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Radio e tv salvano l’anno scolastico dei detenuti

Pubblicato:15-12-2020 17:52
Ultimo aggiornamento:15-12-2020 17:52
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canone rai
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di Virginia Pedani

BOLOGNA – Una televisione accesa, una radio sincronizzata sulla giusta frequenza e tanta voglia di imparare, anche a distanza; stavolta anche di più dato che si sta dentro un carcere: è così che circa 150 studenti detenuti di Bologna iscritti ai percorsi scolastici del Cpia, il Centro per l’istruzione degli adulti, hanno ‘salvato’ il loro anno scolastico dall’urto del Covid. Se la scuola ha dovuto fermarsi, ripartire e ri-fermarsi di nuovo, in carcere si è vissuto “un lockdown dentro il lockdown”, come lo ha definito Francesca Esposito, docente e referente Cpia alla Dozza. Quindi, per cercare di uscire da questo ‘empasse’ scolastico, sono arrivate in aiuto del Cpia due realtà: Lepida tv e Radio Città Fujiko.

“I detenuti hanno potuto imparare dalle loro camere detentive grazie alle nostre ‘trasmissioni televisive educative‘- racconta Esposito- semplicemente sintonizzandosi ogni mattina sul canale di Lepida o sulla frequenza di Radio Fujiko”. Insomma, è stato sì tutto più difficile, ma si è riusciti a salvare l’anno. E per di più, come dice Emilio Porcaro, dirigente del Cpia di Bologna oggi alla presentazione degli esiti dell’attività di insegnamento in carcere, ci si è riusciti con con “canali tecnologici considerati ormai ‘superati’, come una televisione o una radio, passate oggi del tutto in secondo piano a Internet”. Infatti, oltre alla missione educativa, il Cpia è riuscito anche a riscoprire e trarre vantaggio dalle potenzialità della televisione, “perché- sostiene ancora Porcaro- è un mezzo comunicativo che hanno tutti, sia in casa che nelle stanze del carcere”.


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Il progetto ‘NonèMaiTroppoTardi 2020’ realizzato in collaborazione con Lepida tv “ha dato i suoi frutti, ma non nascondiamo le grosse difficoltà che abbiamo avuto nell’approcciarci a questi nuovi modi di fare lezione- racconta Esposito-, in particolare, i detenuti hanno imparato molto dalle cinque ‘lezioni televisive’ settimanali di studi sociali, italiano, inglese e scienze, mentre noi insegnanti ci siamo arrangiati con mezzi casalinghi, primo fra tutti le presentazioni con PowerPoint per poter realizzare un prodotto educativo dalla durata di mezz’ora. Lezione che poi, appunto, veniva ospitata sul canale tv regionale dal lunedì al venerdì per cinque settimane”. Ma qual è stato l’aspetto più problematico di ‘NonèMaiTroppoTardi 2020’?
“Ci siamo ritrovati letteralmente catapultati in un’assenza di relazione educativa– dice Esposito- e non nascondo che abbiamo avuto grossissima difficoltà a insegnare utilizzando mezzi alternativi come la radio o appunto la tv. Ma al primo posto delle criticità, mettiamo sicuramente l’unidirezionalità dei progetti, ovvero il non poter avere nessun tipo di riscontro o feedback dai destinatari del nostro lavoro”. E così, conclude: “La tv è stata utilissima, ma se vorremo utilizzarla anche nel post-pandemia, dovremo per forza tenere di conto di quest’aspetto”.

DA RADIO CITTÀ FUJIKO UN PROGRAMMA PER L’EDUCAZIONE IN CARCERE

Fa pensare il fatto che, in tempi dove la Dad sembra essere diventata la via maestra all’istruzione e dove un down di Google può creare grossissimi problemi per l’insegnamento da remoto, la scuola per il carcere sembra assumere tutt’altra dimensione: non più il futuro come mezzo per apprendere, ma l’utilizzo del passato. Un vecchio schermo o un’antenna di una piccola radio portatile che tornano vivi e diventano preziosi a fini didattici. Infatti, come sottolineato dalle insegnanti del Cpia, anche la radio ha saputo giocare la sua partita per l’istruzione dei detenuti bolognesi. Radio Città Fujiko ha infatti realizzato dallo scorso 13 aprile ‘Libero dentro- Eduradio’, un programma ad hoc per l’educazione in carcere attraverso la diffusione di pillole di didattica, micro-lezioni di diversi insegnamenti della durata di 10 minuti ciascuno. “Non potendo predisporre di piattaforme Internet per la didattica a distanza- sottolinea ancora Porcaro- abbiamo pensato di dotare i detenuti di piccole radio, perché è un altro canale di comunicazione immediato e alla portata di tutti. Non è mai troppo tardi per imparare”.

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