia parte anche una riserva naturale. Non è chiaro quali siano stati i costi: circola voce che in origine per il progetto fossero stati stanziati tre miliardi di scellini tanzaniani, poco più di un milione e 100mila euro, ma non ci sono conferme.

https://twitter.com/WanjikuHSC/status/1660272707282296834

Sui social network a ogni modo il dibattito è un derby con il Kenya: anche lì c’è una nuova State House – in stile neo-vittoriano, la chiamano “Casa Bianca” – pare costata quasi il doppio e non così grande.

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